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L’Oms: i surrogati vegetali ultralavorati non sono salutari. E nemmeno sostenibili

Vegetale è sinonimo di sano? Non Sempre. I surrogati vegetali ultralavorati della carne e del latte non sono salutari, né fanno bene all’ambiente. Queste le conclusioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha appena pubblicato uno studio sull’impatto delle diete vegetali. Se l’organizzazione promuove le diete basate su frutta, verdura e cereali integrali e caldeggia la riduzione del consumo di proteine animali, in particolare di carne, solleva però dubbi sulle caratteristiche dei prodotti vegetali ultra-trasformati. Prodotti con valori elevati di densità energetica, contenuto di sodio, grassi saturi e zuccheri semplici, e che, allo stesso tempo, sono poveri di fibre, di vitamine e di minerali essenziali. Pur essendo commercializzati come “analoghi della carne” o “succedanei del latte”, il loro valore nutritivo non coincide con quello dei cibi animali naturali che pretendono di sostituire, si legge nello studio. La ricerca, anzi, ha dimostrato che il consumo frequente di questi alimenti ultra-trasformati può avere impatti negativi sulla salute.

“Le moderne diete a base vegetale possono”, scrive l’Oms, “possono includere anche alimenti ultra-lavorati: imitazioni di “carni” trasformate (compresi surrogati commercializzati come salsicce, crocchette e hamburger), bevande (ad esempio, i sostitutivi del latte), formaggio e yogurt. Gli alimenti surrogati ultralavorati sono formulazioni di sostanze derivate da alimenti integrali, come amidi, zuccheri, grassi e isolati proteici, con poco cibo intero, se non nullo, e spesso con l’aggiunta di aromi, coloranti, emulsionanti e altri additivi cosmetici per migliorare la durata, l’appetibilità e l’appeal visivo. Di conseguenza, vi sono significative lacune di conoscenza nella composizione nutrizionale di tali carni e sostituti lattiero-caseari, mentre l’entità del loro contributo alle diete contemporanee in molti paesi della regione europea non è chiaro. Inoltre, sono necessarie ulteriori ricerche per indagare il impatti sulla salute ancora sconosciuti degli additivi alimentari e dei sottoprodotti formati durante la lavorazione industriale di tali “carni” a base vegetale”. Spiega il dottor Kremlin Wickramasinghe, capo dell’Ufficio europeo dell’Oms per la Prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili: “Le diete vegetali possono essere molto diverse l’una dall’altra e non dovrebbero automaticamente essere considerate sane. I principali punti ciechi rimangono quando si tratta della composizione nutrizionale di questi prodotti surrogati, e come contribuiscono alla qualità e alla varietà alimentare. Questa mancanza di informazioni impedisce ai governi di formare linee guida dietetiche efficaci, con potenziali conseguenze negative per la salute della popolazione”.

Il mercato però sembra andare in un’altra direzione. Secondo un’indagine dell’Ufficio Studi Mediobanca il settore delle alternative alle proteine animali dovrebbe passare, entro il 2035, dall’attuale 2% complessivo del mercato delle proteine all’11%, per un controvalore di 290 miliardi di dollari. A volume, la crescita media annua fino al 2035 sarebbe del 14%. Ad attrarre i maggiori fondi, oggi, è il settore della carne sintetica. Solo nel 2021, il settore plant based ha raccolto investimenti per oltre 5 miliardi di dollari.

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