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Brennero, se Coldiretti punta il dito sui tulipani olandesi

Ad un certo punto, nella lunga diretta social dal Brennero che documentava in tempo reale le perquisizioni effettuate da Coldiretti sui camion in ingresso in Italia, la voce dello speaker commenta con veemenza il carico dell’ultimo tir: “Qui ci sono tulipani olandesi in viaggio per Verona”, commenta scandalizzato aizzando la folla che i pullman Coldiretti hanno portato a Brennero. La concitazione del momento, si potrebbe commentare, ma invece Coldiretti ribadisce il ‘fattaccio’ anche nei suoi comunicati stampa relativi alla due giorni del Brennero. Chissà cosa devono aver pensato gli olandese a vedersi accusare di esportare quello che è il simbolo del loro Paese, tanto da esser diventato anche un nomignolo dei suoi abitanti: i tulipani. Un fatto tra i tanti accaduti che dimostra con evidenza quanto siano ideologiche le battaglie condotte da Coldiretti. E sono molti gli slogan gravi che hanno accompagnato questa manifestazione: si è parlato di tutela della salute, come se ciò che arriva dall’estero fosse per ciò stesso pericoloso, persino di lotta contro la ‘mucca pazza’. E ancora una volta si è messo alla berlina ciò di cui vive il nostre tempo e sopratutto la nostra economia: gli scambi. Quello che accade al Brennero è che camion entrano e altri, moltissimi, ne escono, portando i prodotti italiani, fatti con materia prima locale o estera, nei mercati di tutto il mondo.

“Tra i prodotti scoperti nel corso dei controlli ci sono anche 25mila chili di latte austriaco diretti a Brescia, 23mila chili di pere dal Belgio dirette a Taranto, cipolle dell’est Europa spedite a Parma, formaggi con nome italiano fatti nel Nord Europa, tulipani olandesi in viaggio per Verona, 21mila di chili di patate “nordiche” spedite a Crotone, prodotti da forno, carne di maiale e molto altro”, scrive Coldiretti. Che delle etichette scritte in italiano ha fatto un altro caso, durante il presidio al Brennero, come se non fosse normale tradurre le etichette nella lingua dei paesi di esportazione. Ma ha mai visto, Coldiretti, un camion italiano di prodotti spediti, per esempio, in Cina? Dove nessuno, ovviamente, si è mai sognato di stigmatizzarli perché le etichette sono comprensibili dai cittadini di quel Paese. Coldiretti afferma di lottare contro il fake made in Italy, come se tutta l’arte e la tradizione italiana si condensassero unicamente nella materia prima. Ma quella che fa, in realtà, è una battaglia contro i prodotti e le aziende italiane che continuano, nonostante tutto, a macinare grandi successi. Almeno fino a quando dal Brennero continueranno a passare liberamente i nostri camion e ad entrare latte, cagliate e tulipani.