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Fiere di Parma: fatturato a 41 milioni di euro, nel 2023 (+14%)

Più di quattordici milioni di euro. A tanto ammonta, nel 2023, la posizione finanziaria netta di Fiere di Parma, con una disponibilità di free cash pari a 25 milioni di euro. I numeri, più che positivi, si sommano al fatturato, che lo scorso anno ha sorpassato i 41 milioni di euro, con un incremento del 14% rispetto al 2022, e Ebitda di oltre 13 milioni.

Un 2023 che ha visto inoltre il consolidamento di Fiere di Parma nell’agroalimentare grazie all’accordo con Fiera Milano, con il passaggio della gestione di Tuttofood in capo a Parma. Una strategia che si rafforza anche a livello internazionale con il recente patto siglato con Koelnmesse, in virtù del quale il gruppo tedesco, uno dei principali attori del mercato fieristico nel mondo, porterà visitatori internazionali a Cibus ed espositori dall’estero per Tuttofood.

Dati dell’ultimo bilancio di Fiere di Parma che accompagnano la 22esima edizione di Cibus (7 – 10 maggio), la manifestazione di riferimento per il settore agroalimentare Made in Italy, frutto della consolidata collaborazione tra Fiere di Parma e Federalimentare. Fiera che si annuncia da record, battendo ogni altra edizione per numero di espositori (oltre 3.000 brand e una lista di attesa di 600 aziende) e per la presenza di buyer della grande distribuzione italiana e internazionale – ad oggi quasi 2.000 già registrati – provenienti da mercati come Stati Uniti, Germania, Spagna, Francia, Regno Unito e Medio Oriente. Il 2024 sarà inoltre l’anno dei Paesi dell’area Asean, con il ritorno della Cina, la grande assente durante la pandemia, e un’importante delegazione dal Giappone.

 “A nome di tutto il Consiglio di Amministrazione – afferma il Presidente di Fiere di Parma Franco Mosconi – non posso che ribadire tutta la nostra profonda soddisfazione per i risultati conseguiti col bilancio 2023. Sono numeri migliori anche del pre-Covid e dimostrano come le manifestazioni fieristiche, se ben progettate e gestite, continuino ad attirare l’attenzione degli operatori e dei visitatori. E confermano come sempre di più possano esercitare quel ruolo di volano per i comparti industriali del Made in Italy, a cominciare dall’agroalimentare”.