benessere animale
trasformazione & dintorni

Animali e ambiente in Costituzione: perché è un rischio per zootecnia e alimentare

Messo forse un po’ in sordina dai venti di guerra che spirano in Ucraina, nei giorni scorsi è accaduto un fatto che potrebbe rappresentare un rischio enorme per la zootecnica e il settore agroalimentare in generale. La tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali è entrata in ben due articoli della Costituzione italiana: l’art.9 e l’art.41. La Camera dei deputati, infatti, ha approvato definitivamente, con 468 voti a favore, uno contrario e sei astenuti, la proposta di legge di modifica dei due articoli costituzionali.

Articoli 9 e 41 della Costituzione italiana: come cambiano

L’articolo 9 fa parte dei 12 cosiddetti “fondamentali” della Costituzione. Conteneva già temi come la tutela del patrimonio paesaggistico e del patrimonio storico e artistico italiano. Con questa riforma si attribuisce alla Repubblica anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e degli animali.

L’articolo 41, invece, riguarda l’iniziativa economica privata, che, recita il testo, “è libera”. Ma “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, ALL’AMBIENTE, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali E AMBIENTALI”. In maiuscolo le aggiunte legate alla tutela dell’ambiente.

Insomma, la tutela dell’ambiente, anche “nell’interesse delle future generazioni”, è diventato un fatto costituzionale e, di conseguenza, i reati connessi divengono anche violazioni di norme costituzionali. E già questo non sarebbe poco. C’è poi da aggiungere un altro fatto evidente: legare le attività economiche alla tutela ambientale apre le porte a nuovi costi che saranno imposti alle aziende con la ‘transizione verde’. Vincoli che, probabilmente, renderanno la vita difficile alla piccola e media industria.

Le associazioni animaliste: “Ora l’abolizione degli allevamenti intensivi”

Ma, come si può facilmente capire anche leggendo le dichiarazioni delle associazioni ambientaliste e animaliste, a correre i rischi maggiori sono zootecnia e agricoltura. Prendiamo, a titolo di esempio, le parole di Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa: “I politici devono capire che quando parlano di ecologia non possono considerare solo il paesaggio. Qualunque progetto o iniziativa deve comprendere anche gli animali. A partire dall’abolizione degli allevamenti intensivi, inaccettabili non solo da un profilo etico, visto la crudeltà che li caratterizza, ma anche da quello sanitario e ambientale. Gli allevamenti intensivi stanno inquinando e assetando il pianeta. attualmente il prelievo di acqua dolce per uso agricolo e zootecnico è pari a quasi il 50% del totale dei prelievi idrici. Se consideriamo che per produrre un chilo di verdura servono 336 litri di acqua, per un chilo di carne di maiale 6.299 e per un chilo di carne di manzo 15.139 litri è chiaro che ridurre il consumo di carne e scegliere un’alimentazione sostenibile è l’unica strada percorribile”.

E d’altronde sul tema del benessere animale è già stata preannunciata una legge che godrà della diretta tutela costituzionale. Se quello sugli allevamenti fosse un dibattito scevro da posizioni ideologiche e falsi dati – a cominciare dal fatto che non vengono mai confrontati gli alimenti anche sotto l’aspetto nutrizionale, fondamentale per comprenderne l’impatto – si potrebbero forse accogliere queste modifiche senza troppe preoccupazioni. Ma come ben sa chi lavora in questo settore, così non è. E oggi ragioni ambientali possono portare allo stop temporaneo o definitivo di attività economiche singole. O, perfino, di interi settori. E’ chiaro che si preannunciano mesi durissimi per la zootecnia ed è fondamentale che nessuno si faccia trovare impreparato. A cominciare da tutte le associazioni e organizzazioni, sia nazionali che sovranazionali come Fil-Idf, per finire al singolo allevatore, che deve pensare alla propria stalla come se in ogni istante potesse finire immortalata da qualche video o essere oggetto di blitz notturni alla ricerca delle peggiori immagini da mostrare. Bisogna coinvolgere scienziati, esperti di comunicazione, politici, operatori e legali per fronteggiare i nemici della zootecnia. Che oggi hanno un argomento in più: lo dice la Costituzione. E ben sappiamo che, nel nostro Paese, la carta si applica e disapplica secondo convenienze e necessità. E questo rende tutto ancora più pericoloso.