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Sull’orlo di una crisi di nervi: due surreali storie italiane sulla carne sintetica

L’Italia, si sa, sulla carne sintetica ha messo le mani avanti, con un provvedimento che già vieta l’importazione e la vendita di prodotti a base di carne coltivata, ancora prima dell’eventuale autorizzazione da parte della Commissione Ue. E la propaganda di Coldiretti sul tema è attivissima, con tanto di raccolta firme e teschi incrociati sui manifesti che parlano della carne ‘allevata in laboratorio’. Tanto caro le è l’argomento che ne fa attività quotidiana e, qualche tempo fa, organizza un convegno in quel di Palermo.

Carne sintetica: la cacciata del relatore dal convegno di Coldiretti

E questa è la prima storia, raccontata dal Il Fatto Alimentare che ha ripreso un articolo della rivista Micromega. Una faccenda surreale, che mette in mostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, i metodi poco democratici utilizzati in casa Coldiretti. La storia, sulle pagine di Micromega, l’ha raccontata in prima persona il suo protagonista, cioè l’antropologo Franco La Cecla, che inizia il suo racconto così: “Vengo contattato da Roberto Weber, uno dei collaboratori della Coldiretti […] Mi chiede di partecipare a un Forum che si tiene a Palermo, in occasione di una grande kermesse della Coldiretti. Il tema è la carne sintetica che viene considerata dalla Coldiretti una grave minaccia alla zootecnia e all’industria casearia italiana. Rispondo all’invito dicendo che sul tema le mie posizioni sono le stesse dei compagni ambientalisti”. Arriva il giorno del convegno e nel suo intervento lo studioso cita dati ampiamente smentiti e confutabili, come quelli sulla responsabilità degli allevamenti riguardo al cambiamento climatico, affermando che tra vent’anni la zootecnica sarà responsabile del 50% dell’inquinamento mondiale. “In questo momento”, dice La Cecla, “il settore produce il 24% delle emissioni globali (cioè più delle emissioni globali del settore dei trasporti”. Certamente la platea non gli è favorevole, e fin qui nulla da eccepire. Ma invece di cogliere la palla al balzo e smentire, dati alla mano, quanto asserito dall’ospite, accade l’incredibile. Il direttore generale dell’organizzazione, Vincenzo Gesmundo, dalla prima fila della platea fa cenno a La Cecla di scendere dal palco e avvicinarsi. Lo prende per un braccio e poi, racconta ancora l’antropologo, lo apostrofa così: “Lei come si permette, qui, di dire queste cose? Se fosse a una riunione di partito l’avrebbero cacciata mentre parlava: prenderò le giuste misure contro chi l’ha invitata. Intanto se ne vada immediatamente”. E così fa lo studioso.

Libertà e bistecca non possono stare insieme?

E veniamo alla più stretta attualità. Ieri si è tenuto un convegno dal titolo “Innovazione a tavola: studiare è meglio che vietare” organizzato dal Gruppo per le Autonomie per discutere del ddl he propone di vietare l’importazione e la vendita di prodotti a base di carne coltivata in Italia, in contemporanea con la discussione al Senato. Molti gli esperti e gli studiosi invitati tra cui Elena Cattaneo, Stefano Biressi (Università di Trento), Sergio Saia (Università di Pisa) e Graziella Messina (Università Statale di Milano). Nella seconda parte del convegno il ricercatore Cnr Roberto Defez, che già si è battuto per anni contro il divieto di ricerca sugli Ogm, Fabio Babiloni dell’Università “Sapienza” di Roma e Alberto Grandi dell’Università di Parma sono chiamati a confrontarsi sui rischi per il Paese della chiusura alle innovazioni scientifiche. Si sa che il provvedimento, diventato bandiera del ministero guidato da Lollobrigida, ha fatto storcere il naso a buona parte del mondo scientifico (e non solo) perché chiude le porte alla ricerca e, come accaduto in altri casi, condanna l’Italia al ruolo di spettatore. Ed ecco la seconda storia. Il sito Agricolae, pubblica una notizia dal titolo: “Carne sintetica, la “coerenza della scienza”: Cattaneo, Saia e i ‘paladini’ della fake meat pasteggiano in Macelleria-vineria la sera prima del convegno al Senato. Eccoli in foto e VIDEO“. Nell’articolo compaiono le foto dei diversi relatori intenti a cenare, con in bella evidenza il nome del ristorante (macelleria-vineria Maxela), con un commento che recita: “Per il dizionario italiano il termine coerenza si traduce in ‘Intima connessione e interdipendenza di parti’ e in ‘Costanza logica o affettiva nel pensiero e nelle azioni’. Il che porterebbe a pensare che chi promuove la carne sintetica e crede che quella tradizionale impatti sull’ambiente, preferisca vedersi la sera prima di un convegno manifesto del proprio pensiero in un ristorante vegano, o qualcosa del genere. Difficilmente, per la stessa coerenza, assioma su cui si basa la scienza stessa, in una macelleria a pasteggiare con carne e prosciutto”.

Come se per sostenere una posizione come quella che “studiare è meglio che vietare” si debba essere vegani e non, semplicemente, creature dotate di raziocinio che chiedono di poter fare liberamente ricerca. In sprezzo a secoli di dissertazioni filosofiche e alla libertà che sosteniamo essere valore dell’Occidente, un gruppo di scienziati viene messo alla berlina per aver mangiato una bistecca (che peraltro non appare nelle foto).

Ad amareggiare è anche il clamoroso autogol raccontato in queste due storie. Tanto si sta facendo, oggi, per ottenere e diffondere dati reali e concreti sugli allevamenti e sulla zootecnia. E poi chi si trova davanti qualcuno che ancora diffonde certe fake news perde l’occasione di fare chiarezza e si comporta nel peggiore e meno democratico dei modi, suggerendo così, tra l’altro, di non aver nulla da controbattere . Altrettanto vale per come l’Italia sta trattando il tema carne sintetica, diventato una semplice bandiera ideologica che ci mette fuori dalla discussione, dalla ricerca e anche dal semplice parlarne.