enti & istituzioni

L’Italia chiude a mangimi e cibo sintetico. Ma non può vietare l’import. E’ la strada giusta?

Il governo italiano, primo al mondo, sceglie di vietare la produzione e la commercializzazione di mangimi e cibo sintetico con un disegno di legge approvato nel tardo pomeriggio di ieri. “Non potevamo che festeggiare con i nostri agricoltori un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia, sul tema non solo della difesa dell’eccellenza, materia per noi particolarmente importante, ma anche sul tema della difesa dei consumatori”, ha commentato il premier Giorgia Meloni dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il disegno di legge su alimenti e mangimi sintetici.

Divieto al cibo sintetico: le sanzioni vanno da 10mila a 60mila euro

Un provvedimento con cui l’Italia dichiara guerra al sintetico: “È infatti vietato agli operatori del settore agroalimentare e a quelli del settore dei mangimi impiegare nella preparazione degli alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare oppure distribuire per il consumo alimentare alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati“. E anche le sanzioni mostrano chiaramente la mano pesante del governo: per chiunque contravvenga a tali disposizioni le multe sono comprese tra 10mila ed 60mila euro ma che possono arrivare anche a coprire il 10% del fatturato dell’operatore che ha violato il divieto “se superiore a 60mila euro”. Così recita il testo del disegno di legge sugli alimenti sintetici approvato dal Consiglio dei ministri del 28 marzo. Insomma, diversamente da quanto accaduto per le farine di insetti, di cui il governo ha regolamentato la vendita perché sia evidente il loro utilizzo, per il cibo sintetico si è scelto di invocare il cosiddetto “principio di precauzione”, pur in assenza di dati che confermino, introducendo il divieto di produzione e commercializzazione. Aprendo molti interrogativi, però. Il primo è relativo al fatto che tale divieto non si potrà estendere anche ai cibi sintetici prodotti in altri paesi che però, in virtù del provvedimento all’esame oggi, dovranno trovare autonomi canali di distribuzione. Se, insomma, l’Efsa dovesse approvare l’uso di un cibo sintetico negli stati membri, in virtù della libera circolazione delle merci prevista dalle norme comunitarie l’Italia non potrebbe opporsi alla loro distribuzione.

Ma sopratutto, come accaduto nel caso degli Ogm, con questo provvedimento l’Italia blocca sul nascere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie e produzioni di mangimi e prodotti alimentari innovativi che in questo momento sta attirando capitali ed energie il tutto il mondo. Comunque la si pensi sul cibo sintetico, senz’altro discutibile anche per l’attacco diretto e indiretto alle produzioni tradizionali, questa vicenda rischia di retrocedere il nostro Paese al ruolo di mero importatore. Non modificando quindi la disponibilità di questi cibi e la loro produzione nel mondo ma solo, ancora una volta, mettendosi fuori dallo sviluppo e dall’elaborazione di nuove tecnologie. Gli Ogm, nel nostro Paese, circolano liberamente. Ciò che non è possibile fare è ricerca, produzione, business. Tutte cose lasciate agli altri. Il ministro della Salute Schillaci, commentando il provvedimento, ha affermato: “Ribadiamo il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia del patrimonio della nostra nazione e della nostra cultura agroalimentare, che si basa sulla dieta mediterranea”. Ma siamo proprio sicuri che la salvaguardia di questo inestimabile patrimonio passi davvero – e sempre – per la chiusura, la sottrazione al confronto e l’eliminazione di ulteriori nuove opportunità per giovani imprenditori, di cui poi si lamenta sempre la fuga oltre confine?