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Bufala Campana: a rischio la redditività della Dop con la più alta crescita di produzione degli ultimi cinque anni (+26%)

Comprendere sempre di più il mercato e il proprio consumatore per cogliere tutte le opportunità di sviluppo e offrire ai soci indicazioni utili all’incremento delle vendite. Sono questi, in estrema sintesi, gli obiettivi dell’Osservatorio economico, l’ultima iniziativa del Consorzio della mozzarella di bufala campana, uno dei più dinamici fra tutti gli enti di tutela. Presentato a Milano, l’Osservatorio Economico sulla filiera della Mozzarella di Bufala Campana DOP è realizzato in partnership con UniCredit e Nomisma. La presentazione si è aperta con un videomessaggio del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, e i saluti del presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo, e dell’Head of Client Strategies di UniCredit Italia, Annalisa Areni. A seguire la tavola rotonda sul tema “Economia e innovazione, gli scenari futuri per la Mozzarella di Bufala Campana DOP” ha messo a confronto Luca Bianchi, direttore di Svimez; Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di Tutela e Ferdinando Natali, Responsabile per il Sud di UniCredit Italia.

Osservatorio economico sulla mozzarella di bufala campana DOP: il valore dei numeri per guidare una filiera

Tante le notizie che emergono dall’analisi dei numeri e delle ricerche sula mozzarella di bufala campana condotte dall’Osservatorio: è il formaggio Dop che fa registrare la crescita di produzione più alta tra il 2016 e il 2022, mettendo a segno un aumento del 26%, a fronte di una crescita media del 10% della produzione certificata dei formaggi DOP. Nove italiani su dieci hanno consumato mozzarella di bufala nell’ultimo anno, il 25% almeno una volta a settimana e il 20% la apprezza così tanto che è pronto a farlo anche a colazione. E, senza dubbio, potrebbe essere una delle tante chiavi di lavoro per questo prodotto, considerata l’attenzione verso le proteine e il suo contenuto nutrizionale. Vola anche l’export nel 2022, con un aumento a volume del 9% sul 2021 tra i principali produttori di Bufala Campana. Il fatturato alla produzione della filiera ha raggiunto i 530 milioni di euro, ma lo sviluppo del comparto è messo a rischio da tre fattori esplosi nel 2022: aumento dell’inflazione (+17% per formaggi e latticini), incremento dei costi di produzione e perdita del potere di acquisto del consumatore, che hanno già portato a un impoverimento della filiera. Anche per il 2023 in cima alle preoccupazioni del comparto c’è proprio il calo della redditività.

Il consumatore tipo della bufala campana? Imprenditore con figli

L’Osservatorio ha analizzato struttura, performance e mercati del comparto. Nel 2022 sono stati prodotti 55 milioni e 814 mila chili di mozzarella DOP, con una crescita del 3,8% sull’anno precedente. Aumenta anche la quantità di latte idoneo alla DOP, passando da 295.434 tonnellate del 2021 a 305.829 del 2022. Inoltre negli ultimi dieci anni, dal 2012 al 2022, si è ampliato pure il patrimonio di bufale da latte allevate nell’area DOP, passando da 321.433 a 374.297 capi. È il Nord Ovest dell’Italia il territorio dove si acquista più mozzarella DOP (il 34,9%), mentre all’estero la Francia si conferma il primo Paese tra i mozzarella-lovers, assorbendo da sola il 33% dell’export. Tra i mercati più promettenti per i prossimi anni spicca, a detta dei produttori, il continente asiatico con Emirati Arabi, Giappone, Cina e Corea del Sud nella top ten degli scenari futuri. Nomisma ha tracciato anche l’identikit del consumatore della Bufala Campana DOP: è maschio, appartiene alle Generazioni X (41-55 anni) e Millennials (26-40 anni), è un imprenditore con figli con titolo di studio e reddito alti, abita in Centro Italia e conosce il valore aggiunto del marchio DOP. “Come emerso dalla survey sul consumatore, in uno scenario economico incerto, le famiglie italiane sono pronte a rendere più leggero il carrello della spesa, ma la mozzarella di bufala campana DOP figura in fondo alla lista dei cibi eventualmente da tagliare e lo farebbe solamente il 10% dei consumatori”, ha sottolineato Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma, che ha illustrato i dati.

Il presidente Raimondo: “Numeri che vanno letti in una congiuntura davvero complessa”

“Il percorso di valorizzazione della filiera si arricchisce di una tappa importante. È la prima volta che si mettono insieme sinergie così prestigiose per dare una direzione al futuro della filiera. I numeri della mozzarella DOP, seppure incoraggianti, vanno letti in una congiuntura davvero complessa, che ci preoccupa anche in questo 2023”, ha sottolineato il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo. “Siamo convinti – ha proseguito – che le eccellenze agroalimentari del Paese vadano interpretate e analizzate come motore economico. Per diffondere una sempre maggiore consapevolezza di questo ruolo chiave, abbiamo dato vita all’Osservatorio, che è improntato alla valorizzazione del Made in Italy di qualità. La circostanza che questo progetto parta dal Sud è per tutti noi senza dubbio un valore aggiunto. Ringrazio UniCredit e Nomisma per una partnership che è anche una rete tra eccellenze”. Durante l’incontro Raimondo ha analizzato le difficoltà della filiera, come aveva già fatto qualche settimana fa: “Siamo sule montagne russe. Si era partiti con grande spinta di ricrescita a inizio 2022 poi inizia la crisi con la guerra e nell’arco dell’anno i costi energetici sono aumentati notevolmente. Cresce il prodotto ma sono diminuiti i guadagni. E non può andare avanti così: la materia prima è cresciuta notevolmente, con costi che continuano ad aumentare, e la Gdo chiede di mantenere basso il prezzo. Questa fisarmonica vede al centro le aziende di trasformazione che stanno diventando sempre più povere e non riescono più a investire”.

Il direttore Saccani alla politica: “Lasciateci lavorare”

“C’è crescita sul mercato ma c’è stato un impoverimento di tutta la filiera. Nonostante questo, dobbiamo insistere sul tema qualità, unico argomento su cui l’agroalimentare italiano deve fare leva. La diminuzione margine non ci deve portare al punto di non ritorno di discesa qualità. E poi l’appello alla politica: “Lasciateci lavorare. Il latte ce lo hanno tutti al mondo, ma solo noi ci sappiamo fare il parmigiano e la mozzarella di bufala campana. L’italiano sa fare le cose bene ma, negli ultimi anni, l’apparato politico governativo è stato un freno. E le aziende sono state davvero brave a fare impresa nonostante questo”.

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