Il 75% dei consumatori chiede l’etichetta climatica per gli alimenti. E non vuole rinunciare a carne e formaggi
I consumatori sono fortemente preoccupati dal cambiamento climatico, desiderosi di conoscere l’impronta ambientale di ciò che mangiano e poco disposti, in buona parte, a rinunciare per questo al consumo di proteine animali. Una ricerca condotta, per conto di Nestlè, dall’Istituto Allensbach per la demoscopia di Francoforte sul Meno: “So climate friendly is (s) t Germany”. I cui risultati mostrano che ben tre quarti degli intervistati (75%) sono favorevoli all’adozione di una etichetta climatica per gli alimenti. Interrogati su cosa sia un’alimentazione sostenibile dimostrano di non aver ancora le idee perfettamente chiare ma su una cosa sono concordi: solo una piccola parte sarebbe disposta a rinunciare al consumo di proteine animali. Una buona notizia per il settore perché dimostra che c’è ancora spazio per informare e dialogare con il consumatore, lontano da chiusure ideologiche o dall’individuare una soluzione nell’eliminazione degli alimenti di origine animale.
Climate change: per due terzi degli intervistati occorrono misure drastiche e un’etichetta climatica. Ma solo il 14% si dichiara disponibile a rinunciare alle proteine animali
Secondo i dati dello studio Nestlé 2021, condotto dall’Istituto Allensbach, il 68% degli intervistati considera la lotta ai cambiamenti climatici la sfida globale più importante, ancor prima di combattere malattie ed epidemie, nonché l’inquinamento ambientale (65%), garantire il cibo (56%) e frenare il flusso di rifugiati (46%). Per questa ragione è favorevole all’introduzione di una etichetta climatica per gli alimenti. Due terzi dei consumatori sono molto preoccupati per le conseguenze dell’aumento del riscaldamento globale. Di conseguenza, una netta maggioranza (82%) chiede misure rapide e globali per combattere il cambiamento climatico. Il 71% è addirittura favorevole a prendere in considerazione misure drastiche perché circa quattro intervistati su cinque temono che il cambiamento climatico avrà effetti catastrofici anche per la Germania. Allo stesso tempo, le attività contro il cambiamento climatico hanno un forte impatto emotivo: l’88% degli intervistati si sente bene quando fa qualcosa per proteggere il clima e l’ambiente in cui vive.
Per il 41% delle persone intervistate, i prodotti regionali fanno parte di una dieta rispettosa del clima, soprattutto perché associati al mancato trasporto del cibo. La restrizione del consumo di carne è seguita a notevole distanza (20%). Allo stesso tempo, ben il 21% non sa spiegare con precisione cosa intende per nutrizione rispettosa del clima. Quasi due terzi degli intervistati citano come molto importante evitare lo spreco alimentare e i cibi per i quali le foreste sono in parte disboscate su larga scala (57%), favorendo invece gli alimenti regionali (56%) e stagionali (55 per cento). Evitare la carne (22%) e i prodotti animali come latte o formaggio (14%) sono in fondo alla lista.
Perché la ricerca dimostra che il consumatore non vuole evitare carne o derivati animali come latte o formaggio: per il 47% della popolazione è fuori questione consumare solo pochi prodotti animali come latte o formaggio mentre per un altro 16% questa scelta sarebbe molto difficile. Il 38% esclude tout court una sostanziale rinuncia alla carne e il 14% la troverebbe difficile.
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