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Il nuovo spot del Parmigiano Reggiano fa infuriare i social. E il Consorzio lo cambia

Il Parmigiano Reggiano? Si fa con latte, sale e caglio. L’unico additivo è Renatino, il casaro, che lavora 365 giorni all’anno. E’ l’attore Stefano Fresi, nella veste di professore, a spiegare ai suoi alunni come si fa la Dop. “E sei felice?”, chiede uno dei ragazzi a Renatino, che ha appena raccontato di non aver mai visto il mare e di non fare vacanza. La risposta, ovviamente, è ‘sì.

Questo dialogo, contenuto nel film gli Amigos diretto da Paolo Genovese per il Consorzio di tutela, da cui sono stati ricavati diversi spot, ha fatto scoppiare un’autentica bufera sui social. A colpi di “non comprerò mai più il vostro formaggio”, “da domani solo Grana Padano”, “siete degli sfruttatori”, “stakanovisti” gli utenti hanno manifestato tutto il loro dissenso sui canali social del Parmigiano Reggiano. Lo stesso Stefano Fresi ha provato a metterci una pezza, con un filmato pubblicato su Instagram nel quale difende lo spot e parla di scelte dettate dalla necessità dello sceneggiatore di “magnificare il prodotto. Perché reagire in questo modo ad una opera di finzione? Si può dire che è brutta, che è bella, ma non farne una lotta di classe, di politica, di diritto del lavoro, di sfruttamento dei lavoratori, perché non è un documentario, è una finzione. E’ una pubblicità che deve vendere un prodotto, tutto qua. Non credo siano stati fatti dei torti ai lavoratori facendo questo spot pubblicitario”, ha spiegato l’attore. La pezza, come si dice in questi casi, è però forse peggiore del buco. Perché la realtà del mondo caseario è esattamente questa. Chi lavora il latte lo fa 365 giorni all’anno: le vacche non vanno in ferie e debbono essere munte ogni giorno, così come il latte deve essere trasformato. Queste sono le regole del lavoro agricolo, e lo sono da secoli. Basta fare un giro fra stalle e caseifici, basta una chiacchierata con qualche allevatore o casaro per scoprirlo. Eppure, la distanza ormai incolmabile con la campagna e la realtà del settore primario rende lontanissima questa realtà dalla quotidianità dei consumatori che acquistano i formaggi. La polemica ha investito il Parmigiano, ma avrebbe potuto estendersi a chiunque. Chi sceglie questo lavoro vive una realtà inimmaginabile per quanti passano le proprie giornate fra casa e ufficio. Ciò che sorprende è anche il fatto che i consumatori indignati sono spesso gli stessi che cercano gli sconti quando acquistano prodotti alimentari, senza rendersi conto che il frutto del lavoro agricolo merita di essere remunerato in modo speciale, proprio perché frutto di un lavoro che richiede fatica e abnegazione, 365 giorni all’anno. Ed è forse questo l’aspetto da cogliere: il Parmigiano, ovviamente, correrà ai ripari cambiando lo spot. Ma la realtà agricola resterà, per fortuna, la stessa. Che non sia arrivato il momento di parlarne davvero?

La risposta del Consorzio: cambieremo lo spot

“Ci dispiace se la volontà di sottolineare la passione dei nostri casari èstata letta con un messaggio differente, che non abbiamo avuto la sensibilità di rilevare e che, grazie al dibattito accesosi in rete, raccogliamo con grande rispetto. Questa la ragione che ci conduce a modificare lievemente la pianificazione della campagna, potendo intervenire sul quarto spot apportando alcune modifiche che accoglieranno quanto emerso”, ha spiegato Carlo Mangini, direttore comunicazione, marketing e sviluppo commerciale del Consorzio Parmigiano Reggiano.

“Abbiamo seguito con grande attenzione tutto il dibattito che ha alimentato i topics della rete, con lo stesso interesse e rispetto con il quale seguiamo i contenuti espressi dalla grandissima comunità che in essa si esprime. Il nostro prodotto è inclusivo, gestiamo un patrimonio reputazionale che è merito di coloro che lo producono da quasi mille anni e ne sentiamo l’enorme responsabilità”, ha sottolineato Mangini. “Ogni giorno, 365 giorni l’anno, trasformiamo il nostro latte nel più apprezzato formaggio del mondo e lo continueremo a fare con sempre maggiore sensibilità nei confronti di coloro che lo consumano nel mondo”.

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