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Premio emergenza stalle: tutti i retroscena della firma

Ma come si è arrivati, dopo oltre un mese dall’inizio della trattativa, alla firma del protocollo che definisce un premio emergenza stalle fino a un tetto di 41 centesimi al litro? La strada è stata tutt’altro che facile, come dimostra il tempo che ci è voluto e i tanti rinvii. Il primo problema è stato trovare un escamotage, almeno comunicativo, per rispondere alla principale obiezione della trasformazione. Assolatte lo aveva detto subito: “Abbiamo portato al tavolo gli eccezionali aumenti dei costi di produzione e crediamo che il dialogo debba proseguire con impegni condivisi che tengano in giusto conto anche i problemi della componente industriale“. Tra le righe era chiara la preoccupazione di un mondo, quello industriale, che ha bisogno di trattare sui listini con una Gdo che si è già più volte dichiarata refrattaria all’aumento dei prezzi. Per aggirare l’ostacolo, il ministro Patuanelli ha giocato la carta plastic tax, che sarebbe probabilmente stata comunque rinviata, per cercare di strappare la firma di Assolatte e dimostrare di tenere in conto le preoccupazioni espresse dagli industriali. L’altro impiccio, peraltro non risolto, è stato quello delle norme Antitrust, che non consentirebbero questo tipo di accordo. Durante queste settimane, gli industriali hanno più volte sottolineato il problema, trovando però, almeno pubblicamente, poco riscontro. Questo almeno è ciò che si visto pubblicamente. Durante la trattativa, c’è anche stata la vicenda del recepimento della direttiva Ue sulle pratiche sleali. Qualcuno, fra cui lo stesso Patuanelli, ha fatto riferimento all’annosa questione della definizione di un prezzo minimo di vendita del latte legato ai costi di produzione. Valore difficilissimo da quantificare, come più volte ribadito da molti parti, compresa la stessa Antitrust.

La storia però, dietro le quinte, è andata un po’ diversamente. Il progetto del premio emergenza stalle è partito da Coldiretti e Conad, legati in Filiera Italia, ed è poi arrivato sul tavolo del Mipaaf. Con il ministero, si sa, Coldiretti ha sempre avuto un rapporto piuttosto forte, tanto che taluni considerano l’associazione il ministro ‘ombra’ dell’agricoltura. E così, non senza qualche resistenza, Patuanelli si è messo al lavoro per cercare di convincere le parti interessate. Anche se non entro i tempi desiderati dalla sindacale agricola. Una delle armi principali è stata la promessa dell’istituzione di un tavolo permanente dove affrontare le tante questioni che affliggono tutta la filiera del latte. Le cronache raccontano che tra il ministro Patuanelli ed Ettore Prandini, presidente del sindacato agricolo, siano volate parole grosse: il duo Gesmundo-Prandini avrebbe voluto annunciare l’intesa il 6 novembre alla fiera zootecnica di Montichiari (Bs) ma il protocollo non era ancora stato firmato. E Prandini avrebbe comunicato tutto il suo disappunto al titolare del Mipaaf, con espressioni non troppo ‘urbane’. Dopo aver minacciato di togliere il proprio sostegno all’operato del ministro, ecco scattare il giro di telefonate del Mipaaf per chiedere la firma, arrivata qualche giorno dopo, quasi come un favore. “Poi al tavolo permanente affrontiamo tutti i problemi”, avrebbe garantito Patuanelli.