Cibus, l’edizione 2022 supera le attese. Al padiglione 2 tiene banco il ‘ratto’ delle stalle
Cibus 2022 è stata un successo. C’erano i visitatori, c’erano i buyer, c’erano gli espositori. I numeri certificano l’unanime impressione di un ritorno alla situazione pre-pandemia: 3mila espositori, migliaia di nuovi prodotti, 60mila operatori professionali di cui 3mila top buyer esteri nei padiglioni di Fiere di Parma. La 21esima edizione della fiera è stata davvero una fedele rappresentazione corale della vitalità del made in Italy agroalimentare. Proprio la crisi, infatti, ha dimostrato la solidità delle imprese a carattere familiare del nostro Paese, che hanno continuato a lavorare e a progettare anche durante l’emergenza pandemica e la crisi Ucraina.
Padiglione 2: la guerra delle stalle arriva a Cibus
In fiera, tra i corridoi e negli stand del padiglione 2, l’argomento era solo uno: hai latte? Ti hanno portato via stalle? Ciò che sta accadendo in questo periodo, infatti, non si è mai visto, nel settore caseario. La battaglia, fra le aziende, è sempre stata quella sui banchi, fra i prodotti. Sulle stalle, invece, esisteva un tradizionale fair play, un accordo non scritto per cui molto raramente si cercava di strappare conferenti ai propri competitor. Oggi non è più così, a cominciare da un big player: Granarolo. Dopo aver pubblicamente annunciato i 48 centesimi, anche in questo caso in maniera irrituale, il gruppo bolognese ha infatti avviato una serratissima campagna di reclutamento stalle, pescando in tutte le regioni, altitudini, areali Dop. Se qualcuno si è trovato lì nel momento in cui si consumava il tentativo, scongiurando almeno per il momento il problema, altri si sono trovati costretti a ‘coprire’, proprio come a poker, offerte altissime pur di non perdere confererenti. “Sono riuscito a farlo, ma fino a quando potrà continuare?”, si chiede un operatore. Molte comunque le stalle passate di mano, attratte dal prezzo e dal fatto che qualsiasi eventuale penale venisse coperta dalla cooperativa bolognese.
Dietro a questa strategia c’è il problema più grande di questo momento, che potrebbe diventare ancora più difficile con l’arrivo dell’estate: la carenza di latte. Un problema tanto grande che diverse insegne, in Italia e all’estero, stanno accettando gli aumenti richieste dalle aziende di trasformazione solo a fronte della garanzia sulla tenuta dei volumi. Chi non ha ancora accettato aumenti, invece, sta cominciando a vedersi rifiutare le consegne. Tanto più che, se in Italia la pancia del mercato, sul fronte dei consumi, comincia a mostrare segni di cedimento, il mercato mondiale sta tirando. E di latte c’è un disperato bisogno. Ma a che prezzo? A questo proposito, l’altra parola più sentita fra gli stand era plateau. Ma con la pandemia non c’entra nulla. Il riferimento, ovviamente, è al prezzo del latte. Stiamo vedendo il plateau? La risposta degli operatori, unanime, è: no. C’è chi comincia a temere di arrivare in quota 60 centesimi al litro. Ma i primi segnali di cedimento, sui prezzi, si cominciano a vedere. Cibus ha mostrato tutta la forza, l’entusiasmo e la tenacia delle aziende del settore, che si sono presentate con novità e una grande voglia di imboccare strade anche nuove, nonostante le difficoltà. E anche per giostrarsi fra prezzi e carenza di latte servirà molta forza. Nella speranza che le tensioni sulle filiere mondiali, sulla logistica e sulle commodity agricole si rallentino.