Ucraina, il ministro Patuanelli: zootecnia e lattiero caseario i settori più colpiti dalla crisi
Il ministro Stefano Patuanelli (in foto) è intervenuto ieri alla Camera dei deputati sulle iniziative avviate dal governo a sostegno della filiera agricola e agroalimentare, in relazione all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e agli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina. Il suo intervento, in particolare, si è concentrato sulla capacità del settore agroalimentare italiano di affrontare efficacemente le dinamiche innestate dai rapidi mutamenti dei contesti economici e politici, come quelli che stanno destabilizzando l’Europa in queste ultime settimane. Cui si aggiungono, per il settore agroalimentare, le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime agricole dall’area centro orientale dell’Europa, la quale, tradizionalmente, rifornisce il mercato dei cereali e dei semi oleosi dell’Unione Europea e dell’Italia. Ecco i passaggi più significativi dell’intervento del ministro rispetto alle iniziative del governo e alle difficoltà del settore lattiero caseario.
Il monitoraggio dell’impatto della crisi Ucraina sull’agroalimentare
“Oltre al venir meno dai mercati internazionali dei prodotti di Russia e Ucraina, grandi esportatori di commodity per l’alimentazione umana e animale, l’eventualità di un blocco del commercio con altri paesi europei delinea uno scenario più complesso e incerto. A fronte di queste difficoltà, il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha immediatamente attivato, con il supporto degli Enti Vigilati, meccanismi di monitoraggio per valutare, con dati oggettivi e certi, gli impatti della crisi in atto sui sistemi produttivi agroalimentari e proporre le possibili misure a sostegno delle imprese”.
L’Ucraina e la questione dei cereali
“Nel 2021 il primo fornitore dell’Italia di frumento tenero è stata l’Ungheria con una quota del 23%, seguita da Francia, Austria, Croazia e Germania. L’Ucraina si è collocata al 6° posto con una quota del 3%. L’Ungheria è anche il primo partner dell’Italia per le quantità acquistate di mais (30%), seguita da Ucraina e Slovenia (entrambe con il 15%) e Croazia (10%). L’Ucraina ha fornito all’Italia il 50% delle quantità di olio di girasole, mentre un’ulteriore quota del 40% è assicurata da Ungheria e Bulgaria. Il flusso degli approvvigionamenti nazionali è ulteriormente ostacolato dal blocco delle spedizioni via nave dal Mar Nero e dal mar d’Azov che, storicamente, sono il centro logistico della produzione agricola dell’area ex-sovietica e di parte del Medio Oriente. Il settore agroalimentare maggiormente danneggiato in Italia è quello dell’alimentazione zootecnica, mentre, in parte minore, è stato colpito il settore dell’alimentazione umana con il frumento tenero”.
Diversificare i mercati ricorrendo ai nostri ‘vicini di casa’
“La diversificazione dei mercati di approvvigionamento è sicuramente attuabile e implica il ricorso ai Paesi limitrofi e agli altri Paesi membri produttori (con particolare riferimento a Francia e Germania), all’interno di una Ue che, nel suo complesso, si conferma uno dei maggiori produttori mondiali di cereali.
Il ricorso ai grandi esportatori del continente americano (Usa, Canada, Argentina, Brasile) è in parte rallentato dal costo del trasporto via nave, dal momento che i prezzi della logistica internazionale non sono ancora ritornati ai livelli pre-pandemia. A tali criticità si aggiungono i problemi relativi alle caratteristiche qualitative del prodotto estero viste le disposizioni legislative unionali, che ne limitano la commercializzazione in Europa con particolare riferimento ai valori minimi dei residui di prodotti fitosanitari”.
Fertilizzanti: si lavora a nuovi accordi. Ma ci sarà un’impennata del mercato
“Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori ed esportatori di fertilizzanti e, complessivamente, forniscono all’Italia il 13% del quantitativo totale acquistato all’estero. Attualmente i partner su cui potenziare gli acquisti sono Egitto (primo fornitore per l’Italia), Belgio, Germania e Marocco ma è facile ipotizzare una impennata globale del mercato che si sommerà al precedente aumento di tutti i prodotti chimici di derivazione energetica”.
Gli agricoltori pagano due volte il peso degli aumenti per la crisi Ucraina
“Gli agricoltori pagano due volte il costo degli aumenti. In maniera diretta, con la bolletta energetica, e in maniera indiretta, tramite gli aumenti dei prezzi dei semilavorati e delle materie prime, che sono, a loro volta, colpiti dalla crescita dei costi di produzione e di approvvigionamento. Senza gli adeguati strumenti di sostegno e senza un indirizzo strategico definito, sarà difficile recuperare le fasce di mercato perdute”.
Il lattiero caseario è il settore più colpito
“La filiera dei prodotti lattiero caseari sta pagando uno dei prezzi più alti per gli aumenti di energia e dei mangimi. Anche se l’accordo stipulato a novembre dal tavolo di filiera è ormai superato dall’attuale situazione del mercato, la ripresa del confronto, avviata nuovamente su mia iniziativa lo scorso febbraio, mira a condividere con tutti gli operatori gli interventi congiunturali e strutturali per consentire al settore di superare la crisi”.
L’autosufficienza? Il nostro tessuto agricolo non può garantirla
“In questo scenario, non ritengo opportuno parlare di sovranità alimentare per il sistema agroalimentare italiano e colgo questa occasione per ribadire, ancora una volta, che a tutt’oggi non esistono allarmi alimentari per il nostro Paese. Il nostro tessuto agricolo non può fisicamente garantire l’autosufficienza di tutte le materie prime necessarie per le produzioni nazionali destinate al consumo interno e all’esportazione (quest’ultima, peraltro, in costante crescita). Ritengo, inoltre, sia necessario evitare atteggiamenti come quelli inizialmente tenuti dall’Ungheria, che potrebbero compromettere il funzionamento del mercato unico comune, minando alla base uno dei caposaldi dell’Unione europea”.
Occorre puntare alla sovranità alimentare europea
“Credo debba essere avviata una seria riflessione sulla capacità di autoapprovvigionamento alimentare del nostro continente. La sovranità alimentare europea è possibile ed auspicabile, occorre però rivedere le politiche che, nel corso degli anni, hanno portato in Europa all’abbandono di alcune coltivazioni. L’obiettivo deve essere quello di assicurare che i raccolti all’interno dell’Unione Europea garantiscano gli approvvigionamenti necessari ai nostri produttori, senza ricorrere a Paesi terzi.
Oggi, l’Italia importa oltre il 60% dei propri fabbisogni di frumento tenero e circa il 50% di mais e il mercato nazionale è largamente esposto alle turbative del mercato globale. A livello europeo, occorre verificare i meccanismi di distribuzione delle produzioni interne e intervenire sull’aumento della capacità produttiva dei Paesi membri per le colture più necessarie.
A livello italiano, è cruciale avviare una discussione per definire una quota minima di autoapprovvigionamento nazionale che consenta al settore agroalimentare di affrontare con maggiore tranquillità la sempre più frequente volatilità del mercato”.
I fondi Ue a zootecnia e lattiero caseario
“Attraverso uno stanziamento di 500 milioni di euro di fondi europei si intende attivare le misure di mitigazione delle turbative del mercato per sostenere i settori più colpiti dalla crisi, secondo quanto previsto dall’art. 219 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 sull’Ocm unica. Le risorse saranno reperite utilizzando 350 milioni di euro della riserva di crisi e 150 milioni di euro da entrate a destinazione specifica (“assigned revenue” per pagamenti diretti e mercati). Queste misure potranno essere cofinanziate dagli Stati Membri fino ad un massimo del 200%.
La bozza di atto delegato, resa disponibile dalla Commissione, prevede per l’Italia un’assegnazione di 48 milioni di euro, che potranno essere integrati con un cofinanziamento, dunque, sino a 96 milioni di euro, di cui siamo chiamati a farci carico con un ulteriore sforzo finanziario. Per l’Italia significherebbe disporre di uno stanziamento complessivo di 144 milioni di euro, che è mia intenzione destinare ai settori maggiormente in difficoltà, zootecnico e lattiero caseario in primis.
“Mi aspetto una risposta forte e coesa dalla Ue”
Ma occorre far presto, le imprese hanno bisogno urgente di sostegno ed i tempi concessi dalla commissione sono particolarmente ristretti. Al fine di aumentare il potenziale produttivo europeo, inoltre, la Commissione ha proposto una deroga per il solo anno 2022 all’attuale norma della Pac che prevede di destinare almeno il 5% delle superfici agricole seminabili ad aree ecologiche.
La commissione predisporrà un atto delegato, per permettere la coltivazione su tali aree delle colture più necessarie (colture proteiche, cereali, girasole e altre colture) nonché l’eventuale pascolamento. Le proposte della Commissione rappresentano certamente un primo passo positivo ma appaiono ancora timide: mi aspetto dall’Unione Europea una risposta forte e coesa in termini di sostegno ai paesi che pagano il prezzo della crisi”.