Report ci riprova con la Mozzarella di bufala Dop. E le sbaglia tutte anche questa volta
A una settimana di distanza dal servizio dedicato ai grana, che tante polemiche ha suscitato, oltre all’autosospensione del presidente del Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli, Report torna a puntare le telecamere sul lattiero caseario. E questa volta lo fa mettendo nel mirino la Mozzarella di bufala campana Dop, con un servizio curato anche questa volta da Rosamaria Aquino. L’inchiesta prende le mosse dalla questione della brucellosi e dal conseguente abbattimento dei capi nel casertano negli ultimi dieci anni. Ma in realtà si tratta di un pretesto: l’obiettivo è quello di suggerire che fra il numero delle bufale nell’areale della Mozzarella Campana e le quantità trasformate non vi siano corrispondenze. E che, dunque, nel circuito della Dop possa finire latte proveniente da altre zone. O, ancora peggio, cagliate e latte in polvere rigenerato provenienti dall’estero. Il tema della brucellosi, ovviamente, non è da sottovalutare. La procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un’inchiesta sugli abbattimenti, raccogliendo i dati dalle Asl secondo cui il 95% delle 100mila bufale abbattute perché ritenute infette sono risultate poi sane ai controlli post mortem. Fatti gravissimi sui quali, giustamente, indaga la magistratura. Ma che non c’entrano con i controlli relativi al latte utilizzato per produrre l’oro campano.
La tesi di Report, avvallata dal solito testimone con voce e identità nascoste, è che il Consorzio non esegua sufficienti controlli su quantitativi di materie prime in arrivo dall’estero, utilizzate dai caseifici soci del Consorzio per produrre paste filate non Dop. Esattamente come succede in casa Grana Padano e Parmigiano Reggiano senza che via sia alcun illecito o frode, con buona pace di Report che li ha cercati in tutti i modi, in entrambe le puntate, senza però arrivare a nulla, se non instillare dubbi e sospetti nel consumatore. Il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani, ha provato a spiegare semplicemente che si tratta di scelte commerciali degli imprenditori che producono la Mozzarella Dop ma anche altri formaggi a pasta filata, per soddisfare le richieste del mercato, non sempre e solo interessato alla preziosa eccellenza campana. La mozzarella si vende e si compra in diversi formati e qualità e, indubbiamente, fra i grandi esperti di paste filate ci sono i produttori di Mozzarella di Bufala Campana, ai quali certamente non si può vietare di realizzare altri prodotti fuori dalla Dop. I controlli del Consorzio, tesi a verificare la corrispondenza fra latte acquistato e prodotto venduto, ovviamente ci sono e avvengono secondo le norme. Inutile commentare l’idea che cagliate e latte rigenerato possano diventare Mozzarella di Bufala Campana, come ben sa chiunque conosca latte e produzione dei formaggi.
Persino le difficoltà 2020 legate al Covid, che hanno indotto il Consorzio, con il benestare del Mipaaf, a varare una norma transitoria di emergenza per consentire ai caseifici di congelare il latte per la Dop, consentendogli così di ritirare tutti i quantitativi dalle aziende agricole e, al tempo stesso, non essere travolti dalla crisi dell’Horeca, diventa un’arma nelle mani di Report. “Chi ha controllato quel latte? Chi è entrato nei frigoriferi a vedere cosa c’è?” si chiede Aquino, sempre alla ricerca della magagna da mostrare ai telespettatori di Rai Tre.
Clal e Brazzale: due citazioni, due sbagli
Il diavolo è nei dettagli, si sa. E così, è guardando a due brevissimi momenti della puntata di lunedì 10 gennaio che si capiscono bene l’approssimazione e la superficialità di queste inchieste. Ad un certo punto viene citato Clal, giustamente indicato come sito che rende trasparente il settore e i suoi numeri. Peccato che la fondamentale iniziativa di Angelo Rossi, portata avanti con entusiasmo da lui e dai ragazzi del team di Clal, sia diventata inspiegabilmente la “piattaforma del Mipaaf e del ministero della Salute”, come è stata definita dal conduttore, Sigfrido Ranucci (foto). C’era poi una rettifica da fare, perché nella puntata del 3 gennaio, sempre il conduttore aveva affermato che “Brazzale faceva il Grana Padano con latte estero”. Commettendo una doppia scorrettezza: la cosa non è mai avvenuta e sarebbe anche, oltretutto, un grave reato. La richiesta di rettifica dell’azienda viene accolta. Peccato che questa volta Ranucci affermi che il Gran Moravia, in origine, veniva fatto in Italia con latte estero. Sbagliato di nuovo.
La tracciabilità della Mozzarella di bufala Dop
Il sistema di tracciabilità della Mozzarella di bufala campana Dop si basa tutto sulla piattaforma informatica. Dal 2014, gli attori della filiera che a qualsiasi titolo entrano in contatto con la materia prima, sono obbligati a registrare quanto è stato prodotto, trasferito o trasformato. Si utilizza un sistema completamente web-based e cross-plattaform, facile poiché gli utenti non devono installare nessun software sui propri computer. La gestione delle credenziali è demandata al Sian (Sistema informativo agricolo nazionale) in forza al Mipaaf, che si allinea con la Bdn (Banca dati nazionale) per verificare se l’utente è proprietario di aziende zootecniche e suggerire i codici aziendali trovati e, con l’Anagrafe tributaria, verificare se l’utente è rappresentate legale di Partita IVA e suggerire se si tratta di un trasformatore o un intermediario. In questo modo tutti i produttori di latte e mozzarella di bufala presenti sul territorio italiano devono indicare chiaramente le loro produzioni, sia Dop che non Dop, per verificare e attestare la congruità di ciò che arriva sulle nostre tavole. Oggi questo sistema è un modello a cui si stanno ispirando anche altre filiere. La piattaforma è stata dotata di un sistema checktrac pensato e realizzato per gli enti preposti al controllo. Attualmente ne beneficiano sia l’Icqrf che le Asl e le Forze dell’ordine. Ulteriore valore aggiunto è stato l’inserimento di appositi alert, che suggeriscono eventuali difformità per mancato o non puntuale inserimento del dato, incongruenze tra numero di capi munti/produzioni primarie e secondarie durante tutto l’anno.
Ma su tutti questi “errori” in stecca della redazione di report, alla Vigilanza RAI non viene il solletico di un’approfondimento? In fondo, stiamo parlando di Servizio Pubblico…
Ma il servizio legale del Consorzio sta a guardare le nuvole ? Ranucci ?
Quando si toccano gli interessi dei grossi produttori si tenta sempre di farà passare ciò che è stato reso pubblico come fesserie e cattiverie.
Avevo capito che, cosa normale in Italia, gli interessi di pochi prevalgono su tutto, leggi comprese. Per fortuna ci siete voi che riuscite la pagliuzza dove c’è una trave.
secondo me avete travisato il senso della puntata , si parlava dell abbattimento ingiustificato delle bufale e della macellazione che favoriva i colossi della carne , la mozzarella era un aspetto marginale a cui voi date importanza e che ce l ha , ma non come dite voi