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Cina: crema di latte (+157,9%) e freschi (+164,4%) trainano l’import dall’Italia

Secondo l’analisi del team di Clal.it, in un contesto positivo dell’import lattiero caseario cinese, con un incremento complessivo del +23,5% a volume e del +15,1% a valore nel periodo gennaio-ottobre 2021, l’Italia rafforza la propria posizione. Nei primi 10 mesi del 2021, infatti, l’import cinese dall’Italia è cresciuto dell’81,8%, con i formaggi che rappresentano stabilmente la prima voce per quantità. Nel dettaglio, i volumi di formaggi italiani venduti in Cina sono aumentati del 70,7% con una crescita particolarmente favorevole dei freschi. Le importazioni complessive di formaggi freschi in Cina, sono cresciute del 54,8% fra gennaio e ottobre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2020. L’Italia ha contribuito a questo trend con una crescita del 164,6%, che fa seguito ad un forte aumento già registrato nel 2020 rispetto al 2019. Che siano i formaggi freschi e la crema di latte (+157,9% di vendite in gennaio-ottobre 2021 su base tendenziale), come tanti esperti hanno più volte segnalato, i prodotti sui quali puntare per rafforzare la presenza del Made in Italy lattiero caseario in Cina e trascinare le altre grandi produzioni di casa nostra?

Cina import formaggi freschi

Cina: import di mais e soia in calo

In Ottobre, le importazioni da parte della Cina di mais e soia hanno riportato il dato minore dell’anno in corso. Da metà 2020, i frantoi cinesi avevano infatti intensificato l’acquisto di soia, in previsione di una rapida ripresa del settore suinicolo. Tuttavia, l’aumento dell’offerta di carne suina ha abbassato i relativi prezzi e, per effetto domino, ha rallentato la produzione. Di conseguenza, la domanda di farina di soia si è ridimensionata. 

La diminuzione delle importazioni di mais, invece, è dovuta all’incremento della produzione domestica, che l’Usda stima a 260.67 milioni di Ton per l’annata 2020-21 e in aumento per l’annata in corso. Il raccolto interno ha portato ad una leggera diminuzione del prezzo locale di mais, che resta comunque a livelli molto più alti rispetto al prezzo all’import di mais da Usa e Ucraina, principali fornitori. 

Inoltre, segnala Clal, le forti piogge ed inondazioni di quest’ultimo periodo hanno ritardato il raccolto e aumentato il rischio di contaminazioni da micotossine, rendendo così una parte del mais non adatto all’uso alimentare. 
A seconda della percentuale danneggiata, potrebbero esserci impatti di diversa entità sui mercati interni, causando, nei casi più estremi, un’inversione nell’andamento delle importazioni.

Per il momento, i grandi raccolti statunitensi, il clima quasi perfetto per la semina in Brasile e i segnali di rallentamento degli acquisti da parte della Cina stanno rafforzando le scorte mondiali di soia e mais. Secondo i dati Usda, commenta Clal, l’annata 2021/22 sarà caratterizzata da un aumento degli stock finali del 3.7% per la soia e del 4.3% per il mais.

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