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Sostenibilità: perché non si può aspettare ancora

Le spinte arrivano da più parti e mostrano come la sostenibilità sia una faccenda sempre più seria, che la filiera delle proteine animali deve affrontare con la massima urgenza, su tutti i fronti. Di certo, non si può attendere il fatidico 2050 fissato dalle Nazioni Unite. Fatti e parole sono più che mai necessari, per evitare di finire prima ai margini della comunicazione e dei provvedimenti governativi e poi a quelli del mercato. La pressione oggi è sopratutto sui governi e sulle istituzioni ma ad essere molto attenti, come mostra anche il rapporto Coop 2021, sono sempre di più i consumatori. Ci si chiede però spesso chi pagherà il costo della ‘green revolution’ perché la sostenibilità sembra diventata quasi un pre requisito da non remunerare. Stretta fra queste considerazioni, l’industria, nella filiera, è chiamata a immaginare soluzioni capaci di tenere insieme l’efficienza economica e la sostenibilità – o, meglio ancora, di farle diventare interdipendenti – senza attendere interventi istituzionali, che rischiano di essere in tremendo ritardo rispetto alle aspettative del mercato e del pianeta. Ma d’altro canto anche quello della comunicazione è uno snodo fondamentale: nessuno si aspetta che l’auto elettrica costi come quella tradizionale. Perché col cibo dovrebbe essere differente?

Rapporto Coop 2021: il 32% degli italiani pensa che sarà necessario cambiare alimentazione per salvare il clima

Proprio in questi giorni è stato pubblicato il Rapporto Coop 2021 che spiega come un italiano su sei abbia modificato le proprie abitudini alimentari per ridurre l’impatto ambientale negli ultimi mesi. Il 13%, secondo lo studio Coop, sta riducendo il consumo di carne e i prodotti veg sono consumati anche da chi cerca solo una alternativa proteica non animale così come sono raddoppiate le vendite di proposte vegane di nuova generazione (bevande, besciamelle, piatti pronti). E non è un caso che gli italiani riconoscano nel riscaldamento climatico il principale fattore di cambiamento del cibo del futuro, sia prevedendone una maggiore scarsità a causa del climate change (26%), sia immaginando che per salvare il clima occorrerà cambiare la nostra alimentazione (32%). E la food revolution è già in corso: gli investimenti nel solo 2020 in cibi e bevande di prossima generazione sono ammontati a 6,2 miliardi di euro.

Meat Atlas 2021: “I giganti della carne e dei latticini emettono 932 milioni di tonnellate di Co2

L’allevamento rappresenta il 14,5% delle emissioni mondiali di gas serra e sta mettendo a rischio la salute del pianeta: le prime 20 aziende zootecniche del mondo emettono più gas serra di quanto non facciano stati come la Germania, la Francia o il Regno Unito. I giganti della carne e dei latticini emettono complessivamente 932 milioni di tonnellate di Co2, mentre la Germania – cioè il Paese che inquina di più tra i tre citati – arriva a 902. E nel mondo tre quarti di tutti i terreni agricoli vengono utilizzati per allevare animali o realizzare le colture per nutrirli. Sono solo alcune delle affermazioni contenute nel Meat Atlas 2021, il resoconto redatto dagli attivisti della rete ambientale Friends of the Earth Europe e dalla fondazione politica Heinrich Böll Stiftung, diffuso in questi giorni, che raggruppa dati e ricerche di varie Ong e istituzioni.

“L’attuale modello di produzione di carne e derivati ha un impatto devastante sul clima, sulla biodiversità e sta effettivamente danneggiando le persone in tutto il mondo”, afferma al Guardian Stanka Becheva, attivista per l’alimentazione e l’agricoltura che lavora con Friends of the Earth. “Dobbiamo iniziare a ridurre il numero di animali da cibo sul Pianeta, incentivare diversi modelli di consumo e assicurarci che le aziende paghino per i danni che hanno creato lungo tutta la catena produttiva”. Nel report si chiede ai governi di limitare i finanziamenti al settore zootecnico, che causano l’aumento della produzione, e imporre tetti alle emissioni di gas serra. I dati raccolti nel report partono da assunti talvolta controversi e smentiti da altre analisi. Ma muovono l’opzione pubblica e non solo. Basti pensare alla relazione diffusa dalla Corte dei Conti Ue a luglio 2021, nella quale si leggeva che: “I finanziamenti agricoli dell’Ue per l’azione per il clima non hanno contribuito a ridurre le emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’agricoltura. E’ dal 2010 che le emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’agricoltura non diminuiscono. Tali emissioni sono direttamente collegate alle dimensioni delle mandrie e i bovini ne causano i due terzi. La quota di emissioni riconducibile alla zootecnia aumenta ulteriormente se si tiene conto delle emissioni connesse alla produzione di mangimi animali (comprese le importazioni).

Social Market Foundation: “I governi devono finanziare il settore delle proteine alternative”

Il think thank inglese Social Market Foundation ha pubblicato un nuovo rapporto per chiedere al governo del Regno Unito (e non solo) di investire in proteine ​​alternative per raggiungere i suoi obiettivi climatici e di sostenibilità. Il documento afferma che incoraggiare il consumo di proteine ​​che non provengono da animali sarebbe politicamente più facile per i ministri che tassare i prodotti tradizionali. Le proteine ​​alternative hanno un impatto sulle emissioni significativamente inferiore e la carne artificiale potrebbe rendere molto più facile per i consumatori apportare tale cambiamento. Per questo, i ministri dovrebbero aumentare significativamente il sostegno per l’industria del novel food.

Il rapporto osserva che, nonostante la crescente popolarità di diete e prodotti progettati per ridurre la quantità di carne nella dieta, il consumo di carne non stia diminuendo rapidamente mentre la riduzione dovrebbe essere di oltre un terzo entro il 2050, in Uk. Per questo, secondo il think thank, sono necessari interventi politici significativi che aiutino i consumatori a cambiare le loro abitudini di acquisto e consumo più rapidamente. Ed è la veloce espansione del mercato delle proteine ​​alternative ad offrire un modo per ridurre il consumo di carne.​ Per questo, i governi di tutto il mondo, secondo il Social Market Foundation, stanno riconoscendo la necessità di incubare il settore delle proteine ​​alternative, data la natura multidisciplinare della ricerca e i potenziali benefici per le finanze pubbliche, l’economia, la salute umana, la sostenibilità e l’ambiente.

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