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Emmanuel Besnier, patron di Lactalis, scrive a Les Echos. E spiega perché il nazionalismo, nel latte, non può funzionare

In patria lo definiscono ‘le patron le plus énigmatique de France’. E, in effetti, è uno dei miliardari più sconosciuti al mondo, la cui riservatezza è leggendaria. Pochissime le interviste, rarissime le apparizioni, nessuna mondanità. Ma in questi giorni Emmanuel Besnier (in foto), 51 anni, nipote del fondatore di quello che oggi è un vero e proprio impero familiare, Lactalis, ha scritto una lunga missiva a proposito della decisione del Consiglio di Stato francese, che ha annullato il decreto relativo all’origine del latte in etichetta per i prodotti trasformati. Dove spiega perché la sua azienda si è fin da subito opposta a questo provvedimento e perché il nazionalismo, nel mondo del latte, è un grave problema. Di seguito la traduzione integrale del testo pubblicato su Les Echoes.

Il settore lattiero caseario, fiore all’occhiello da difendere (di Emmanuel Besnier)

La Francia è il secondo produttore di latte in Europa. Ci sono tutte le ragioni per esserne felici. Il nostro settore, con i suoi 300.000 posti di lavoro nel nostro territorio, perpetua le tradizioni culinarie francesi che promuove nel mondo. Questo fiore all’occhiello nazionale ha un grande surplus: oltre il 40% del latte prodotto in Francia viene esportato, in prodotti trasformati, fuori dai nostri confini. Contribuendo al saldo della bilancia commerciale francese per oltre 4 miliardi di euro. Il latte fa parte della nostra storia e parte del nostro futuro. Oggi, con 15.000 posti di lavoro diretti, Lactalis è il principale datore di lavoro nel settore agroalimentare in Francia e il principale sbocco per i produttori lattiero-caseari francesi.

Interpretazione sbagliata

Nelle scorse settimane, la decisione del Consiglio di Stato che annunciava l’annullamento del decreto volto a rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine del latte sui prodotti trasformati, istituita in via sperimentale, è stata oggetto di forti critiche. È alla luce di questi dibattiti, e di quella che avrebbe potuto essere un’interpretazione errata delle posizioni del nostro gruppo, che vorrei spendere del tempo per spiegare perché questo argomento ci riguarda tutti e le ragioni che hanno guidato la nostra azione, nell’interesse dell’intera filiera, dai produttori ai consumatori.

Ognuno di noi aspira a una dieta sana. In quanto consumatori, le nostre esigenze in termini di qualità, informazioni e anche accessibilità ai prodotti è legittimamente aumentata. Siamo vigili sull’impatto delle nostre scelte sull’ambiente e sull’equilibrio dell’ecosistema. È alla luce di queste nuove esigenze che dobbiamo portare nei nostri piatti prodotti sani e gustosi, anche in tempi di crisi.

Il decreto annullato dal Consiglio di Stato l’11 marzo scorso rendeva obbligatoria l’indicazione dell’origine del latte. Questo decreto, promulgato nell’agosto 2016, è stato a priori la risposta di buon senso a una legittima richiesta di informazione dei consumatori. Tuttavia, l’origine Francia era già presente sui nostri prodotti venduti nel Paese perché quasi tutto il latte, i formaggi e i dessert di marca francese sono fatti con latte francese al 100%. È il nostro orgoglio e continueremo in questa direzione.

L’approccio nazionalista

D’altra parte, temevamo le conseguenze negative del decreto sul settore. Questo è il motivo per cui abbiamo subito presentato il nostro ricorso (nell’ottobre 2016). I nostri vicini europei, strutturalmente importatori di latte, hanno adottato normative simili con l’obiettivo di ridurre le loro importazioni. I paesi tradizionalmente deficitari hanno visto la loro produzione di latte svilupparsi a scapito dei prodotti francesi, che sono stati fortemente penalizzati. Questo approccio nazionalista non è privo di rischi per un settore lattiero caseario francese il cui equilibrio si basa sulla sua influenza all’estero attraverso le esportazioni, due terzi delle quali in Europa.


Questo decreto va contro la libera circolazione in Europa, che è uno dei suoi principi fondanti. Un’Europa che, con i suoi 450 milioni di consumatori, è un’opportunità per le nostre aziende e per l’agricoltura francese attraverso la sua politica agricola comune. Lactalis rimarrà un fervente difensore di un dinamico settore lattiero caseario francese, esportatore e remunerativo che non si ripiega su se stesso con barriere che, alla fine, lo ostacolano.
L’agricoltura francese merita un terreno di gioco all’altezza delle sue qualità. Non chiudiamo noi stessi le frontiere.
Mettere contro l’industria agroalimentare e i produttori è un non senso. Lavoriamo insieme nell’interesse dell’industria per garantire ai consumatori francesi, europei e del resto del mondo l’accesso a prodotti sani e di qualità. Insieme, dobbiamo continuare i nostri sforzi in questa direzione, è in gioco la sostenibilità del nostro settore. L’agricoltura francese merita un parco giochi che corrisponda alle sue qualità. Non chiudiamogli noi stessi i confini.
Mi auguro che la discussione prosegua senza polemiche sotto forma di dibattito piuttosto che di invettive, avendo come obiettivo comune ciò che apprezziamo di più: la vitalità di una filiera lattiero casearia francese d’eccellenza.

Emmanuel Besnier, presidente di Lactalis

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