Forse dovremo abituarci ad un nuovo neologismo, anche questa volta in arrivo dagli Usa: la proteinificazione. Una parola che riassume un trend sempre più forte negli Usa, che coinvolge tutti i prodotti: dai biscotti per la prima colazione agli snack. Ha sempre più fame di proteine, infatti, il consumatore nordamericano, una tendenza su cui Fonterra sta puntando in maniera decisa, come spiega Richard Allen, responsabile Fonterra dell’area atlantica: “I consumatori stanno prestando sempre più attenzione a ciò che mangiano, a cosa contengono i loro alimenti, con il risultato di una netta crescita dell’apprezzamento per gli alimenti ricchi di proteine. Chiamiamo questa tendenza ‘proteinificazione‘”. In tutti i principali supermercati degli Stati Uniti, ogni categoria alimentare ha indicazioni sulle proteine, spiega Allen: dalle patatine di mais alle polveri di siero di latte, caffè e tè, dolciumi, bevande fredde sostitutive dei pasti per adulti e bambini o cibi per la colazione.

“Quando i consumatori prendono decisioni di acquisto, esiste una correlazione davvero naturale tra “è ricco di proteine” e “mi fa bene”. Il mercato, sotto questo profilo, si è notevolmente evoluto, passando da un consumo limitato a sportivi ed atleti ad oggi, in cui c’è una richiesta per applicazioni quotidiane di proteine per tutti i consumatori. Una delle applicazioni più popolari è quella dello spuntino sano. Dieci anni fa gli snack ad alto contenuto proteico generalmente non avevano un buon sapore, ma il lavoro di ricerca e sviluppo svolto sui prodotti ha portato oggi i consumatori a non sacrificare più l’esperienza alimentare per ottenere quel nutrimento, ha affermato.

“La cosa meravigliosa di questa tendenza è che in Nuova Zelanda produciamo una quantità significativa di proteine. I due prodotti principali che produciamo sono il concentrato di proteine del latte e le proteine del siero di latte e solitamente sono ad alte concentrazioni di proteine. Anni di innovazione in questi prodotti ci permettono di introdurre quelle proteine senza sacrificare il gusto e il sapore del prodotto”.