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Green Claims: il consiglio Ue approva la direttiva. Ecco cosa prevede

Ultima tappa del processo decisionale per Green Claims: il Consiglio Ue ha approvato la direttiva contro il greenwashing e le informazioni ingannevoli in etichetta. “Le nuove norme – spiega il comunicato ufficiale di Bruxelles – rafforzeranno i diritti dei consumatori modificando la direttiva sulle pratiche commerciali sleali e la direttiva sui diritti dei consumatori e adattando entrambe alla transizione verde e all’economia circolare. La direttiva proteggerà i consumatori dai green claims fuorvianti, comprese le affermazioni sulle compensazioni delle emissioni di carbonio. Chiarirà, inoltre, la responsabilità dei professionisti in relazione alle informazioni (o alla mancanza di informazioni) sull’obsolescenza precoce, agli aggiornamenti non necessari del software o all’obbligo ingiustificato di acquistare pezzi di ricambio originali”. Si tratta di uno stop all’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “eco” se non supportate da prove. La questione, infatti, è finita sotto i riflettori a causa del proliferare di etichette che utilizzano claim che richiamano tematiche green. Secondo Bruxelles, ci sarebbero almeno 230 tipologie di etichette di questo tipo ma, “quasi la metà” dei processi di verifica dietro tali affermazioni sono “o deboli o non eseguiti”, aveva spiegato la commissione presentando la direttiva.

Quanto ai tempi, spiega la nota: “In seguito all’approvazione della posizione del Parlamento europeo da parte del Consiglio l’atto legislativo è adottato. Dopo la firma da parte della presidente del Parlamento europeo e del presidente del Consiglio, la direttiva sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione“.

Green Claims: cosa prevede la direttiva Ue 

La Green Claims Directive comprende una serie di norme che riguardano il greenwashing a tutela dei consumatori, basata su tre principi fondamentali: fondatezza, comunicazione e verifica. L’obiettivo è che qualunque affermazione ambientale sia fondata su dati verificabili e misurabili, regolamentando in che modo le aziende possono promuoversi presso i consumatori e come non possono farlo. Frasi generiche e senza supporto di dati, come ad esempio “green”, “amico della natura”, “efficiente dal punto di vista energetico” e “biodegradabile”, saranno vietate, a meno che non siano dimostrabili. ​​Il divieto vale anche per tutte le affermazioni relative alla decarbonizzazione: la dicitura carbon neutral non potrà essere più usata, a meno che le compensazioni non siano basate su programmi certificati. In questo caso specifico la Commissione, inoltre, si augura che vengano progettati interventi volti a ridurre gradualmente l’impronta piuttosto che a compensare con metodi non facili da contabilizzare. Questa direttiva aiuterà ad accettare le interpretazioni scientifiche e a condividere pubblicamente i relativi dati; impedendo alle aziende di fare marketing su quanto già previsto dalle norme vigenti. Diventa sempre più necessario, a questo punto, la definizione di standard di riferimento per l’agroalimentare. Ad oggi, infatti, mancano gli standard relativi a tutte le questioni che girano intorno al green, a maggior ragione quando si parla di agricoltura e trasformazione alimentare. Ancora non si è arrivati a definire nemmeno il reale impatto dell’allevamento poiché nel calcolo dei dati che circolano non si tiene conto del fatto che l’agricoltura è l’unico settore che, producendo, compensa le sue emissioni. Questioni non certo secondarie, sulle quali l’Idf sta lavorando insieme con la organizzazioni internazionali per definire standard corretti di misurazione dell’impatto ambientale.