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Direttiva emissioni, trilogo finale il 28 novembre. L’appello delle organizzazioni zootecniche: “Escludere i bovini”

Si torna a parlare della Direttiva 2010/75/Ue, la cosiddetta direttiva emissioni industriali. Con l’avvicinarsi del trilogo che dovrà prendere la decisione finale, previsto per il 28 novembre, le organizzazioni del settore della carne si appellano al ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, e a quello dell’Agricoltura, Lollobrigida, chiedendo l’esclusione della zootecnia bovina dalla Direttiva. Perché, nonostante alcune notizie circolate nei mesi scorsi, la questione è ancora sul piatto. Ecco, di seguito, il testo dell’appello firmato dai presidenti di IntercarneItalia, Italiazootecnica e Assocarni.

Direttiva emissioni: tre organizzazioni scrivono a Lollobrigida e Pichetto Fratin

“Egregi Ministri,
le scriventi Organizzazioni hanno seguito da vicino ed in tutte le sue fasi, la problematica rappresentata dal tentativo di inclusione della zootecnia bovina da carne nella Direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio sulle emissioni industriali, discussa e votata prima in Commissione Agricoltura, poi in Commissione Ambiente (ENVI) e infine in plenaria del Parlamento europeo. Nei tre livelli di discussione e votazione dell’emiciclo europeo, grazie agli appelli ed alle motivazioni portate ai decisori, la zootecnia bovina è stata esclusa dall’inserimento nella Direttiva di cui all’oggetto. Ora manca l’ultimo passaggio, il Trilogo, che sembra sia previsto per il 28 novembre 2023, che dovrà decidere definitivamente su come strutturare la Direttiva 2010/75/UE.

Protagonista nel Trilogo sarà la Commissione ENVI che potrebbe proporre un compromesso per inserire la zootecnia bovina con parametri che, in ogni caso, comporterebbero un ingiustificato aggravio di costi a carico degli allevatori con il rischio di far scomparire un elevato numero di stalle (allevamenti protetti) con gravi impatti negativi sull’intero ecosistema agricolo. In proposito, si rammenta che la peculiarità della zootecnia bovina è l’autoproduzione di buona parte degli alimenti zootecnici di cui necessitano gli animali che lega indissolubilmente il settore al fondo agricolo. Peraltro, le caratteristiche rurali della produzione bovina consentono la salvaguardia e tutela del territorio, prevenendo il dissesto idrogeologico e l’abbandono delle aree marginali grazie alla presenza costante dell’allevatore / agricoltore.

L’abbandono della produzione bovina comporterebbe altresì la perdita dei processi virtuosi di economia circolare che la contraddistinguono. Basti pensare ai numerosi sottoprodotti e co-prodotti che si ottengono dalla filiera delle carni bovine e che sono destinati a vari utilizzi diversi e complementari rispetto all’alimentazione umana (farmaceutico, biomedicale, mangimistico, pelletteria, bioenergie ecc.).
Pertanto, in vista della riunione del Trilogo, Vi invitiamo a rigettare tutte quelle disposizioni che vorrebbero includere il settore bovino all’interno della Direttiva, imponendo soglie stringenti sulla base di un’errata equiparazione dell’allevamento alle attività industriali.

Analoga azione verrà fatta verso i rispettivi rappresentanti istituzionali dai colleghi di Francia (INTERBEV) – Belgio (FEBEV) – Grecia (EDOK) – Spagna (PROVACUNO e INTEROVIC) – Polonia (PZBM) che, assieme a OI INTERCARNEITALIA, hanno costituito a fine agosto 2023 la Confederazione europea “S.E.L.M.A. – Sustainable European Livestock Meat Association”, che si riunirà a Venezia il 24 novembre 2023 per discutere su come valorizzare e difendere la zootecnia da attacchi, come quello portato con la discussione della Direttiva in oggetto. Nel confidare in un Vostro autorevole intervento, affinché l’Italia contribuisca concretamente, prendendo posizione, come già fatto durante il Consiglio europeo Ambiente del 16 marzo u.s., ad evitare l’inserimento della zootecnia bovina europea nella Direttiva 2010/75/UE, rimaniamo a Vostra completa disposizione per ogni eventuale ulteriore informazione”.