SuperMercato

Trimestre anti-inflazione, è caos nei supermercati

Il trimestre anti-inflazione voluto dal governo, ufficialmente, è cominciato ieri. Il patto siglato a Palazzo Chigi per frenare il caro spesa prevede tre mesi con sconti su una serie di prodotti di prima necessità, è stato sottoscritto da 32 associazioni di categoria e coinvolge per la maggior parte i punti vendita della grande distribuzione, segnalati sul sito del Mimit. La prima giornata dell’iniziativa, dunque, cascava ieri, con l’inizio di ottobre. Moltissimi i consumatori che domenica si sono recati subito nei punti vendita per verificare l’applicazione ed effettuare gli acquisti. E qui cominciano i dolori. Prima di tutto c’è un po’ di confusione intorno a questa iniziativa: tanti infatti i clienti dei supermercati convinti che si tratti di un obbligo di legge, e non di una iniziativa volontaria , che hanno invocato (e anche chiamato) controlli severi della Guardia di Finanza contro quei punti vendita che già ieri non esponevano il famoso talloncino che identifica i prodotti coinvolti nel trimestre anti-inflazione, come ad esempio i negozi Esselunga. Anche sui prodotti, alla prova dei fatti, non si registra grande entusiasmo. L’iniziativa, al momento, coinvolge i prodotti a marchio dei supermercati e si applica a quelle referenze già oggetto di altre campagne come i ‘Bassi e Fissi’ di Conad o i prodotti Smart di Esselunga. Inoltre, esclude carne, frutta e verdura, a causa dell’eccessiva volatilità dei prezzi in queste categorie. Nei prossimi giorni è già previsto che si allarghi sia il numero dei punti vendita (dovrebbero arrivare a 25mila) che i prodotti coinvolti, anche grazie ad incontri previsti con l’industria di marca.

Il trimestre anti-inflazione volano per la Mdd?

A margine della firma, la grande distribuzione ha sottolineato quella che ritiene una scarsa collaborazione dell’industria di marca. Le insegne, in questi giorni, sono in pressing nei confronti dei loro fornitori, cui chiedono prima di tutto di rivedere le richieste di aumento dei listini per i prossimi mesi. Così ha fatto Coop, ad esempio, che per bocca del presidente Marco Pedroni spiega: “Come Coop abbiamo inviato nei giorni scorsi una lettera ai nostri 100 principali fornitori di marca industriale invitandoli a rivedere le richieste di aumento dei listini in gran parte già ricevute; solo pochissimi hanno risposto e alcuni di questi in modo negativo. In particolare dalla maggiori imprese di marca nessun riscontro”. Se l’effetto sulla spesa degli italiani, almeno a giudicare da quanto si è visto fino ad ora, potrebbe essere ridotto, sicuramente l’iniziativa colpisce l’industria di marca, su due fronti: i listìni e l’ulteriore crescita della marca commerciale. Il trimestre anti-inflazione potrebbe infatti rivelarsi un volano per la Mdd, che negli ultimi quattro mesi ha già guadagnato terreno, arrivando a superare il 31%). Secondo i dati di NIQ, gli italiani acquistano questo tipo di prodotti per gestire al meglio le proprie spese ed avere un maggior controllo sui costi; il 43% dei consumatori considera le private label una buona alternativa ai grandi marchi e il 38% ritiene che abbiano in generale un buon rapporto qualità/prezzo. Stando all’ultima rilevazione ne “Lo Stato del Largo Consumo” in Italia la quota dei prodotti a marchio del distributore (MDD) per il solo mese di agosto si attesta al 22,3% del LCC nel perimetro Iper, Super e Liberi Servizi. Mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i Discount – registra il 31,5%, un valore pari a quello osservato nel mese di giugno e luglio 2023 e superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (30,5%).