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Ambrosi/Lactalis: tutti i perché dell’operazione

La notizia dell’acquisto di Ambrosi da parte di Lactalis circolava già da qualche tempo, così come quella relativa alla volontà di Giuseppe Ambrosi di cedere l’azienda di famiglia. Ma sulla strada di questa operazione c’era anche l’offerta di Granarolo, interessata all’acquisto di uno dei player più importanti nel settore dei duri Dop, cioè Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che ha rallentato la decisione finale. Anche se Lactalis è sempre partita da una posizione di vantaggio, rappresentata dal 25% di capitale sociale detenuto da Emmi, senz’altro più vicina all’azienda guidata da Emmanuel Besnier piuttosto che alla cooperativa bolognese. E così, alla fine, i giochi si sono chiusi e Lactalis, che resta in attesa del via libera dell’Antitrust, ha messo Ambrosi nel ricco pacchetto delle proprie aziende. Non ufficiali le cifre anche se, basandosi sullo storico del settore e sull’Ebitda di Ambrosi, l’operazione dovrebbe aver toccato i 300 milioni di euro.

Ma cosa ha spinto Lactalis verso l’acquisto di Ambrosi? Sicuramente c’è, in primis, la filosofia dell’azienda e del suo patron: crescere per acquisizioni, cogliendo tutte le opportunità più interessanti nel mercato mondiale. Lactalis ha una media di acquisizioni, in giro per il mondo, veramente da primato. Ma l’operazione Ambrosi è qualcosa di più. Non è tanto il latte ad essere in gioco perché l’azienda bresciana, sopratutto, stagiona e confeziona prodotti già trasformati. Ciò che conta è la presenza capillare sui mercati mondiali e la posizione primaria nel settore dei duri Dop. Un mondo nel quale Lactalis è entrata in maniera diretta con l’acquisto di Nuova Castelli ma nel quale non ha ancora trovato la quadra. Nuova Castelli, d’altronde, era un boccone appetitoso ma con alcune criticità, due stabilimenti non più efficienti e molti debiti. Quella di Ambrosi è una realtà con una storia ben più lunga e un consolidamento, nelle Dop, di tutto rispetto. Non c’è da sottovalutare anche un altro aspetto: sempre di più sarà importante poter contare su prodotti ad alto valore aggiunto, in giro per il mondo, capaci di dare remunerazione a una materia prima sempre più cara. L’Italia, con il suo tasso negativo di natalità, è un mercato che sul lungo periodo non sarà più capace di garantire gli attuali volumi. Ed è per questo che è necessario, per tutte le aziende, essere sempre più attive in chiave export, con prodotti capaci di affrontare anche momenti difficili e crisi di mercato, come lo sono Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Ovviamente, non è da dimenticare un altro aspetto essenziale: se non l’avesse comprata Lactalis, l’azienda bresciana sarebbe finita nel patrimonio del suo principale concorrente nazionale, cioè Granarolo. Ed è ovvio che nessuno dei due contendenti vede di buon occhio il pesante rafforzamento dell’altro.

Sul piatto resta però un altro interrogativo: ma Giuseppe Ambrosi cosa farà? Già presidente di Assolatte e oggi alla guida di Eda, l’associazione europea dei produttori lattiero caseari, è uno dei protagonisti di questo settore ed è difficile pensare che possa uscirne. Ma oggi, dovrebbe avere a disposizione, oltre all’esperienza, anche un significativo tesoretto da investire…