Arla, Valio, Danone: i colossi lattiero caseari lasciano la Russia
Fra i tanti risvolti della crisi in Ucraina c’è anche quello dell’operatività delle aziende che hanno uno o più impianti in Russia e si trovano, oggi, nella difficile posizione di decidere come proseguire le attività e garantire i lavoratori. Arla Foods, una delle più grandi aziende lattiero casearie del mondo, smetterà di operare nel paese. La cooperativa danese ha annunciato infatti di aver “avviato i preparativi per sospendere le sue attività in Russia” a causa dell’invasione dell’Ucraina.
Arla, proprietaria, tra l’altro, del brand di burro Lurpak, ha affermato che la decisione comprende sia le operazioni locali sia le importazioni. In una breve dichiarazione, Peder Tuborgh, ceo di Arla, ha spiegato: “L’impatto e le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina sono tragici. Condivido le speranze di tanti in tutto il mondo, che una soluzione pacifica venga trovata rapidamente. Ora stiamo prendendo provvedimenti per sospendere le nostre operazioni e concentrarci su come supportare i nostri 70 colleghi in Russia”.
Ma non è solo Arla. Anche altri produttori agroalimentari hanno annunciato la sospensione o la chiusura delle loro attività. Nell’ambito lattiero caseario anche il gruppo finlandese Valio ha annunciato l’interruzione immediata delle sue attività in Russia, con la chiusura del caseificio nei dintorni di Mosca, che impiega circa 400 persone. “Condanniamo rigorosamente l’attacco della Russia all’Ucraina indipendente. Eticamente, Valio non può continuare ad operare nel paese; pertanto, stiamo terminando le operazioni commerciali in Russia”, ha affermato Annikka Hurme, ceo di Valio. Il produttore lattiero caseario finlandese ha già interrotto tutte le esportazioni dalla Finlandia verso Russia e Bielorussia, nonché le importazioni di ingredienti e materiali di imballaggio dalla Russia alla Finlandia.
Danone, invece, ha affermato che interromperà i suoi investimenti, anche se la produzione e la distribuzione di prodotti dell’azienda nel Paese continuano, almeno per il momento, per soddisfare le esigenze alimentari essenziali della popolazione locale. Inoltre, l’azienda ha chiuso uno dei suoi due stabilimenti in Ucraina, aggiungendo che il secondo è stato chiuso ma è poi riuscito a riprendere le operazioni, come accaduto la scorsa settimana anche allo stabilimento Lactalis. E proprio il patron dell’azienda francese, Emmanuel Besnier, ha deciso che pagherà interamente gli stipendi agli 800 dipendenti del gruppo, in Ucraina, indipendentemente dalle giornate lavorate nei mesi di febbraio e marzo.