Premio stalla: le reazioni dei sindacati e l’allarme di Assolatte
La firma dell’accordo sul premio stalla, siglato dal settore della trasformazione, dalla distribuzione e dalle sindacali agricole, è stata accompagnata da dichiarazioni di grande soddisfazione di queste ultime. “Con un atto di responsabilità è stata accolta la nostra proposta per un aumento di quattro centesimi del prezzo minimo del latte alla stalla in Italia senza che vi sia un impatto sui consumatori”, ha commentato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Ma, oltre alle dichiarazioni di prammatica, la confederazione sta annunciando l’accordo asserendo che “Coldiretti ha ottenuto quattro centesimi in più per il latte alla stalla senza impatto sui consumatori”.
“E’ il primo passo significativo nella direzione da noi auspicata. Ora è indispensabile lavorare per valorizzare il prodotto italiano, obiettivo che vede impegnata in prima linea la parte agricola e che deve vedere coinvolti tutti gli attori. Siamo particolarmente soddisfatti che sia stata accolta la nostra proposta di rendere strutturale il Tavolo con un apposito decreto ministeriale”, è il commento di Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Positivo anche il parere di Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori italiani, che parla dell’accordo come di “un primo importante risultato a sostegno della filiera lattiero casearia e un buon punto di partenza per garantire un adeguato prezzo ai produttori, messi ko dall’aumento insostenibile dei costi delle materie prime sul fronte energetico e per l’alimentazione degli animali”.
Premio stalla, il commento di Assolatte: “Le nostre imprese non riescono più a sopportare gli aumenti”
L’associazione degli industriali del latte, che pur gravata dalle medesime difficoltà ha sottoscritto l’intesa, aggiungendo il contributo di un centesimo, commenta la notizia per bocca del suo presidente, Paolo Zanetti, che spiega: “Come ha sempre fatto, confermandolo anche in questi mesi difficilissimi, Assolatte e le industrie lattiero casearie italiane continuano la strada del dialogo, con il senso di responsabilità che le contraddistingue. Fin dalle prime sollecitazioni del ministro le nostre imprese si erano già attivate, lavorando con gli allevatori per cercare possibili soluzioni ai loro problemi, nel rispetto dei contratti in essere e della normativa sulla concorrenza”. Ma Zanetti coglie anche l’occasione per ribadire le difficoltà delle imprese di trasformazione, che oggi non sono più in grado di assorbire le impennate dei prezzi. Un tema caldissimo perché in Italia, diversamente da quanto sta accadendo altrove, il trasferimento degli aumenti di prezzo lungo la filiera, fino al consumo, sembra essere bloccato. “Capiamo bene le difficoltà degli allevatori, che sono anche le nostre. Lo ripetiamo da tempo: gli aumenti stanno colpendo in modo drammatico anche le nostre imprese, pressate da mesi da costi che fino ad ora hanno assorbito in silenzio, ma che non riescono più a sopportare“.
Sul campo: il parere degli allevatori
Non sono certo entusiastici come quelli di chi li rappresenta, i commenti di molti allevatori sull’intesa sottoscritta al Mipaaf. Nella seguitissima pagina Facebook Idea…latte se ne parla fin dalle prime ore del mattino. C’è chi sconsolato osserva che “han partorito il solito topolino”, chi parla di “accordo fallimentare” e chi commenta: “Accordo Salva stalle? Ma i costi di produzione che sono aumentati li hanno tenuti in considerazione? I 41 avremmo già dovuto prenderli l’anno scorso. A me sa di ennesima presa in giro. C’è poco da fare I salti di gioia”. Infine qualcuno, sconsolato, conclude: “L’impegno degli allevatori oggi viene riconosciuto solo dalle vacche”.
Premio stalla: e se si rivelasse un boomerang?
E’ chiaro che uno degli obiettivi del premio stalla è far salire le quotazioni del latte italiano venduto fuori dalle Dop, per cercare di portarle al livello del circuito delle denominazioni, approfittando della libertà consentita dal periodo pandemico e dal meccanismo individuato, cioè un trasferimento di fondi dalla Gdo. Ma questo problema prescinde dall’attuale situazione di mercato, con l’esplosione dei costi energetici, logistici, agricoli e così via, e grava sulla filiera da diverso tempo, soprattutto a causa del latte che viene immesso sul mercato dalla trasformazione per rispettare i piani di contenimento della produzione delle Dop. Una situazione sempre più esplosiva perché il latte fuori quota viene prodotto grazie ai contributi del Psr, ottenuti proprio perché produttori di Dop.
Insomma, una vera e propria distorsione della concorrenza tra chi è fuori e chi è dentro le denominazioni, che si è fatta sempre più evidente nell’ultimo periodo. Ma quella del ‘premio stalla’ è una misura tampone che non risolve in nessun modo il problema strutturale che grava sul latte. E che, oltre al tema delle Dop, è fatto di tantissimi altre storture, contributi, costi e burocrazia fuori mercato rispetto agli altri paesi. Questo premio rischia di essere il classico pannicello caldo che invece di curare serve a nascondere le reali difficoltà. Ma non solo. La tabella fissata dall’intesa sottoscritta al Mipaaf rischia di diventare un vero punto di riferimento per le quotazioni del latte nei prossimi mesi, impedendo la reale contrattazione fra le parti e la veloce risposta alle inevitabili fluttuazioni di mercato. E’ sempre più chiaro che le difficoltà, per quasi tutte le filiere, sono davanti e non alle spalle. Le tensioni globali su logistica e approvvigionamenti, i prezzi degli energetici, la possibile ulteriore impennata delle materie prime e le rigidità italiane delle norme pandemiche e non solo, che hanno comunque un costo, rischiano di far diventare quelle cifre lontane dal mercato. Ma l’accordo toglie spazio alle future contrattazioni: c’è già il premio stalla, c’è già l’accordo patrocinato dal governo. E se alla fine fosse un boomerang?
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