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Emissioni zero: FrieslandCampina testa una nuova metodologia per calcolare il sequestro di Co2 in allevamento

Il settore zootecnico vive una fase difficile, nella quale si trova costantemente sotto attacco, spesso per ragioni ambientali. Secondo i dati diffusi quasi giornalmente da enti e associazioni che si occupano, a vario titolo, di ambiente, l’allevamento rappresenterebbe il 14,5% delle emissioni mondiali di gas serra e starebbe mettendo a rischio la salute del pianeta. L’ultimo report pubblicato, in ordine di tempo, è il Meat Atlas 2021, resoconto redatto dagli attivisti della rete Friends of the Earth Europe e dalla fondazione politica Heinrich Böll Stiftung, che raggruppa dati e ricerche di Ong e istituzioni. Secondo il rapporto, “le prime 20 aziende zootecniche del mondo emettono più gas serra di quanto non facciano stati come la Germania, la Francia o il Regno Unito. Le emissioni dei giganti della carne e dei latticini ammontano complessivamente 932 milioni di tonnellate di Co2, mentre la Germania – cioè il Paese che inquina di più tra i tre citati – arriva a 902”. Il tema della Co2 è uno dei più caldi e i dati che vengono diffusi spesso individuano agricoltura e zootecnia come il nemico numero uno. Mai, però, viene considerato un aspetto tanto semplice e intuitivo, quando decisivo per l’analisi dei numeri legati a queste fondamentali attività: il sequestro della Co2, cioè lo stoccaggio a lungo termine del carbonio, ad esempio nelle piante e nel suolo. In Italia, il Gruppo Brazzale ha annunciato, nel 2019, di aver raggiunto la neutralità di carbonio per l’intero gruppo con la piantagione di 1,5 milioni di alberi su propri terreni, proprio grazie alla loro capacità di catturare la Co2. Perché quella del sequestro di carbonio è una soluzione che potrebbe rivelarsi fondamentale per l’obiettivo emissioni zero e nella lotta al cambiamento climatico. Ma nonostante questo, viene raramente evidenziata, analizzata e utilizzata. Tra l’altro, anche per la scarsità di sistemi di calcolo della Co2 sequestrata. Per questa ragione, il colosso cooperativo olandese Friesland Campina ha annunciato la messa a punto, con un team composto da altre aziende, scienziati e specialisti della valutazione del ciclo di vita (Lca), della prima metodologia basata su Lca per il calcolo del sequestro del carbonio nei sistemi di allevamento. C-Sequ, questo il nome di questo metodo disponibile per i test pilota, è progettato per incoraggiare l’implementazione di pratiche di gestione agricola che promuovano la cattura del carbonio nel suolo e nella vegetazione, quantificate in modo preciso.

Spiega Margrethe Jonkman, direttore globale ricerca e sviluppo di FrieslandCampina: “I nostri agricoltori intraprendono ogni tipo di azione per ridurre il loro impatto climatico, cruciale per la nostra ambizione di un futuro a emissioni zero. Il sequestro del carbonio è una soluzione e le linee guida C-Sequ sono lo strumento chiave per aiutare a misurare gli sforzi dell’agricoltore in modo efficace e scientifico. Aiutando a comprendere quanto fatto e i possibili miglioramenti. Inoltre, potrà rappresentare la base per compensare il loro impegno”.

La sperimentazione della metodologia C-Sequ è già in corso in più di 100 diversi sistemi di produzione in tutto il mondo ma vengono incoraggiati ulteriori progetti pilota per il settore lattiero caseario, così da massimizzare la raccolta dati e la messa a punto della metodologia. I risultati di questi studi, compresi i potenziali miglioramenti, saranno incorporati in una metodologia aggiornata, che verrà pubblicata nel 2022.

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