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Il Mipaaf segnala 13 caseifici all’Antitrust per violazione dell’articolo 62

Pratiche sleali nei confronti dei propri conferenti latte, in violazione dell’articolo 62 che regola i rapporti di filiera. E’ per verificare questa ipotesi che, proprio a ridosso della fine dell’anno, l’Antitrust ha annunciato l’avvio di tredici istruttorie nei confronti di altrettanti caseifici acquirenti di latte crudo, vaccino ed ovicaprino, situati in Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna e Puglia.  

La denuncia del Mipaaf

Le istruttorie sono state tutte avviate su segnalazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, a seguito dei controlli eseguiti dai propri Uffici Territoriali, nel corso del 2019 e nel primo semestre del 2020, cioè durante i mesi del primo lockdowwn e nel periodo immediatamente successivo, che hanno comportato senza dubbio momenti di difficoltà e veloci cambi di strategia per le industrie di trasformazione. 

Le pratiche contestate

Diverse le condotte contestate nelle comunicazioni di avvio delle 13 istruttorie. In otto casi, ad esempio, sotto accusa ci sono le modalità con le quali viene disciplinata la fornitura del latte fresco. Sarebbero mancati alcuni elementi fondamentali, come i contratti scritti, l’indicazione del prezzo o la quantità del latte oggetto di conferimento. Ma ci sarebbero anche la durata dei contratti inferiore ad un anno, che non è consentita, il ritardo nei pagamenti (che devono essere effettuati entro trenta giorni dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura), l’imposizione, da parte dei caseifici, di una riduzione unilaterale e retroattiva del prezzo del latte previsto per i mesi di marzo e aprile 2020 a causa della gravissima ed imprevedibile crisi che si è determinata nel settore lattiero caseario a causa del Covid. “Le pratiche si inquadrano in una situazione di significativo squilibrio di forza commerciale che connota la filiera di produzione e commercializzazione del latte crudo e che vede gli allevatori conferenti in una posizione di debolezza strutturale nei confronti della propria controparte contrattuale, rappresentata dai caseifici di trasformazione”, si legge nella nota dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Una affermazione che suona già come una decisione più che come l’annuncio dell’apertura di una istruttoria. E, oltretutto, sconfessa in parte quanto affermato dalla stessa Antitrust nel 2016, dopo l’inchiesta sulla filiera latte, quando aveva concluso che: “Sotto il profilo concorrenziale, le analisi svolte nell’ambito dell’indagine, pur confermando che il settore agricolo rappresenta l’anello più debole della catena di produzione del valore, quanto meno nella situazione in cui i singoli allevatori contrattino individualmente con l’industria, non sembrano evidenziare particolari elementi di criticità nei meccanismi di trasmissione delle oscillazioni dei costi nei settori a valle della filiera”. 

La lettera di Coldiretti al ministro Teresa Bellanova

Solo pochi giorni prima della notizia di avvio dell’istruttoria su indicazione del Mipaaf, il tema dei contratti latte e dell’equa remunerazione aveva già fatto il suo ingresso al ministero. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, aveva scritto al ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova (in foto), proprio sul tema del prezzo del latte. Segnalando, nell’ambito delle trattative per i rinnovi dei contratti di vendita del latte per il Grana Padano, alcune proposte industriali di contratti con un prezzo del latte definito da Prandini “assolutamente insoddisfacente e in totale contrasto con le norme del Piano Produttivo in merito all’obbligo dell’equa correlazione tra prezzo del latte pagato alla stalla e valore del formaggio”. Ma sempre l’Antitrust, nel 2016, aveva richiamato proprio il Mipaaf a vigilare con attenzione su “contenuti e modalità di approvazione dei piani di contingentamento produttivo. Se, da un lato, infatti, tali piani consentono di sostenere il prezzo dei prodotti finiti, a vantaggio soprattutto dei produttori industriali, dall’altro, essi comprimono gli sbocchi produttivi per gli allevatori nazionali, costretti a ripiegare su canali di collocamento meno remunerativi. Inoltre, nella misura in cui i piani di contingentamento si traducono nell’implementazione di un rigido sistema di quote produttive, essi tendono necessariamente a ingessare la struttura produttiva esistente, sacrificando la crescita delle imprese più efficienti a scapito di quelle con costi di produzione più elevati”. C’è molto di cui occuparsi nel mondo del latte, sopratutto in questo momento. E, forse, la priorità dovrebbe essere quella di capire cosa sta accadendo e cosa potrà succedere nei prossimi mesi. Perché le aziende, tutte le aziende, aspettano tantissime risposte. Ma prima, nell’agenda del ministro, c’è l’urgenza di riempire, forse, una casella importante. Raffaele Borriello, suo capo di gabinetto nominato proprio ad inizio anno e direttore generale di Ismea, lascerà la sua carica, il 14 gennaio, per prendere le redini dell’ufficio legale proprio di Coldiretti. Confermando la tradizione tutta italiana delle porte girevoli al Mipaaf (e non solo).

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