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Parmigiano Reggiano: exploit delle vendite in Italia, nel 2023

Nel complesso, il giro d’affari al consumo del Parmigiano Reggiano, nel 2023, ha toccato il massimo storico di 3,05 miliardi di euro contro i 2,9 miliardi del 2022, in aumento del 5%. Risultati positivi per le vendite totali a volume (+8,4%), sostenute da un andamento positivo dell’export (+5,7%), e, soprattutto, delle vendite in Italia (+10,9%): un exploit sorretto in modo particolare dalla convenienza relativa del Parmigiano Reggiano nei canali retail e ingrosso, dovuta a un calo delle quotazioni del prodotto stagionato e al contemporaneo aumento dei prezzi dei prodotti alternativi. I dati sono stati presentati dal Consorzio del Parmigiano Reggiano il 26 marzo nel corso dell’annuale conferenza stampa a Palazzo Giureconsulti, a Milano. Per la Dop, si è trattato di un anno di grandi sfide: i caseifici e gli operatori commerciali hanno collocato sul mercato la produzione più alta, quella del 2021 (4,1 milioni di forme), in un contesto legato alle incertezze macroeconomiche causate dai conflitti internazionali e al trend inflattivo che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie. Nonostante queste premesse, il 2023 è stato un anno positivo. Tale tendenza ha coinvolto anche il mercato del “fresco”: per il Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore la media annuale delle quotazioni all’origine, pari a 10,12 euro/kg, ha registrato nel 2023 un lieve calo del 5% rispetto alla media del 2022 (10,65 €/kg).

Parmigiano Reggiano: stabile la produzione, bene l’export

La produzione è risultata stabile rispetto al 2022: 4,014 milioni di forme vs 4,002 milioni nel 2022 (+0,3%). Tra le provincie della zona di origine, prima per produzione è Parma (1.350.415 forme vs 1.357.224, -0,50%), seguita da Reggio Emilia (1.217.380 forme vs 1.245.159, -2,23%), Modena (860.971 forme vs 849.145, +1,39), Mantova (476.361 forme vs 455.439, +4,59) e Bologna (109.173 forme vs 95.303, +14,55%). Tale stabilizzazione costituisce un punto di forza per guidare il comparto verso condizioni di equilibrio negli anni di commercializzazione 2024 e 2025.

La quota Italia si attesta al 57%. Per quanto riguarda i canali distributivi, la GDO rimane il primo (65%), seguita dall’industria (17,1%), che beneficia della crescente popolarità dei prodotti caratterizzati dalla presenza di Parmigiano Reggiano tra gli ingredienti. Il canale Horeca rimane fanalino di coda, e quindi con un enorme potenziale di sviluppo, attestandosi all’8,2% del totale. Il restante 9,9% è distribuito negli altri canali di vendita.

Le vendite dirette dei caseifici (per oltre l’85% in Italia, con circa 8.000 t. vendute) rappresentano il 5% delle vendite totali e hanno registrato un forte aumento (+10,8%)

La quota export rappresenta oggi il 43%, con una crescita del 5,7%. Risultati particolarmente positivi in Spagna (+7,8%), Francia (+6,9%), Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop (+7,7%) e Australia(+21,8%). Uniche note negative sono quelle registrate in Canada (-6,5%) e Giappone (-8,2%), rispettivamente per problemi legati alle quote e al cambio. Con 31,8 milioni di euro investiti per marketing, comunicazione esviluppo dei mercati nel 2023Parmigiano Reggiano ha confermato il percorso avviato da alcuni anni per diventare un vero brand globale, pronto ad affrontare gli ostacoli posti da mercati estremamente vasti, ricchi di prodotti d’imitazione e caratterizzati da una marcata confusione al momento dell’acquisto. Il Consorzio sta lavorando assiduamente per valorizzare la distintività della Dop, fornendo al consumatore più informazioni sulle sue caratteristiche: la stagionatura, la provenienza, il processo produttivo e il gusto, tutti particolari che offrono l’opportunità di differenziarsi dai concorrenti.

Il 2023 è stato un anno di grandi sfide per il Parmigiano Reggiano, ma si è concluso con risultati positivi, con vendite al +8,4% ed esportazioni al +5,7%“, ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Nel prossimo futuro, il Consorzio dovrà sempre più investire sulla crescita nei mercati esteri, che rappresentano il futuro della nostra Dop. Ciò impone una partnership sempre più forte tra i produttori e quei commercianti che dispongono di una rete vendite e della forza per affrontare i mercati internazionali. È evidente come, in questo scenario, gli USA svolgano un ruolo fondamentale; motivo per cui siamo particolarmente preoccupati dal risultato delle elezioni di novembre, in cui rischia di prevalere una politica di protezionismo. Nel 2024 il Consorzio compie 90 anni, ma ci sentiamo più energici e proiettati al futuro che mai. Stiamo attraversando un momento di forte cambiamento, in cui si profilano con chiarezza le inevitabili rivoluzioni del futuro: il tema della sostenibilità; la gestione dei costi di produzione in uno scenario di incertezze mondiali; la tutela nella dimensione globale dei mercati e degli accordi di libero scambio; le nuove sensibilità dei consumatori. Questi aspetti, centrali per il futuro della Dop e delle imprese della filiera, si manifesteranno in ambiti che dovranno essere governati o presidiati dal Consorzio, fondato il 27 luglio 1934 proprio sul principio della potenza dell’azione collettiva rispetto a quella dei singoli. Insieme fronteggeremo le sfide future“.