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Trattori, adesso Coldiretti trema. Gesmundo scrive ai direttori: “Sotto attacco siamo noi”

In ogni paese coinvolto la protesta dei trattori, accanto agli obiettivi comuni, ne ha di specifici legati alla propria realtà normativa e agricola. In Italia è sempre più chiaro che la protesta ha un bersaglio ancora più grosso delle politiche green dell’Unione Europea. E questo bersaglio ha un nome preciso: Coldiretti. Dopo anni nei quali il malcontento per lo strapotere di Coldiretti, gli scandali sui compensi (si vedano i famosi 1,8 milioni di euro di compenso al segretario generale Vincenzo Gesmundo), i sistemi poco democratici di gestione del dissenso, le posizioni ideologiche e lontane dal mondo agricolo (la Pac ha sempre avuto il sostegno dell’organizzazione, ad esempio) e la vicinanza con le stanze del potere politico e industriale (vedi Filiera Italia), provocavano malumori senza troppe conseguenze, oggi questo malumore sembra pronto ad esplodere. La paura è palpabile se si legge la missiva, intercettata dal sito GIFT (Great Italian Food Trade) di Dario Dongo, che il potente segretario generale Vincenzo Gesmundo (in foto) ha inviato il 7 febbraio ai direttori regionali e provinciali. Nella quale si legge, tra l’altro: “Serve al tempo stesso esprimere con chiarezza il concetto che queste proteste – accanto all’indubbio malessere dei molti – portano l’impronta riconoscibile del teppismo e di una politica che si svende per una manciata di voti”.

Gesmundo chiama i suoi alla mobilitazione come mai era accaduto nella storia di Coldiretti, chiedendo di organizzare: “non meno di quattro assemblee per provincia raccogliendo il maggior numero di soci” per tentare un dialogo dopo che Coldiretti, per settimane, ha ignorato la protesta fino al momento in cui si è resa conto che i trattori marciavano anche per lei. “Serve che tutti portino con sé la consapevolezza nutrita dal cuore e dalla mente che questa minaccia che stiamo affrontando è rivolta alla Coldiretti, è mirata a cancellare la nostra identità, la nostra forza, il nostro stesso esistere”. La lettera, cui è allegato anche un video ‘motivazionale’ si chiude con toni enfatici: “Dovete saper trovare le parole per attingere a ciò che rappresentiamo e abbiamo rappresentato: dal 1944 in avanti Coldiretti ha voluto dire emancipazione, cittadinanza riconosciuta a chi procurava e procura il cibo, alle famiglie di agricoltori e ai singoli. In un mondo che cambiava e continua a cambiare siamo gli unici che hanno conservato lo stesso simbolo, gli stessi colori, le stesse bandiere. È il momento di ribadirlo, è il momento di mettere in primo piano ‘L’Orgoglio Coldiretti’”.

Trattori, il testo della lettera di Gesmundo

“Credo che l’incontro che abbiamo avuto ieri a Roma abbia contribuito a chiarire il percorso che nell’immediato come Coldiretti dobbiamo seguire:

– serve in primo luogo riannodare con li maggior numero di soci possibile, il filo di un racconto che malauguratamente per responsabilità nostre e ragioni oggettive, abbiamo interrotto; serve cioè mettere in fila gli obiettivi raggiunti in questi anni. E sotto questo profilo avete materiali di supporto scritti e filmati;

– serve mettersi nello stato d’animo dell’ascolto, nella consapevolezza che quanto può apparire a noi come un micro-problema, nell’animo del socio in questa stagione difficile, può esser vissuto come un ulteriore momento di abbandono o di solitudine;

– serve non assumere, in questa fase, l’atteggiamento di chi ha qualcosa da difendere o da cui difendersi: le nostre parole e la nostra postura siano il lievito che fa uscire ciò che i soci, per timore, per rancore o per rispetto allontanano;

– serve che noi e loro siamo consapevoli che qualsiasi sia la reazione che metteremo in campo, essa sarà l’esito di un lavoro e di uno scambio che ci ha visto ‘insieme’;

– serve al tempo stesso esprimere con chiarezza il concetto che queste proteste – accanto all’indubbio malessere dei molti – portano l’impronta riconoscibile del teppismo e di una politica che si svende per una manciata di voti’.

‘Per dare pieno impulso a questo dialogo, serve che nei prossimi giorni, fino alla fine della prossima settimana, organizziamo non meno di 4 assemblee per ogni provincia e che esse raccolgano il maggior numero di soci possibile.

Infine serve che tutti portino dentro di sé la consapevolezza nutrita dal cuore e dalla mente che questa minaccia che stiamo affrontando è rivolta alla Coldiretti è mirata a cancellare la nostra identità, la nostra forza, il nostro stesso esistere’.

‘Dovete saper trovare le parole per attingere a ciò che rappresentiamo e abbiamo rappresentato: dal 1944 in avanti Coldiretti ha voluto dire emancipazione, cittadinanza riconosciuta a chi procurava e procura il cibo, alle famiglie di agricoltori e ai singoli.

In un mondo che cambiava e continua a cambiare siamo gli unici che hanno conservato lo stesso simbolo, gli stessi colori, le stesse bandiere. E’ il momento di ribadirlo, è il momento di mettere in primo piano ‘L’Orgoglio Coldiretti’!”.