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Transizione ambientale, Caterina Avanza (Azione): “Trovare meccanismi che non incidano solo sul portafogli degli agricoltori”

In agricoltura il tema della transizione ambientale è all’ordine del giorno. Oggi c’è un’attesa febbrile per la direttiva emissioni, dopo il voto del parlamento Ue che ha di fatto votato lo status quo, escludendo quindi i bovini come previsto dagli emendamenti della commissione agricoltura e bocciando quelli della commissione ambiente, che includevano gli allevamenti dai 300 capi nella direttiva emissioni. Ma il passaggio fondamentale, cioè il trilogo, deve ancora arrivare ed è cosa nota che il consiglio abbia trovato un accordo che include i bovini per gli allevamenti da 350 capi in su, con il voto contrario dell’Italia, e che da prassi il trilogo assuma una posizione vicina a quella del consiglio. Dunque, i bovini potrebbero rientrare. Oltretutto, i riflettori sono accesi sui bovini ma anche gli allevatori di suini e polli sono coinvolti e, ad oggi, già inseriti nella direttiva, con tutto ciò che ne consegue per le rispettive filiere. Insomma, c’è ancora molto da fare prima del trilogo e, per come si annunciano oggi le cose, c’è ben poco da festeggiare.

Ne abbiamo parlato con Caterina Avanza (foto), responsabile Agricoltura di Azione e consigliera politica al parlamento europeo per la delegazione del presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron. “Abbiamo lavorato per ottenere un voto in favore dello status quo sulla parte agricola. Azione si è schierata a sostegno dello status quo agricolo, come proposto dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo, che esclude l’allevamento bovino e mantiene le stesse soglie per suini e ovicoli. Il fatto che la Commissione abbia associato l’allevamento bovino e l’allevamento familiare a delle emissioni industriali è stato vissuto molto male dal mondo agricolo, giustamente”, spiega Avanza, che aggiunge: “Timmermans, usando questi metodi, sta mettendo a rischio la necessaria decarbonizzazione dell’economia perché ormai qualsiasi cosa proponga suscita rigetto. Serve un cambio di passo totale”. Per la zootecnica il voto in parlamento è stato un’ottima notizia ma l’accordo del Consiglio con cui si arriva al trilogo (negoziato fra Parlamento, Commissione e Consiglio) include i bovini a 350 unità bestiame adulte (cioè 350 vacche adulte).

Emissioni, cosa uscirà dal trilogo?

“In genere la posizione finale della commissione è molto vicina a quella del consiglio. Il rischio dunque è importante anche perché oltretutto al trilogo andrà la commissione Ambiente e non quella Agricoltura, quindi la posizione di questo settore sarà rappresentata da un deputato che non la sostiene, in realtà. Dal trilogo non uscirà la posizione del parlamento ma una mediana, che dovrebbe comunque essere meglio di quella della commissione”, chiarisce Avanza. Il voto sulla direttiva emissioni dovrebbe avvenire nei prossimi cinque mesi. Ma cosa ne è invece del testo sul ripristino della natura, che tanto ha preoccupato le associazioni degli agricoltori? “Il testo di Timmermans non esiste più ed essendo stato bocciato da tre commissioni anche quello modificato non arriverà in plenaria. Ciò che è stato votato è totalmente inutile, se non per la questione degli insetti impollinatori, e sarà comunque messo in moratoria se i prezzi degli alimentari dovessero salire”.

Transizione ambientale: “L’abolizione dei pesticidi è impossibile”

Oggi, però, la Ue è quasi più preoccupata di contenere l’agricoltura, piuttosto che svilupparla. “Ci sono cose importanti alle quali si sta dedicando poca attenzione come, ad esempio, un sistema di assicurazione dei raccolti contro i cambiamenti climatici, strumenti assicurativi per proteggere chi produce dalla siccità. La strategia della Ue, in tema di climate change, è quella di fissare obiettivi molto ambiziosi per porsi all’avanguardia della transizione ambientale, come nel caso delle auto elettriche. Ma è una strategia molto rischiosa”. Cosa sarebbe importante fare, secondo Avanza? “E’ necessario accompagnare le aziende agricole trovando meccanismi che incidano davvero sulla transizione ambientale e non solo sul portafogli degli agricoltori. E’ necessario aprire industria 4.0 alla transizione ambientale, destinare il Pnrr all’industria perché faccia gli investimenti che sono necessari per arrivare, in pochi anni, ad una transizione realistica”. E l’abolizione dei pesticidi? “L’abolizione dei pesticidi entro il 2030 non ci sarà perché non è possibile. L’attuale strategia è incoerente; occorre invece permettere agli agricoltori di acquistare macchinari per realizzare una agricoltura più moderna. Gran parte di loro sono in grado di fare il salto ma bisogna metter attenzione al tema della competitività: adempimenti e investimenti richiesti sono molo pesanti. In Italia siamo in grado di fare di più. E, in generale, c’è chi continua a fare come prima e questo spinge la Ue a scelte scellerate. Ci sono battaglie molto precise da condurre e che ruotano intorno al tema numero uno: il denaro”.