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L’assurda storia di Terrepadane: Coldiretti vuole il consorzio. E il ministero del Made in Italy prepara il commissariamento

“In questi giorni si sta consumando un’enorme ingiustizia ai danni di migliaia di agricoltori e imprese agricole di Piacenza, Milano, Pavia, Lodi e di tutti gli altri territori dove opera il Consorzio Agrario Terrepadane, su cui pende un’illegittima ed assurda proposta di commissariamento”. Alcuni soci di Terrepadane, uno dei più importanti consorzi agrari d’Italia che opera tra Emilia-Romagna e Lombardia, qualche giorno fa hanno comprato una pagina di pubblicità sul Corriere della sera per chiedere al premier Giorgia Meloni, al ministro delle Imprese Adolfo Urso e a quello dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, di difendere la società ed evitare il commissariamento. Ma cosa sta accadendo in Terrepadane? La battaglia del consorzio agrario va avanti da più di due anni, cioè da quando il presidente Marco Crotti ha deciso di opporsi all’ingresso della società in Cai, i Consorzi agrari d’italia (in quota Coldiretti). Ed è la stessa Coldiretti ad aver annunciato che il comitato centrale delle cooperative, organismo interno del ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Sviluppo Economico) sta preparando il commissariamento del consorzio con l’obiettivo di verificare la regolarità delle operazioni di voto del 19 maggio 2021 e conteggiare circa 400 voti la cui esclusione ha aperto la strada alla contesa giudiziaria facendo perdere la lista sostenuta da Coldiretti, ovviamente favorevole all’entrata di Terrepadane in Consorzi Agrari d’Italia (Cai).

Terrepadane: le tappe della storia

Tutto comincia nel 2020 quando il Cai si presenta a Piacenza, sede del Consorzio, con la proposta di entrare nella società creata da BF (holding quotata in Borsa che controlla Bonifiche Ferraresi) e da Coldiretti, bocciata però dal Consiglio d’amministrazione di Terrepadane. Ad aprile 2020, il Cda che rappresenta i soci dei consorzi di Milano, Lodi, Pavia e Piacenza, dove gli agricoltori emiliani hanno un peso prevalente, vota contro il progetto di fusione in Cai. Sembrerebbe una partita chiusa, ma coì non è. A maggio 2021, con il rinnovo dei vertici di Terrepadane fino al 2024, va in scena lo scontro: dopo una campagna elettorale senza esclusione di colpi, la lista degli amministratori uscenti contraria alla fusione, guidata dal presidente Marco Crotti e appoggiata da Confagricoltura, stravince su quella di Coldiretti, favorevole all’ingresso in Cai. Infuriano le polemiche per l’esclusione del voto per procura di 700 nuovi soci Terrepadane, fatti iscrivere da Coldiretti nelle settimane precedenti, che portano all’ispezione dei funzionari del ministero dello Sviluppo economico, che dopo ‘istruttoria certificano la correttezza delle procedure elettorali. Ancora una volta sembra chiudersi la vicenda dell’ingresso di Terrepadane in Cai. Ma invece un centinaio di soci in contrasto con la scelta del presidente contesta la legittimità della sua elezione, dando il via ad una lunghissima battaglia legale e anche all’iter avviato che potrebbe portare al commissariamento. “Negli ultimi due anni Terrepadane è stata messa sotto attacco da parte di chi vorrebbe che la società e il suo rilevante patrimonio venissero assorbiti da un altro consorzio con sede a Roma, e per fare ciò ha contestato la nomina degli amministratori del Consorzio e ha chiesto il commissariamento della società — si legge ancora nella lettera dei soci —. Alcuni dirigenti e funzionari del ministero delle Imprese e del Made in Italy, con una procedura che dura ormai da oltre un anno, stanno portando avanti la proposta di commissariamento, sulla base di motivazioni già smentite da una sentenza e dopo che un’ispezione dello stesso Ministero non aveva ravvisato alcuna irregolarità”.

Il voto contro il commissariamento

All’assemblea del 4 luglio scorso i soci di Terrepadane, con una maggioranza di voti “mai raggiunta prima (53% del capitale sociale), si sono espressi in modo chiaro contro il commissariamento, rieleggendo gli amministratori e i sindaci del Consorzio nel pieno rispetto dei principi democratici delle società cooperative”, scrivono ancora i soci nella lettera aperta. Ma il voto a maggioranza non è bastato a interrompere l’iter che può portare al commissariamento della società. Se quella richiesta fosse accolta, scrivono i soci che difendono gli attuali vertici, “cancellerebbe i voti espressi liberamente e democraticamente in piena autonomia dai soci e causerebbe gravissimi danni ad una società perfettamente sana, che ha raggiunto negli ultimi anni risultati record e che dà lavoro a centinaia di persone. Il tutto in pieno contrasto con quanto già sancito dall’autorità giudiziaria”. Per questo motivo i soci del consorzio agricolo si rivolgono al presidente del Consiglio e ai due ministri chiedendo “di intervenire per tutelare la nostra società, le centinaia di dipendenti e collaboratori che vi lavorano e le migliaia di imprese agricole che si avvalgono del nostro Consorzio. In questo modo verrà tutelato un modello economico italiano efficiente, che risponde alle esigenze e specificità dei nostri territori, che verrebbero irrimediabilmente compromesse se Terrepadane venisse ingiustamente commissariata”.

Un po’ come se i soci Coop…

In questi giorni gira una storiella fra quanti si occupano della faccenda, che più o meno recita così: ipotizziamo che la Coop, i cui sono soci oltre 8 milioni, abbia la sua assemblea annuale. Bene, due mesi prima un milione di persone che non ha mai comprato alla Coop neanche un rotolo di carta igienica si associa e poi, tutti quanti, delegano al voto non il conoscente socio Coop, ma alcuni legali che fanno incetta di deleghe. Questi legali hanno tutti l’obiettivo di operare per far eleggere amministratori che portino la Coop ad essere assorbita da Esselunga. Ogni riferimento a persone o cose, ovviamente, è casuale. Tutto normale?