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Parmigiano Reggiano, 2022 da record: giro d’affari a 2,9 miliardi di euro (+6,9%). Per il 2023 la sfida è commercializzare il picco 2021

L’Assemblea generale dei consorziati del Parmigiano Reggiano, che si è tenuta mercoledì 24 maggio presso l’Auditorium Carlo Gabbi di Crédit Agricole Green Life a Parma, ha approvato a larga maggioranza (91,5% dei consensi) il bilancio consuntivo 2022, che si è chiuso con dati record per quanto riguarda vendite e prezzi. Il giro d’affari al consumo ha infatti toccato il massimo storico di 2,9 miliardi di euro contro i 2,7 miliardi del 2021 (+6,9%); al massimo anche il valore generato alla produzione con 1,8 miliardi di euro contro gli 1,71 miliardi del 2021.

L’Assemblea è stata l’occasione per fare il punto sulle azioni di comunicazione di sviluppo di mercato. A fronte di uno scenario macroeconomico influenzato dalla pandemia e dalle incognite legate alle incertezze causate dal conflitto in Ucraina, quali il caro energia, l’incremento del costo delle materie prime e un’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, la sfida principale del 2023 per il Consorzio è rappresentata dalla commercializzazione del picco di produzione più alto nella storia della Dop, quello del 2021.

Parmigiano Reggiano: cresce l’Italia (+4,1%), rallenta l’export (-2%), soprattutto verso gli Usa

I primi quattro mesi del 2023, se confrontati con lo stesso periodo del 2022, hanno registrato un aumento del +2% in volumi, di cui +4,1% in Italia. In lieve calo l’export, che segna un -2% (media tra il +3,8% dei paesi Ue e il -8,5% dei paesi extra Ue): una flessione che riflette un temporaneo rallentamento nei flussi di esportazione, in particolare verso gli Usa, ma con buone prospettive di recupero nella seconda metà dell’anno. Dal 2020 il Consorzio sta lavorando a un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda sia in Italia, sia soprattutto sui mercati esteri al fine di assicurare condizioni di equilibrio tra domanda ed offerta in un biennio in cui vengono immesse sul mercato le quantità frutto della rilevante crescita produttiva del 2020 e 2021.

L’intervento del consorzio: ritiro di 30mila forme per contrastare “l’accumulo congiunturale”

È in questo quadro che, di fronte ai confortanti segnali legati all’attuazione delle azioni di sviluppo commerciale 2023, è stata messa a punto una proposta per intervenire con il ritiro di 30mila forme, come già avevamo scritto qualche giorno fa, in modo da riassorbire l’accumulo “congiunturale” di Parmigiano Reggiano a stagionatura elevata registrato in questo momento di mercato, anche dal confronto con gli operatori. Tale accumulo, seppur di modesta entità, rischia di compromettere le condizioni di equilibrio di mercato fino alla fine dell’anno in corso, quando si dovrebbero toccare con mano i riflessi del calo produttivo iniziato nei mesi estivi del 2023 e attualmente ancora in atto.

Parmigiano Reggiano, il presidente Bertinelli: “Incertezza economica va governata insieme, senza frasi prendere dall’emotività”

“Il 2023 è un anno di grandi sfide per il Parmigiano Reggiano”, ha affermato Nicola Bertinelli (foto), presidente del Consorzio. “L’Assemblea ha approvato a larga maggioranza il bilancio consuntivo 2022, che si è chiuso con dati record per quanto riguarda vendite e prezzi. Il Consorzio sta già guardando al futuro, lavorando con gli operatori e le catene distributive per utilizzare le risorse 2023 ancora disponibili per sostenere i consumi nel corso di un anno in cui viene commercializzato il picco di produzione del 2021, il più alto nella storia della Dop, con un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda sia in Italia, sia soprattutto sui mercati esteri, ed evitare così la svalorizzazione del prodotto. Il Consorzio dev’essere al fianco di tutta la filiera per realizzare un grande progetto chiamato Parmigiano Reggiano: questa incertezza economica va governata insieme, senza farsi prendere dall’emotività, passando dalla logica del singolo caseificio a quella del “noi” del Consorzio, per creare nuovi sbocchi di mercato e garantire il futuro della Dop”.