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Direttiva emissioni industriali, primo passo per l’esclusione degli allevamenti bovini con il voto in Comagri

Dopo tante discussioni, un primo passo verso l’esclusione del settore bovino dalla normativa sulle emissioni industriali. La commissione Agricoltura del parlamento europeo, infatti, ha approvato, con 36 voti favorevoli, otto contrari e due astenuti, la posizione che modifica la proposta di revisione della Direttiva Emissioni Industriali, escludendo gli allevamenti bovini e eliminando gli ulteriori oneri per quelli di suini e avicoli. La proposta, che confluirà nel rapporto principale dell’Europarlamento affidato al bulgaro Radan Kanev (Ppe), dovrà essere votata in Commissione Ambiente a maggio 2023.

Lo scorso mese, la Commissione Europea aveva approvato l’ampliamento delle attività coperte dagli obblighi di rendicontazione delle emissioni industriali agli allevamenti di bovini dai 150 capi. In seguito, i ministri dell’Ambiente avevano alzato questo limite a 350 capi, ma l’obbligo era comunque passato. “Il voto di oggi ribadisce il nostro supporto a difesa del settore agricolo, escludendo gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, ed eliminando ogni ulteriore onere per gli allevatori di suini e pollame”, commenta Paolo De Castro, relatore per il gruppo S&D in commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

“Condividiamo pienamente l’obiettivo dell’esecutivo Ue di ridurre i gas serra e l’inquinamento – prosegue l’eurodeputato – ma gli obblighi di sottomettersi a un regime di autorizzazioni e a implementare pratiche produttive sempre più stringenti derivanti da questa proposta, rischiano di mettere a repentaglio la sostenibilità dei nostri allevamenti, soprattutto quelli di minori dimensioni. Sarebbe non solo tecnicamente errato paragonare le emissioni della zootecnia, in particolare bovina, alle emissioni industriali, ma anche scientificamente infondato”.

Gli allevamenti già oggi assoggettati alla Direttiva, cioè quelli suinicoli ed avicoli, “beneficeranno di un sistema semplificato, che obbliga tutti gli stati membri a rilasciare le autorizzazioni necessarie entro sei mesi dalla richiesta, garantendo adeguati livelli di concorrenza a livello europeo”, spiega De Castro. “Grazie al lavoro della Commissione Agricoltura abbiamo bilanciato una proposta che non prendeva sufficientemente in considerazione la dimensione sociale ed economica delle nostre stalle e dei nostri allevamenti”.

Si tratta però solo del primo passo verso l’esclusione. Ora infatti è previsto l’esame del testo approvato in Comagri da parte della Commissione Ambiente dell’Europarlamento, il cui voto dovrebbe tenersi il prossimo 24 o 25 maggio, per poi passare al voto in plenaria, a quello del consiglio e del trilogo.

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