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Ma il cibo sintetico fa davvero bene alla salute?

Il nostro Paese ne vieta la produzione per timore che possa danneggiare il settore agroalimentare. Nel mondo attira capitali e iniziative, scatena dibattiti e ha un grande stuolo di sostenitori, per ragioni politiche, ambientali e ideologiche. Ma i medici cosa ne pensano del cibo sintetico? Ecco il parere di Pier Luigi Rossi (foto), medico, docente all’Università degli Studi di Siena e specialista in Scienza dell’Alimentazione, noto anche come volto tv e autore di numerose pubblicazioni. Il quale si sofferma sul meccanismo di produzione e sul valore nutrizionale di questi alimenti, che potrebbero comportare diversi problemi alla salute umana.

Cibo sintetico, Rossi: “Rischiamo di avere un alimento di scarsa qualità e valore nutrizionale”

“Si chiama carne coltivata, oppure carne sintetica, la carne ottenuta partendo da una cellula staminale, cioè una cellula madre di altre cellule, prelevata da un animale”, spiega Rossi che, in parole semplici, ne spiega anche la produzione. “Si fa il prelievo di questa cellula staminale da un animale (bovino, ovino, pollo, pesce) e si introduce in un reattore, che può essere collocato in qualsiasi luogo. Per moltiplicarsi la cellula staminale deve produrre la sintesi delle sue proteine. Così il numero delle cellule aumenta fino a diventare una porzione di carne che può essere ingerita dalla bocca umana. Per garantire il processo biochimico di formazione da una cellula ad una porzione di carne occorre fornire alle cellule una adeguata dose di amminoacidi e altri nutrienti. Senza questa nutrizione artificiale non si ha la formazione della carne sintetica o coltivata”.

Ma come sono ottenuti questi amminoacidi necessari da fornire alle cellule derivate dalla prima cellula staminale? Da dove provengono? Spiega ancora Rossi: “Gli amminoacidi si dividono in essenziali e non essenziali. Le farine proteiche degli insetti possono diventare sorgenti di amminoacidi da utilizzare per lo sviluppo delle proteine cellulari nella lavorazione della carne sintetica all’interno del bioreattore. Così facendo si può pensare che, attraverso la catena alimentare, le farine proteiche degli insetti possono arrivare indirettamente negli alimenti destinati al consumo umano. E’ evidente che la qualità e sicurezza nutrizionale della carne sintetica dipende dagli amminoacidi utilizzati nella crescita”. E qui sta il nodo: “Il rischio nutrizionale della carne sintetica sta nella qualità molecolare delle sue proteine povere di amminoacidi essenziali. Si possono avere proteine difficili da digerire a livello intestinale. La qualità e la sicurezza nutrizionale di un alimento dipende dalla sua compatibilità con il corpo umano. Il rischio nutrizionale, quindi, è evidente: con la carne sintetica a basso costo noi rischiamo di avere un alimento di scarsa qualità e valore nutrizionale, composto in netta prevalenza da amminoacidi non essenziali. Proteine diverse da quelle naturali”. Ma non solo. Secondo Rossi, nella carne sintetica-coltivata vi sarebbe anche possibile carenza di altri nutrienti: minerali, vitamine, modulatori genici. “Il corpo umano è l’hardware. Il cibo è il software. Se cambiamo il cibo software il corpo umano avrà una reazione. Sono state eseguite adeguate indagini nutrizionali degli effetti della carne sintetica sul corpo umano?