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Beuc, l’associazione europea dei consumatori, chiede alla Ue di vietare la dicitura carbon neutral per cibi e bevande

Dichiarazioni come “carbon neutral” sono diffuse nel settore alimentare e possono confondere i consumatori. Sono queste le conclusioni del Beuc, l’associazione europea dei consumatori che chiede all’Ue di vietare l’uso di indicazioni carbon neutral per tutti i prodotti compresi cibi e bevande. La presa di posizione arriva nel momento in cui la Commissione sta lavorando a dovrebbe una proposta contro il “marketing verde” e per ancorare le dichiarazioni di sostenibilità in etichetta a pratiche sostanziali su ambiente e clima.

‘Carbon neutral’, ‘CO2 neutral’, ‘carbon positive’, ‘carbon neutral certificate’ e simili sono diciture sempre più presenti sugli scaffali dei supermercati. Ma secondo il Beuc le norme attuali consentono alle autorità o ai tribunali di intervenire solo quando il danno è fatto e i consumatori sono già stati indotti in errore. Per questa ragione, l’associazione chiede addirittura il divieto assoluto delle affermazioni circa le emissioni zero poiché sarebbero scientificamente imprecise, secondo Beuc, poiché la produzione di tutti i cibi e le bevande comporta l’emissione di carbonio.

Spiega Monique Goyens, direttore generale del Beuc: “Non esiste una banana o una bottiglia d’acqua di plastica ‘CO2 neutrale’. Le affermazioni carbon neutral sono greenwashing, pure e semplici. È una cortina fumogena che dà l’impressione che le aziende stiano intraprendendo azioni serie e immediate sul loro impatto sul clima. La verità è che stanno ritardando l’azione per molti anni “compensando” invece le loro emissioni di carbonio. Piantare alberi che richiederanno decenni per crescere è molto più facile ed economico, ma significativamente meno efficace, che ridurre le emissioni delle loro attuali attività dannose per il clima”. Ma il Beuc va anche oltre, contribuendo a diffondere false informazioni sui derivati animali e sulle pratiche di compensazione delle emissioni: “I messaggi di marketing verde come “carbon neutral”, “CO2 neutral” o “carbon positive” stanno facendo più male che bene. Per carne o prodotti lattiero caseari dannosi per il clima, tali affermazioni dal suono positivo sono destinate a incoraggiare uno status quo nelle abitudini di consumo. Ciò è assolutamente controproducente in un momento di emergenza climatica, quando i consumatori hanno fame di informazioni affidabili e significative che li aiutino ad adottare diete più rispettose dell’ambiente. L’Ue deve cogliere le opportunità legislative nelle prossime settimane per eliminare dal mercato le affermazioni a emissioni zero”.

Una posizione radicale e non scientifica che, oltretutto, non tiene conto delle specificità del settore agroalimentare e rischia di deprimere le iniziative che vanno nella direzione della compensazione delle emissioni, essenziali insieme a quelle di riduzione per mitigare l’impatto ambientale e, al tempo stesso, sfamare la popolazione mondiale. Se è vero che l’acquisto di crediti di carbonio lascia spazio al greenwashing, non altrettanto vale per pratiche di compensazione gestite direttamente dalle aziende e supportate da numeri e ricerche scientifiche.