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Ue, Zanetti (Assolatte): “Ci preoccupano gli effetti distorsivi delle norme dei singoli paesi che rendono i propri prodotti più competitivi degli altri concorrenti”

Il 1° gennaio 1993 è entrato in vigore il Trattato di Maastricht che ha dato vita al mercato unico della comunità europea. Trenta anni dopo, Assolatte fa il punto su quella data essenziale per tutti i Paesi dell’area Ue, che ha introdotto la libera circolazione di merci, persone, capitali e servizi fra i paesi membri. “L’abbattimento delle frontiere interne all’Unione è stato positivo per il settore lattiero caseario italiano”, commenta Paolo Zanetti (foto), presidente di Assolatte. “In particolare per il grande impulso che ha dato al commercio estero. Lo snellimento burocratico ha liberato il nostro potenziale, un made in Italy di qualità e varietà, e i nostri formaggi hanno conquistato i mercati europei e reso l’export la grande leva di sviluppo che è oggi”.

Per capire l’importanza di questo anniversario, precisa l’associazione, è utile conoscere i numeri: nel 1993 le imprese italiane esportavano, nell’Ue a 27, 69mila tonnellate di formaggi; oggi quelle tonnellate sono diventate 360mila mentre il fatturato è salito da 312 milioni di euro ad oltre 2,3 miliardi. L’effetto del mercato unico europeo ha dato impulso anche all’export extra-Ue: La libera circolazione ha rappresentato infatti anche un principio cui l’Italia e gli altri Paesi membri hanno aderito e che ha ispirato gli accordi commerciali negoziati in questi anni dalla commissione europea con partner esteri fondamentali come Canada, Giappone, Corea del Sud e Svizzera.

Negli ultimi 10 anni, nei quali sono entrati in vigore gli accordi di libero scambio più importanti per il lattiero caseario, il fatturato extra-Ue è cresciuto di ben il 70%, arrivando a superare gli 1,3 miliardi di euro. Ma questi numeri non devono far pensare che non occorrano altri interventi per il settore lattiero caseario. Sul fronte del mercato comune, infatti, c’è ancora molto da fare. Per Assolatte, spiega la nota dell’associazione, servono azioni concrete da parte delle istituzioni europee e nazionali, con soluzioni concertate a livello comunitario per rendere più effettiva la libertà proclamata, oltre alla necessità di fare attenzione ai rischi insiti nel concetto stesso di mercato comune.

“La libera circolazione – sottolinea Zanetti – ha valore solo se è in grado di apportare vantaggi netti a tutti. A preoccupare le nostre aziende sono gli effetti distorsivi delle norme dei singoli paesi che rendono i propri prodotti più competitivi degli altri concorrenti europei. Mercato comune, per noi significa regole comuni con cui confrontarsi”. Procedere in ordine sparso, rimarca Assolatte, e, ancor di più, l’imposizione a tutti di sistemi controversi e divisivi, produce pericolose distorsioni del mercato. Il caso più recente è quello del Nutriscore e dell’etichettatura fronte pacco. “Ci chiediamo, e chiediamo alle istituzioni Ue, quale reale beneficio può trarre un formaggio italiano dall’entrare liberamente nel mercato di un altro stato membro ed essere poi ‘bocciato’ dal sistema di etichettatura in vigore”, conclude Zanetti.