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Trattative con il retail: una proposta di legge per dare più peso all’industria infiamma il dibattito in Francia

Dare più peso agli industriali nelle trattative commerciali con il retail: è questo l’obiettivo del progetto di legge sulla formazione dei prezzi degli alimentari presentato all’Assemblea nazionale francese che ha provocato le ire del retail d’Oltralpe. Presentato dal deputato Frédéric Descrozaille, questo disegno di legge ha fra i suoi obiettivi quello di riequilibrare i rapporti commerciali tra fornitori e supermercati, che acquistano i loro prodotti a prezzi fissati durante le trattative annuali. Un testo che se approvato senza modifiche, secondo i distributori, rischia di far salire ulteriormente il prezzo degli alimentari sugli scaffali.

La vicenda sta agitando acque già rese difficili dal quadro mondiale dei prezzi. Tanto che il presidente del comitato strategico E. Leclerc, Michel-Edouard Leclerc, ha lanciato pesanti accuse contro la proposta: “È un disegno di legge inflazionistico che denuncio e che propongo ai deputati di modificare o rifiutare”. Dello stesso avviso anche il presidente di Intermarché, Didier Duhaupand, che parla di un testo che dà “tutto il potere agli industriali” nei negoziati commerciali annuali.

Le trattative con il retail e il prezzo del latte in Francia

In Francia le trattative per il rinnovo dei contratti di fornitura per i prodotti alimentari avvengono ogni anno, con industria e retail che si confrontano sui listini. Ed è da queste trattative che discendono anche i prezzi pagati per le materie prime, come il latte, conseguenza diretta degli accordi annuali fra industria e retail. Un meccanismo che nell’attuale congiuntura ha tenuto il latte francese al di sotto dei 50 centesimi alla stalla per tutto il 2022, a causa dell’indisponibilità del retail ad accettare gli aumenti. Proprio come accaduto in Italia dove però le trattative fra industria e distribuzione non sono regolate come in Francia e non hanno quindi conseguenza così diretta sul prezzo del latte, che nel nostro paese ha raggiunto e superato i 60 centesimi al litro.

L’obiettivo? Riequilibrare i rapporti

L’articolo che suscita più dibattito è quello che mira a ridefinire il rapporto tra il produttore e il distributore in assenza di un accordo raggiunto entro il 1° marzo, termine ultimo per queste trattative commerciali secondo quanto precisato dalla normativa francese. Finora, spiega il promotore della norma, si riteneva generalmente che le consegne dovessero continuare al prezzo dell’anno precedente per un periodo di diversi mesi, cosa che non spingeva i distributori a ricercare un accordo. D’ora in poi, in caso di fallimento delle trattative, ad essere applicata sarebbe la somma richiesta dall’industriale.

Un dispositivo che va “nella giusta direzione”, secondo l’Associazione nazionale delle industrie alimentari (Ania). Per Didier Duhaupand (Intermarché), invece, renderà “impossibile ogni trattativa”, poiché “o si concede il nuovo prezzo richiesto dal produttore, oppure si verifica un puro e semplice blocco della consegna”. Ma, rassicura Jean-Philippe André, “la filosofia è stabilire che è nel nostro interesse metterci d’accordo: io ho bisogno dei miei clienti, loro hanno bisogno dei nostri prodotti”.

Il testo propone inoltre di prolungare l’inquadramento delle promozioni e la soglia del sottocosto, che obbliga i distributori a vendere prodotti alimentari con un margine minimo del 10%; due misure pensate per garantire un reddito migliore agli agricoltori, in scadenza il 15 aprile 2023. Infine, prevede l’applicazione della legge francese alle centrali d’acquisto della Gdo francese con sede in Europa, come Eurelec per E. Leclerc (Belgio), o Eureca per Carrefour, a Madrid.

“Se il testo venisse approvato, nessun marchio commerciale potrebbe opporsi ad aumenti di prezzo dal 10 al 30%”, ha scritto Michel-Edouard Leclerc sui social network (foto), rivelando così anche gli aumenti di prezzo richiesti da alcuni produttori come Mondelez (+17%) o Unilever (+25%). Sulla faccenda è intervenuto anche il capo di gabinetto del ministro del Commercio, Olivia Grégoire, secondo cui il testo così com’è “ha un rischio inflazionistico”. Aggiungendo: “Stiamo lavorando con il deputato e gli altri gabinetti interessati per trovare un compromesso accettabile per tutti “.