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Listini, la posizione ufficiale di Adm: “Moratoria per gli aumenti fino ad aprile 2023”

Dopo le dichiarazioni di Maniele Tasca e la mail di Esselunga ai suoi fornitori, sugli aumenti dei listini arriva la presa di posizione ufficiale del mondo del retail. Oggi, su Il Sole 24 Ore, è il presidente di Adm Marco Pedroni a intervenire sulla delicata questione degli aumenti: “Siamo preoccupati a causa di un’inflazione che si avvicina pericolosamente al 13-14%, mentre le famiglie sono in difficoltà per la perdita di potere d’acquisto che pesa soprattutto sulla parte più debole della popolazione. Con i nuovi listini la maggioranza dei produttori applica gli aumenti intorno al 15% e così nell’arco di due anni, tra il 2022 e il 2023, si arriverà a un +40%”.

Parole nette che prendono le mosse anche da un dato economico: sul mercato, le quotazioni di molte materie prime si sono e si stanno raffreddando proprio in questi giorni. Senza dubbio c’è una componente stagionale ma i cali sembrano figli di un trend che inizia ad invertirsi. “Per questo pensiamo che gli aumenti prospettati non siano coerenti con il nuovo corso e molte industrie, molti fornitori, nell’incertezza giocano d’anticipo aumentando i listini”. Il tema è sempre quello della capacità del mercato di assorbire gli aumenti e il vistoso calo dei consumi dimostra che quella soglia è stata raggiunta. La richiesta della distribuzione moderna è semplice, ed è lo stesso Pedroni a farsene portavoce: “Chiediamo di fermare gli aumenti dei listini per almeno i primi quattro mesi del 2023, verificando i trend della congiuntura internazionale che potrebbe raffreddarsi. Si dovrebbe anche aprire un tavolo di confronto tra industria e distribuzione per condividere un piano di azioni comuni per frenare l’inflazione studiando soluzioni ad hoc”. Sicuramente, una strategia comune fra industria e retail potrebbe portare ad una maggior stabilizzazione dei prezzi, come avviene in altri paesi. Scongiurando così un calo delle vendite che, secondo Pedroni, nelle ultime settimane ha raggiunto l’8% e che si somma al primo significativo abbassamento del valore del carrello della spesa.