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E’ tempo di accordi: cosa succederà al prezzo del latte, nel 2023?

Sono ore di fibrillazione queste, per le imprese del settore lattiero caseario: sul tavolo ci sono gli accordi sul prezzo del latte da stringere con i fornitori, per il 2023, e anche i listini presentati al retail. Entrambi fronti caldissimi che appaiono sempre più intrecciati. Per quanto riguarda i listini, la faccenda è piuttosto chiara, come abbiamo raccontato in queste ore: l’inflazione nel carrello ha raggiunto (e nei fatti superato) il 14% e per il retail non c’è più spazio per nuovi aumenti di listino. La richiesta, arrivata oggi da Adm per bocca del presidente Pedroni, è di una moratoria fino ad aprile 2023. Tra le ragioni di questa richiesta c’è un generale raffreddamento del mercato della materie prime.

E qui veniamo direttamente al prezzo del latte che, proprio in questi ultimi giorni, sta mostrando inequivocabili segni di cedimento che vanno oltre la normale flessione stagionale. Per quel che vale, il mercato dello spot sta viaggiando regolarmente con il segno meno e la domanda di latte appare in flessione. Ma ben più significativi sono altri numeri, che hanno una relazione diretta con il mercato del latte alla stalla. Le quotazioni di burro e polveri sono in caduta libera da settimane; in questi giorni, si sono siglati contratti per il latte scremato, franco Italia, a 0,17 euro al chilogrammo. E ancora: i blocchi di mozzarella per industria sono scesi pericolosamente sotto i quattro euro al chilo per gennaio 2023. In generale, in Europa c’è parecchio latte in cerca di acquirenti, diversamente da quanto accadeva nelle scorse settimane. Qualche numero: lo spot estero nell’ultima seduta, a Verona, ha ceduto oltre il 10%, il burro zangolato, a Milano, è sceso di oltre il 6%. Oggi il payout di Smp e burro, che consente di comprendere gli andamenti del mercato dairy e il valore del latte sul mercato, offre un prezzo finale per il latte di 0,43 centesimi di euro al litro. Per contro si sa che, in questi giorni, c’è chi ha firmato contratti a 0,63 per i primi mesi del 2023. Ma si tratta di cifre che sembrano in realtà allontanarsi dal mercato generale. E in questo momento ogni variazione deve essere calibrata con una attenzione mai avuta prima. Il freddo è arrivato. E con esso i consumi di energia, con conseguente aumento delle bollette, che si aggiunge all’inflazione nel carrello. Ogni prezzo, ogni movimento, non può che essere ben calibrato perché i rischi sono davvero alti. In tanta turbolenza, la via di una relativa stabilità sembra proprio quella da cercare. Una via mediana per evitare di andare a sbattere. Perché se già oggi i consumi sono in calo dell’8%, cosa può accadere se il prezzo sale ancora?

L’assurda storia del prezzo del latte a 3 euro

Su alcuni quotidiani è rimbalzato un allarme “latte a tre euro”, nei giorni scorsi, nato dalla confusione fra il prezzo del latte alla stalla e quello alimentare e sostenuto dai prezzi allo scaffale rilevati da qualche giornalista nei punti vendita. Il latte al consumo, al supermercato, ha tanta più variabilità di prezzo quanto più è grande la superficie del negozio e di conseguenza l’assortimento. In un normale punto vendita, oggi, si va dai 98 centesimi al litro fino a 1,90 euro per quello di montagna o con particolari caratteristiche. Tanto per fare un confronto: per le alternative vegetali, che nella stragrande maggioranza dei casi non richiedono catena del freddo, si parte ben sopra l’euro per riso e soia fino ad arrivare oltre i tre euro per mandorla e cocco. Il latte ha altre specifiche caratteristiche, fra cui generalmente una ridotta marginalità. Come per tutti questi tipi di prodotti, gli effetti dell’inflazione si sono fatti sentire prima ed in maniera più evidente, poiché oltretutto i rincari riguardano ogni aspetto: dalla raccolta a produzione, confezionamento e trasporto. Ma tra latte alimentare e latte destinato alla produzione non c’è rapporto: entrambi sono bianchi ma tutto il resto è diverso. In Italia il 40% del latte raccolto è destinato ai circuiti Dop ed ha quindi una remunerazione legata alle quotazioni dei formaggi. Affermare che siccome il latte alla stalla potrebbe arrivare a 70 centesimi allora quello in vendita raggiungerà i tre euro non ha alcun senso.

One thought on “E’ tempo di accordi: cosa succederà al prezzo del latte, nel 2023?

  1. Dovete pensare anche che non può essere l’allevatore a pagare l’inflazione perché l’allevatore è già in forte crisi economica e fortemente indebitato, oggi per alimentare una vacca da latte spende 12,00 euro al giorno per produrre 30 litri di latte solo per foraggio è concentrato più tutte le altre spese da sostenere, che sono tantissime.
    Pertanto tra non molto sia l’industria che la GDO potranno rivolgersi solo all’estero per avere latte e derivati, perché le vacche da latte verranno buona macellate e le aziende chiuderanno.
    Grazie

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