Riforma delle Ig: le perplessità del settore al seminario di Origin Italia
La proposta di riforma delle Ig, presentata dalla commissione Ue, sta generando moltissime reazioni contrarie. In Italia, ma non solo. I paesi dove i prodotti Dop e Igp rappresentano un’importante fetta delle produzioni agroalimentari, in particolare, non nascondono le preoccupazioni per una riforma che sembra voler ridurre il peso delle indicazioni geografiche nelle strategie Ue. A conferma della sensazione di un vento contrario alle denominazioni espressa da molti, nell’ultimo periodo. Stefano Patuanelli, titolare del Mipaaf, intervenendo al seminario “La riforma del sistema delle Indicazioni geografiche”, organizzato da Origin Italia, ha parlato di una proposta di riforma che “spinge oltre la semplice analisi del quadro normativo del settore, avviando un dibattito molto più ampio sul ruolo e sul futuro delle Indicazioni Geografiche nel nostro sistema agricolo e alimentare”. Al dibattito è intervenuto anche l’onorevole Paolo De Castro, componente S&D della commissione Agricoltura del Parlamento Ue e relatore della riforma delle Ig, in collegamento via zoom che, in sintesi, ha parlato di una proposta che “deve essere migliorata, superando le criticità già evidenziate e rafforzandone l’ambizione”.
L’intervento del ministro Patuanelli: necessario il “gioco di squadra” di tutta la filiera
“Da oltre 30 anni, le Indicazioni geografiche sono sinonimo di tipicità, qualità e distintività dei sistemi agroindustriali europei e rappresentano la ricchezza e la diversità del nostro patrimonio enogastronomico e l’espressione delle nostre aree rurali. Credo di potere affermare che con il vostro seminario di oggi si apre ufficialmente il dibattito sul testo del Regolamento tra produttori, consorzi e istituzioni per arrivare a definire una posizione comune e condivisa da sottoporre alle istituzioni europee durante l’iter di approvazione del Regolamento.
Come ben sapete, ho già espresso più volte le mie perplessità, anche in ambito europeo, su alcuni aspetti di questo testo. Una posizione non isolata che trova una sostanziale condivisione da parte di altri 14 Paesi membri. Oggi, tuttavia, vorrei ribadire i tre punti fermi che ci devono guidare in questo processo di riforma: il mantenimento del legame con il territorio, il rafforzamento del sistema delle tutele e il potenziamento del ruolo dei Consorzi. Le indicazioni geografiche non sono semplici marchi commerciali ma sono espressione di popolazioni, territori, storia e tradizioni.
Oggi la connessione con il territorio assume una nuova connotazione in senso di sostenibilità ambientale e sociale e la definizione di questi requisiti rappresenta un nuovo elemento di competitività e di distinzione delle nostre produzioni certificate. Gli sforzi dei nostri produttori, tuttavia, devono essere difesi dalle operazioni di imitazione, evocazione e contraffazione tanto sul mercato fisico quanto su quello online.
Prosek, Aceto balsamico e Bolgheri sono solo i casi più recenti di una normativa che va potenziata e resa più rapida, efficace e uniforme non solo all’interno del mercato comune, ma (soprattutto) nel mercato globale. D’altra parte, i consorzi di tutela devono essere i protagonisti del nuovo sistema di qualità europeo e garantire le tipiche azioni di tutela e promozione ma acquisire anche nuove competenze in termini di controllo dell’offerta e di commercializzazione delle produzioni.
Le riforme sono processi complessi ed è necessario che tutte le componenti della filiera e le istituzioni facciano sistema per portare in Europa la nostra visone strategica del futuro delle Indicazioni geografiche. Ritengo che questo “gioco di squadra” sia decisivo per affrontare tutti i temi e le riforme che attualmente sono in discussione da parte delle istituzioni europee. Penso alla revisione della normativa in materia di etichettatura degli alimenti e del vino, (con la nostra opposizione al Nutriscore che trova sempre più alleati) o al dibattito cibo-salute che rischia di danneggiare alcune delle più importanti filiere agroalimentari nazionali. In quest’ambito, ho già avuto modo di dire che considero un successo l’approvazione dell’emendamento De Castro-Dorfmann al report BECA in merito alla distinzione tra uso e abuso di alcool per la prevenzione del cancro.
Le azioni di informazione e promozione sono strumenti potenti per consentire al consumatore di compiere le proprie scelte di acquisto in maniera consapevole. Poche settimane fa è stato firmato il decreto di 25 milioni di euro per la promozione sul mercato interno dei vini Dop e Igp e stiamo per predisporre una misura analoga per gli alimenti Ig con un budget di 15 milioni di euro. Leggerò con attenzione le conclusioni di questo seminario e ringrazio nuovamente Origin per questa importante occasione di discussione sul processo di riforma delle Indicazioni Geografiche”.
L’onorevole Paolo De Castro: “Dobbiamo approfittare di questa riforma delle Ig per valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari”
“Il sistema delle indicazioni geografiche è diventato negli anni una straordinaria forza economica con un indotto di oltre 75 miliardi di euro, di cui 17 realizzati in Italia, capace di coniugare sostenibilità ambientale e sociale. Il tutto, senza costare un euro al bilancio dell’Unione. Abbiamo già iniziato un esame approfondito della proposta e ci auguriamo di arrivare, entro giugno, e con il contributo di tutti gli attori coinvolti, a definire le linee guida che saranno alla base delle modifiche. Modifiche che dovranno puntare a una maggiore operatività dei Consorzi, a un rafforzamento della tutela dei prodotti Ig, anche per contrastare il problema delle evocazioni e delle imitazioni diffuse nel mondo, e della semplificazione. Il lavoro dei Consorzi potrebbe essere accompagnato e favorito facendo leva sulle competenze specifiche della direzione generale Agricoltura della Commissione Ue, alla quale dovrà essere demandata tutta la gestione politica, e dell’Euipo, l’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale dei marchi, nel campo della protezione delle proprietà intellettuali. Insieme ai consorzi di tutela e ai loro produttori, dobbiamo approfittare di questa riforma per valorizzare le nostre eccellenze agroalimentari, rafforzando un sistema che rappresenta senza dubbio una delle storie di maggior successo della politica europea. I tempi che abbiamo a disposizione sono piuttosto ristretti, tuttavia con un gioco di squadra tra Paesi membri, in particolare di quelli mediterranei, possiamo raggiungere l’obiettivo della conclusione della riforma entro il secondo semestre del 2023, sotto la presidenza spagnola dell’Ue”.