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Allarme Mar Nero. Vacondio (Federalimentare): “La filiera sia pronta”. E poi l’ultimo appello alla Gdo: così chiudiamo

Non nasconde i timori per le tensioni legate al conflitto in Ucraina il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio. E non ci sono solo i rincari diretti legati alle mancate importazioni, come quelle di grano tenero e il mais (ma non il grano duro, come ventilato da qualcuno), a preoccupare. Anche la logistica è nell’occhio del ciclone, sia per l’aumento dei costi sia per l’impossibilità di utilizzare la logistica marittima del Mar Nero. “I prodotti alimentari stanno per subire un ulteriore rincaro a causa dell’impossibilità di usufruire della logistica marittima in partenza dal Mar Nero. Questo blocco, infatti – spiega Vacondio – aumenterà la domanda di materie prime (grano tenero, mais, girasole principalmente, ma non solo) da altri paesi dell’est che possono utilizzare il trasporto via ferro e via gomma, con un conseguente ulteriore consistente aumento di prezzo”.

Una situazione assolutamente inedita di cui può davvero prevedere tempi e sviluppi. Ma che richiede un surplus di attenzione e programmazione per tutti gli operatori e a tutti i livelli della catena produttiva e distributiva. Oggi qualsiasi dettaglio conta ed essere preparati è fondamentale: “È importante che gli operatori del settore pensino sin d”ora a come poter rafforzare la logistica su ferro e gomma che dovrà farsi carico di un maggior numero di merci da trasportare, soprattutto materie prime che servono per i prodotti alimentari e sono quindi essenziali” – continua il presidente di Federalimentare. “Al tempo stesso, è fondamentale che questo ulteriore rincaro che sta per abbattersi sul nostro Paese sia percepito molto seriamente da tutta la filiera“.

Il messaggio di Vacondio ha un destinatario molto preciso: il retail. Certo, sono anche parole che fanno parte di una trattativa serrata, quello sui listini. Ma rendono anche l’idea della drammaticità del momento. “Non si tratta di aumenti opinabili ma di dati tanto drammatici quanto chiari e trasparenti e nessuno può fingere che non esistano, distribuzione in primis. In caso contrario, sarebbe l’ennesimo aumento nel giro di pochi mesi che graverebbe sulla sola industria alimentare che si sta sobbarcando tutti i costi già da tempo e che è al collasso.

L’inflazione dei prodotti alimentari è di gran lunga maggiore rispetto a quella generale indicata dall’Istat e se la distribuzione non ne terrà conto subito dovrà prendersi la responsabilità della chiusura di diverse aziende alimentari. Ma a quel punto a essere in gioco non sarebbero più solo loro: sarebbe a rischio l’intera filiera” conclude Vacondio.