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Green pass, l’allarme delle aziende

Manca ormai solo una settimana all’entrata in vigore della norma che estende l’obbligo del Green Pass a tutti i lavoratori, pubblici e privati. Il provvedimento, introdotto per spingere l’acceleratore sulla campagna vaccinale, a pochi giorni dall’applicazione comincia a preoccupare le aziende, in diversi settori. La stima, infatti, è che circa il 10-15% dei dipendenti non abbia effettuato il ciclo vaccinale. Quanti, fra questi, sceglieranno di stare a casa? E quanti riusciranno a fare i tamponi ogni due giorni?

Qualche giorno fa, Roberto Busato, direttore di Confindustria Trento, dialogando con La Presse ha spiegato che l’obbligo di certificazione verde al lavoro, sarà “un bel problema per le aziende. La messa in pratica del decreto sta generando confusione e preoccupazione. Non tanto per i controlli, quanto per la programmazione e l’organizzazione del lavoro, dei turni, delle trasferte. Sì perché l’impresa saprà solo al mattino su quanti dipendenti potrà contare”. E’ ovvio infatti che, non essendoci obbligo vaccinale, ogni azienda può avere nel suo organico dipendenti e collaboratori che hanno scelto di non vaccinarsi. E che quindi hanno due strade: farsi sospendere dal lavoro senza retribuzione oppure eseguire un tampone ogni 48 ore, a proprie spese. In ogni caso, è ovvio che i datori di lavoro andranno presumibilmente incontro a carenze di organico che non possono prevedere. E che, solo nel caso delle piccole e medie imprese, potranno tamponare con l’uso di interinali. Ma anche questa è una strada non sempre percorribile: sopratutto nelle aziende di medie dimensioni, i lavoratori sono spesso chiamati ad essere poliedrici, per adattarsi ai flussi di lavoro e alle necessità dell’impresa. Figure che mal si conciliano con sostituzioni ‘volanti’ e con personale senza nessuna esperienza specifica. “Sono il titolare di una piccola azienda. Secondo voi dove lo trovo uno che sostituisce il mio commerciale, il mio responsabile it o il mio direttore di produzione? Chi li forma in poco tempo? Chi mi ripaga i danni?“, scrive sui social uno dei tanti imprenditori preoccupati. Diversi i problemi ancora aperti, cui si aggiunge la sofferenza del canale farmacie, per il numero elevato di tamponi che già oggi si trova a dover eseguire, che in qualche caso ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme in vista del boom che scatterà dopo il 15 ottobre. Federfarma in questi giorni ha lanciato l’appello: “le farmacie da sole non ce la possono fare”. C’è poi lo spinoso tema dei controlli: anche se possono essere eseguiti a campione e non obbligatoriamente contestuali all’ingresso di tutti i dipendenti, le aziende private sono comunque chiamate a mettere a punto protocolli specifici, individuando persone dedicate a questa mansione. Proprio su tutti quesi temi, sono in corso audizioni, alla commissione Affari istituzionali del Senato, di associazioni di categoria, avvocati del lavoro e medici competenti, che chiedono di modificare le norme o chiarire alcuni punti ancora critici. Ma, al momento, non è prevista l’emanazione di linee guida per il settore privato. Le associazioni di categoria stanno consigliando ai propri associati di non pagare il tampone ai dipendenti. Ma in realtà sono sempre di più quelli che prevedono di optare per questa soluzione, accollandosi i costi per evitare di dover fronteggiare carenze di organico in un momento, come quello attuale, nel quale gli stabilimenti girano a pieno regime.

Green Pass: rischio caos per stagionali e trasporti

Il tema dei trasporti e degli stagionali è molto complesso. Spesso gli autisti e i lavoratori provengono da paesi, e sono tanti, dove non c’è l’obbligo del Green Pass. Ma non solo: sono anche tanti quelli che hanno effettuato cicli vaccinali con sieri non riconosciuti in Ue, come lo Sputnik. E cosa accade, in concreto, se arriva un autotrasportatore in azienda non dotato di Green Pass secondo le norme italiane? Difficile pensare di far tornare indietro le merci o i camion. Ma anche per gli stagionali la questione non cambia. Racconta il titolare di una azienda agricola: “Caso concreto: aziende agricole della Val di Non in Trentino. A metà settembre abbiamo incominciato la raccolta delle mele ed abbiamo fatto il tampone ai nostri operai stagionali, quasi tutti dei Paesi dell’Est. Il 25 ottobre finisce la raccolta delle mele e per 10 giorni dobbiamo continuare a tamponare ogni due giorni. La cosa grave, però, è che molti operai stranieri non vogliono fare tamponi ogni due giorni e sono decisi a partire come stagionali per la Germania, il Belgio o l’Inghilterra, dove basta un solo tampone per lavorare. Le mele quindi sono destinate a marcire sugli alberi perché per almeno dieci giorni non si trova nessuno, con gravi danni alle aziende agricola.e Aiutateci, siamo 3.800 operatori in Trentino e viviamo solo con il reddito delle mele. Così si crea una concorrenza sleale fra aziende agricole europee a causa di una norma nazionale”. Il problema, nei caso dei trasporti, investe tutti i settori: marittimo, stradale, ferroviario, pubblico. “Se non si risolvono alcune criticità legate al green pass al 15 ottobre il trasporto nel Paese rischia la paralisi”. A lanciare l’allarme sul nodo della certificazione verde per i marittimi, ma non solo, è il vicepresidente di Conftrasporto Gian Enzo Duci. Si rischia una tempesta perfetta sul trasporto marittimo e terrestre, in un momento nel quale già si deve fronteggiare il caro trasporti, considerando che il problema tocca anche gli autisti dei tir, spesso stranieri, che oltretutto scarseggiano: “A bordo delle navi di bandiera italiana ci troviamo con situazioni diverse da quelle di un posto di lavoro a terra. Abbiamo equipaggi multinazionali, molti provenienti da Paesi che hanno vaccinato le persone con vaccini riconosciuti dall’Oms ma non dall’Ema e quindi non in condizioni di generare il Green pass. L’armatore italiano o l’amministrazione italiana non possono somministrare un vaccino perché queste persone sono già vaccinate”. Anche nelle grandi città, è scattato l’allarme trasporti e servizi pubblici. Tantissimi i nodi e pochi giorni per risolverli, in un momento davvero delicato. La speranza di molti è che i dati postivi delle vaccinazioni e quelli sanitari in calo possano rendere presto il Green Pass obbligatorio solo un ricordo.