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Ristoranti chiusi ma si va all’estero a Pasqua: dilettanti (sempre più) allo sbaraglio

Ristoranti e ristoratori sempre più nel mirino del governo italiano. Inutile girarci intorno. E non solo per la penosa questione dei cosiddetti “ristori” che, come nella miglior tradizione italica, sono e restano poco più che mance rispetto alla tragedia economica. L’ultima perla del governo italiano, dove il ministro della Sanità Roberto Speranza continua (purtroppo) a imperversare, riguarda le festività di Pasqua. Andiamo con ordine.

Il Decreto “rosso” per le festività di Pasqua

L’Italia è in lockdown, “zona rossa” per capirci con tutto chiuso, nei tre giorni della prossima fine di settimana di Pasqua: sabato, domenica e lunedì. Vietato andare a ristorante (anche a pranzo), tutti chiusi con alcune deroghe, incluse quelle per visite a parenti e per andare nelle seconde case. Non solo: in teoria anche fare le vacanze in Italia è consentito ma solo nel proprio Comune e in zona arancione. Gli alberghi non sono mai stati chiusi “formalmente”: ma la maggior parte ha deciso di farlo poiché che il blocco della mobilità in sostanza azzera la presenza della clientela. Tuttavia, negli hotel rimasti aperti i clienti possono (e potranno) consumare i pasti presso il ristorante della struttura. Ma non è tutto. Il decreto vigente offre la possibilità di superare i confini regionali se si deve raggiungere un porto, una stazione, un aeroporto per uno spostamento consentito. E tra questi i viaggi all’estero. Sì avete letto bene. Se un cittadino italiano vuole partire per un paese straniero può farlo, sottoponendosi alle misure previste dal Paese in cui è diretto. Al rientro in Italia dovrà osservare le misure previste: un tampone molecolare o antigenico negativo fatto nelle 48 ore precedenti e sottoporsi alla quarantena se si torna dai Paesi che l’Italia giudica ad alto rischio. La lista e le relative restrizioni sono pubblicate il sito del ministero degli Esteri.

Sarà una seconda Pasqua in lockdown in Italia. Ma si può viaggiare per recarsi all'estero
Sarà una seconda Pasqua in lockdown in Italia. Ma si può viaggiare per recarsi all’estero

La giusta rabbia di Federalberghi

Questi sono al momento i fatti, o meglio i dati e le disposizioni. Si dirà: è sempre stato così. Ebbene, si può anche rispondere semplicemente: chissenefrega. Sì, avete letto bene. Perché all’alba dell’inizio di aprile 2021, più di un anno dopo l’inizio e la pessima gestione della pandemia, questa motivazione appare ancor più scellerata. Non a caso Federalberghi bollando il provvedimento come “un’assurdità”. E francamente è difficile non condividere questo giudizio. L’Italia – oltre che ancora accerchiata dal virus e stretta nell’inettitudine di chi deve gestire il problema, a cominciare dalla testa, leggi alla voce governo e istituzioni – è ormai in ginocchio sotto il profilo economico

Una farsa inaccettabile

Se dopo un anno – senza che alcuno studio vero e certificato abbia dimostrato la tesi legata ai pericoli di contagio nei ristoranti, chiamati a ottemperare a una serie di protocolli rigidissimi – il ministero della Salute e il Comitato Tecnico Scientifico continuano a intonare il solito ritornello, be’ allora abbiamo un problema. Un problema culturale, per dirla con un eufemismo, ben più grosso di quello che la maggior parte delle persone di buon senso ha identificato. Delle due l’una. Se l’Italia (a sentire le dichiarazioni delle cancellerie europee saremmo in “buona compagnia”) è ancora così sotto scacco dal virus (anche a causa anche della lentezza con cui si procede alle vaccinazioni, con protocolli confusi e burocrazia pedante), allora non ci possono essere dubbi. Tutti fermi.Tutti a casa. Senza se e senza ma. Semmai indennizzando. Tutti. Ma proprio tutti. Se invece si consente a chi può (non solo economicamente, ma anche socialmente, dal momento che al rientro dovrà starsene in quarantena) di scorrazzare per il mondo allora c’è qualcosa di grave. Di inaccettabile. La situazione è ingiusta, insostenibile, per non dire indegna. Da mesi sentiamo dire e ripetere che “siamo in guerra” contro la pandemia. E meno male, visto che ieri (domenica 28 marzo, ndr) l’ex premier Matteo Renzi si è goduto in loco sul Golfo Persico il GP di Formula 1 in Bahrein, con tanto di sfilata nel paddock. Un esempio eclatante e inaccettabile sotto il profilo della “forma” e verrebbe dire del rispetto. Ma qui sarebbe pretendere troppo, forse. Il fatto che poi lo stesso Renzi ci abbia fatto sapere he la cosa non è gravata sulle tasche dei contribuenti fa assumere al tutto i contorni della farsa, a voler essere educati. Intanto l’Italia del commercio e della ristorazione viene fatta a pezzi. E senza alcuna remora o decenza.