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Grana Padano: produzione in calo del 4% in due anni

Si ammorbidisce, ma solo in parte, il taglio produttivo di Grana Padano deciso nel corso del 2020 per riequilibrare, nelle intenzioni del Consorzio, offerta e domanda di mercato. Ogni caseificio che produce la Dop, infatti, avrà la possibilità di diluire su due anni il calo del 3% stabilito in piena emergenza pandemica, in virtù dei risultati più che positivi ottenuti nel corso dell’anno. Dopo il via libera in Cda, la novità è stata approvata definitivamente dal 94% dei votanti all’Assemblea del Consorzio di tutela del Grana Padano Dop. Ogni consorziato, pertanto, potrà ridurre la produzione solo dell’1,5% anziché del 3% nel 2020, posticipando al 2021 il taglio del restante 1,5%. Ma chi farà questa scelta dovrà ridurre, sempre nello stesso anno, la produzione di un altro 1%. Complessivamente, quindi, ogni caseificio dovrà abbattere la produzione del 4% in due anni. Una misura che, in realtà, convince sempre di meno i protagonisti del mercato. Da un lato c’è il tema della produzione del latte, di cui non viene tenuto conto nella messa a punto dei piani produttivi, e dall’altro quello dei grana concorrenti non Dop, che conquistano importanti fette di mercato. 

I piani produttivi, il mercato e la libera concorrenza

Confagricoltura Piacenza, da sempre molto attiva su questo fronte con il suo presidente, Filippo Gasparini, e con Alfredo Lucchini, presidente della sezione lattiero casearia dell’associazione, è intervenuta sulla questione con una nota, che evidenzia tutte le problematiche che sta attraversando il mondo della Dop: “Il Grana Padano è ben valutato dai mercati, ma i buoni riscontri vengono ottenuti con una politica di riduzione delle produzioni che ben poco ha a che vedere con il marketing e la conquista di nuovi spazi commerciali, dove i similari stanno via via guadagnando posizioni, a riprova che la domanda di prodotto esiste e che, per l’incapacità di soddisfarla, il prodotto premium perde ogni giorno occasioni”. Rispetto al problema della materia prima, la nota precisa: “Il latte eccedente, prodotto con i costi e i requisiti necessari per essere conferito a Grana, si ritrova a competere sul mercato con l’indifferenziato latte d’importazione. Il risultato non può che essere il decremento del prezzo del latte alla stalla. Il consiglio del Consorzio di tutela è sempre il medesimo: ridurre le produzioni”.  Ma, spiega Confagricoltura, il meccanismo fa a pugni con i piani di sviluppo rurale che prevedono premialità per gli imprenditori agricoli che effettuano progetti di sviluppo finalizzati proprio a conferire più latte per la trasformazione in Grana Padano. I piani produttivi finiscono così per essere elementi sempre più distorsivi del mercato e dei principi della libera impresa, che hanno nella programmazione uno dei loro caposaldi. 

4 thoughts on “Grana Padano: produzione in calo del 4% in due anni

  1. Pur rispettando legittimi pareri ed opinioni diverse, per quanto assolutamente minoritarie nel nostro sistema, è inevitabile però confutare alcuni passaggi della nota di Confagricoltura Piacenza.
    Infatti circa la presunta, ma irreale, politica di riduzione delle produzioni si sottopongono 3 inconfutabili dati: il primo dato è l’incremento produttivo addirittura del 50% negli ultimi vent’anni e del 29% dal 2007 cioè da quando è continuamente attivo il piano; il secondo dato è l’incremento produttivo degli ultimi due anni pari al +6,4% che significano 160mila tons di latte destinato in più a Grana Padano rispetto al 2018 e il terzo dato è il raffronto tra il differenziale del valore latte a Grana Padano e quello del latte omogeneo diversamente destinato.
    Ciò doverosamente precisato il Piano Produttivo Grana Padano, come evidenziato da importanti studi universitari si è rivelato negli anni «…lo strumento più innovativo e più efficace del “Pacchetto Latte”» e anche «…un esempio da esportare per tutto l’agroalimentare italiano», e ha prodotto i seguenti risultati:

    1- Grazie agli introiti aggiuntivi da destinare alla promopubblicità il Grana Padano è diventato il prodotto DOP più diffuso e consumato in Italia e nel mondo;

    2- I costi aggiuntivi da parte dei singoli caseifici si sono di fatto anche trasformati in crescita strutturale delle proprie capacità produttive;

    3- Nell’ultimo ventennio è cresciuta mediamente di circa 2,5% all’anno la quantità di latte destinato a Grana Padano garantendo crescita equilibrata, diffusa e coordinata delle produzioni di latte da parte degli allevatori;

    4- Ha garantito i migliori risultati economici al latte destinato a Grana Padano rispetto a quello omogeneo diversamente destinato;

    5- Con circa 2,7 milioni di tons latte destinato a Grana Padano nel 2020 rispetto agli 1,7 milioni di solo vent’anni fa il comparto Grana Padano si è rivelato il sistema lattiero caseario europeo nettamente più performante, tale da essere “studiato” non solo da enti di ricerca italiani ma anche europei.

    Questi sono gli evidenti motivi per i quali il Piano Produttivo Grana Padano ogni anno viene liberamente e democraticamente votato in Assemblea da ben oltre il 90% dei consorziati ricordando anche che la base consortile per quasi il 62% è composta da allevatori, tramite le loro cooperative di trasformazione e che nel CdA su 27 consiglieri d’amministrazione ben 17 sono allevatori, tra cui, in primis, il Presidente oltrechè altri consiglieri non cooperatori.

    Ciò precisato il Piano Produttivo Grana Padano risponde quindi coerentemente a tutti i requisiti e prescrizioni previste per i Piani Produttivi dei prodotti DOP avendo garantito sviluppo, salvaguardia dei piccoli produttori, adeguata prosperità di sistema nel rispetto della trasparenza, qualità e costi per il consumatore.

    È comunque fisiologico e democratico che ci sia qualche voce fuori dal coro ed è accettabile ci sia qualcuno che preferisce non vi siano strumenti di governo delle produzioni, tali tesi però non possono e non devono basarsi su presupposti fuorvianti e soprattutto irreali, bensì invece su trasparenti, per quanto a nostro avviso imprudenti, principi di deregulation produttiva sui quali cercare consensi crescenti perché al momento limitati solo a qualche isolata, seppur legittima, espressione.
    Il Presidente
    Renato Zaghini

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