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Coldiretti contro tutti: è scontro nel mondo agricolo per l’accordo sul prezzo del latte

L’accordo siglato fra Italatte (Lactalis) e Coldiretti mai come questa volta sta spaccando il mondo agricolo. Come spesso accade, da un lato della barricata c’è Coldiretti e dall’altro il resto del mondo (Cia e Confagricoltura in testa). 

Il miraggio dell’unita 

All’indomani dell’accordo sottoscritto da Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri hanno affidato le loro considerazioni a una nota congiunta, definendo inaccettabili i tetti produttivi introdotti dall’accordo. “La pandemia da Coronavirus ha colpito tutti i principali comparti produttivi del Paese, senza risparmiare la filiera lattiero-casearia sulla quale hanno pesato il drastico calo delle vendite in fase di lockdown e la chiusura del canale Horeca. Ma ciò non può significare accettare proposte di contratti di conferimento basati su prezzi penalizzanti e non in linea con gli andamenti di mercato, che rischiano di affossare e dare il colpo di grazia al settore”. Le tre organizzazioni agricole aggiungono un po’ di domande, dirette più ai colleghi di Coldiretti ovviamente che non a Italatte: “Quali sono i vantaggi di queste proposte? Che senso hanno trattative parziali che indeboliscono l’intero settore? Perché si parla insistentemente di unità dei produttori per poi imboccare strade che portano danni e divisioni?”, si chiedono. A parere delle organizzazioni, infatti, “è inaccettabile proporre contratti di fornitura che tengono conto della negativa congiuntura economica di febbraio, quando il Paese era in piena emergenza Coronavirus, ma non dell’andamento decisamente più favorevole del mercato dell’ultimo periodo, nel quale si è registrata una lieve ripresa delle quotazioni. Ovviamente la risposta di Coldiretti Lombardia non si fa attendere ed è un atto di accusa contro le altre sindacali, che si può riassumere così: non siete responsabili. “E’ arrivato il momento che le altre organizzazioni agricole decidano di entrare nel merito delle questioni facendo scelte coraggiose e responsabili. Continuare a rifiutare di assumersi le proprie responsabilità di fronte alle difficoltà non porta da nessuna parte”. Il finale sembra più un comunicato stampa di Italatte che una nota di Coldiretti: “I consumi sono ancora in contrazione e nemmeno il ritiro dei volumi di latte concordati sarebbe stato garantito. Il prezzo stabilito per il 2020 è comunque il più alto pagato dall’industria rispetto alla media italiana dell’anno e nel 2021 l’indice base fissato a 35,5 centesimi al litro, che equivarrà ad un prezzo pagato più alto, garantirà la tutela del lavoro degli agricoltori”.

Deleghe, disdette e restituzioni: la vera storia di questo accordo

Coldiretti blocca i camion davanti allo stabilimento Lactalis di Ospedaletto Lodigiano (Lo), nel 2015

Sembrano davvero lontani i tempi in cui Coldiretti faceva i picchetti davanti agli stabilimenti Lactalis arrivando a fermare la produzione. O accusava l’azienda francese di ogni stortura del mercato. Cosa è cambiato da allora? Qual è la storia di questo accordo? La verità è molto lontana dal racconto di Coldiretti, infarcito di ‘senso di responsabilità e scelte coraggiose’. E per comprenderla occorre tornare a maggio 2020, quando i vertici di Italatte chiedono alle parti agricole di sedersi al tavolo per rivedere gli accordi in vigore, in virtù della drammatica situazione legata al lockdown. Ecco come Coldiretti racconta i fatti. “A maggio abbiamo fatto una scelta: non abbiamo firmato un accordo al ribasso perché, ancora in pieno lockdown, sarebbe stato prematuro ed azzardato. Eppure siamo rimasti soli. Successivamente, sempre da soli ci siamo trovati a chiedere all’industria di riaprire un confronto con tutte le parti interessate: oltre a noi la Cia, che mai si era seduta al tavolo prima, Copagri che non ha mai partecipato e Confagricoltura che, forte del fatto di non gestire in delega nemmeno un litro di latte, non ha avuto remore ad abbandonare il negoziato in autunno”. I fatti, però, raccontano una storia diversa. Coldiretti, a maggio, decide di far saltare il tavolo e non accetta la revisione al ribasso, che gli altri invece firmano. E Italatte, che si ritrova da mesi ad assorbire più latte del previsto, coglie la palla al balzo inviando una disdetta per il 2021 a tutti i suoi conferenti legati a Coldiretti. A questo punto l’organizzazione agricola si ritrova in mano un mucchio di deleghe firmate dai suoi iscritti senza alcun valore, perché riferite a contratti che sono stati disdettati. Davanti c’è un periodo difficile con prospettive ignote e il rischio sempre più concreto, man mano che il tempo passa, è che nel 2021 gli allevatori tesserati Coldiretti che conferivano a Lactalis si ritrovino tutto il latte in casa. Così, prima che il quadro diventi ancora più drammatico e con la paura di rimetterci la faccia (e non solo), Coldiretti bussa alla porta di Lactalis. E a questo punto è costretta a cedere su tutto, lasciando che vengano introdotti tetti produttivi e parametri sul benessere animale, che diventeranno il modo per sfoltire un po’ i conferenti con stalle e strutture più obsolete. E tanto era brutta la posizione del sindacato agricolo che, ai tesserati Coldiretti, toccherà anche restituire quanto preso in più da maggio sino ad oggi, nel 2021, con la conseguenza di un prezzo ancora più basso dei 35,5 centesimi di euro fissati dall’intesa. “L’accordo raggiunto rappresenta una mediazione necessaria in un frangente in cui pesano le condizioni di mercato sfavorevoli”, conclude Coldiretti. Senza dubbio, una bravura gli va riconosciuta: quella di saperla raccontare. Ma una domanda resta sempre aperta: perché a trattare il prezzo non è mai chi vende il latte?