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Soffre il made in Italy: vendite a -5%, a volume, nel 2022

Sarà la crisi, sarà l’offerta a scaffale ma il Made in Italy sembra perdere un po’ di smalto. A dirlo è la tredicesima edizione dell’Osservatorio Immagino, che raccoglie i dati dell’anno terminante a dicembre 2022, è stata realizzata su una base di quasi 133 mila prodotti del largo consumo, nata dal confronto tra i prodotti della banca dati Immagino a dicembre 2022 e i prodotti in vendita nella grande distribuzione rilevati da NielsenIQ. A dicembre 2022 questi prodotti alla base dell’Osservatorio Immagino hanno sviluppato oltre 43 miliardi di euro di sell-out, pari all’82,1% di quanto venduto da ipermercati e supermercati nel mercato totale del largo consumo in Italia. Con l’obiettivo di continuare a estendere progressivamente l’osservazione a un insieme di prodotti sempre più ampio.L’analisi ha preso in considerazione le caratteristiche rilevate in etichetta e sul packaging di 92.280 prodotti del mondo food dell’Osservatorio Immagino e sono stati selezionati quei prodotti che riportano i claim “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la bandiera italiana o il nome della regione di riferimento. Il perimetro di analisi comprende il canale ipermercati e supermercati. I dati sono riferiti all’anno terminante a dicembre 2022 rispetto all’anno terminante a dicembre 2021.

Made in Italy in calo. 100% italiano è il claim che nel 2022 cresce di più

Il 2022 ha messo in discussione il trend espansivo del paniere dei prodotti caratterizzati in etichetta come italiani, grazie a una serie di claim, icone e indicazioni geografiche europee. Un paniere di prodotti molto affollato, fatto di 25.409 referenze con oltre 10 miliardi di euro di sell-out tra supermercati e ipermercati. Pur confermando la sua leadership tra tutti i fenomeni rilevati dall’Osservatorio Immagino, con una quota del 27,5% sulla numerica del perimetro del food & beverage e del 28,5% sul relativo giro d’affari, la situazione appare più critica che in passato. Rispetto al 2021, il valore delle vendite è sì aumentato del +6,1% ma i volumi sono diminuiti del -5,0%, con tutte le otto indicazioni monitorate che arretrano in quantità. Inoltre i vini Doc o Docg e i prodotti Igt perdono anche a vendite a valore. Resta, invece, positivo il trend delle due componenti di mercato: l’offerta a scaffale è aumentata del +2,0% e la domanda è cresciuta del +4,1% rispetto al 2021. La bandiera italiana resta l’indicatore di italianità più utilizzato (14.706 prodotti) e quello con il maggior giro d’affari (oltre 6 miliardi di euro). Ed è anche quello che registra una delle minori perdite in volume (-4,0%), collocandosi sotto il dato medio del fenomeno italianità. A sostenerlo la dinamica positiva della componente push e di quella pull (rispettivamente +1,3% e +5,2%).

La riduzione più consistente a volume ha riguardato gelati multipack, mozzarelle, surgelati vegetali/frutta e latte fresco. La maggior crescita 2022 per cifra d’affari spetta al claim “100% italiano”, che ha ottenuto un +9,2% a valore, oltrepassando quota 4,4 milioni di euro di sell-out. A volume, invece, il trend è negativo del -5,0%, mostrando il ruolo degli aumenti dei prezzi nell’espansione del fatturato. Domanda e offerta mostrano un trend analogo (+4,3% la prima, +4,9% la seconda). Tra i quasi 8 mila prodotti con questo claim in etichetta a subire di più il calo dei volumi sono stati latte fresco, gelati multipack, mozzarelle e surgelati vegetali/frutta. A causa dell’aumento dei prezzi, gli italiani hanno decisamente rinunciato all’acquisto di referenze accompagnate dal claim “prodotto in Italia”. Le vendite a valore sono rimaste stabili (+0,4% rispetto al 2021), mentre quelle in volume sono calate del -7,1% e anche l’offerta a scaffale è diminuita del -2,1%, mentre la domanda è cresciuta del +2,5%. Il giro d’affari di questi 6.316 prodotti è ammontato a 1,4 miliardi di euro. Stabili per vendite a valore rispetto al 2021 (+0,2%), i 4.367 prodotti dotati in etichetta di una delle indicazioni geografiche europee Dop (Denominazione di origine protetta), Doc (Denominazione di origine controllata) e Docg (Denominazione di origine controllata e garantita). Questi prodotti tipici sono calati del -6,7% nei volumi venduti, anche per effetto di una riduzione del -1,6% della domanda. A soffrire di più sono stati vini Doc e Docg, spumante charmat secco, spumante metodo classico e mozzarelle. Complessivamente il loro fatturato è stato superiore a 1,4 miliardi di euro. L’unico indice annuo positivo è quello relativo al sell-out dei 1.239 prodotti Dop, che hanno aumentato il giro d’affari del +6,2% nonostante un calo dei -2,5% dei volumi. Positive le performance della parola filiera. Il 2,3% dei prodotti alimentari monitorati dall’Osservatorio Immagino riporta in etichetta il claim “filiera”. Nel 2022 queste 2.124 referenze hanno aumentato del +12,1% il giro d’affari, vicino a 1,4 miliardi di euro, e hanno perso solo il -0,7% delle vendite in volume. Ottime le performance di alcune categorie, come latte Uht, pasta di semola, terza lavorazione bovino, zuc- chero e pollo, mentre cala a volume il latte fresco.