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La confezione resta uguale, il contenuto no: si torna a parlare di shrinkflation

Quasi tutti ormai la chiamano shrinkflation, termine anglosassone che deriva dal verbo “shrink” (restringere) e da “inflation” (inflazione), anche se una parola italiana c’è, seppur bruttina, ed è sgrammatura. La sostanza comunque è la stessa: stesso prezzo del prodotto ma contenuto inferiore. della confezione. Una faccenda ben diversa ovviamente dal cambio di formato, evidenziato sulle confezioni e con battuta di casa inferiore (che in genere si fa proprio per questo). Burro e formaggi, con il tempo, hanno radicalmente cambiato i loro formati per venire incontro alle esigenze dei consumatori, alle mutate abitudini, alla necessità di ridurre gli sprechi. 

Da qualche tempo, il fenomeno della sgrammatura occulta sembra dilagare. E si aggiunge alla già pesante inflazione reale. La shrinkflation, infatti, è una forma di inflazione nascosta. Le aziende sanno bene che il consumatore, soprattutto in tempo di crisi, nota immediatamente gli aumenti di prezzo e quindi optano per ridurre il contenuto delle confezioni, nella speranza che non se ne accorga, e aumentare così la marginalità, magari dopo aver anche strappato un agognato aumento di listino. Nulla di vietato, ma senza dubbio si tratta di una azione subdola e poco corretta verso il consumatore. Lo era quando ad essere ridotta era anche la confezione. Tanto più oggi che la nuova tendenza è quella di lasciare la confezione immutata, nelle dimensioni, riducendo però il contenuto al suo interno. Un sistema che rende ancora più difficile accorgersi di ciò che è accaduto: la confezione è uguale, il prezzo magari anche. E tra la la fretta, le scritte in piccolo e l’abitudine – spesso sono articoli di prima necessità – ci si può cascare facilmente.

A dispetto di quanto pensino i produttori, però, alcuni clienti se ne accorgono e hanno poi un mezzo assai potente per farlo sapere, cioè i social. Oggi, l’attenzione è altissima. Basta farsi un giro sulle pagine social legate alle diverse insegne di supermercati e discount per imbattersi in decine di post che denunciano la riduzione del contenuto delle confezioni. Vera o presunta che sia perché, ovviamente, fra tante segnalazioni ve ne sono anche di sbagliate, ad esempio nel caso del calo peso. Un motivo in più per fare attenzione, evitando che i margini non si trasformino in clienti perduti.

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