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Allarme mangimi in Italia. E i consorzi di tutela corrono ai ripari

E’ allarme per la situazione dei mangimi in Italia, sia sul fonte prezzi che dal punto di vista della disponibilità. La grave siccità che, per l’ottava volta negli ultimi venti anni, sta colpendo l’Italia, unita alle tensioni sui mercati internazionali e alla mancanza d’acqua nei grandi paesi produttori di mais e soia del Sudamerica, rende esplosiva la situazione già oggi. E, con l’estate in arrivo, il quadro potrebbe peggiorare ancora. Molto dipenderà dal clima in Suda America ma è probabile che i prezzi resteranno piuttosto elevati, contribuendo a mantenere molto tesa anche la situazione del prezzo del latte. Ma per chi è obbligato ad utilizzare mangimi di produzione territoriale, come nel caso di molte Dop che prevedono una quota fissa proveniente dall’areale della denominazione, la faccenda è ancora più complessa poiché risulta impossibile rispettare i disciplinari. E allora ecco che i consorzi corrono ai ripari, con modifiche temporanee alle norme produttive delle Dop dettate dal momento di difficoltà.

Allarme mangimi: i provvedimenti dei Consorzi Piave, Slava Cremasco e Robiola di Roccaverano

“La Regione Veneto ha emanato un parere con il quale è stato accertato che, a seguito dello stato di emergenza regionale ed in particolare della Provincia di Belluno, la produzione di alimenti per il bestiame nella zona geografica compresa in area montana, ha subìto una forte riduzione, con ripercussioni negative anche sulla costituzione delle scorte alimentari per i mesi successivi, e che, pertanto riconosce la necessità di approvare la modifica temporanea richiesta”. Così il Consorzio del formaggio Piave motiva l’abbassamento al 45% (anziché al 70%) dei foraggi e al 32% (anziché al 50%) della sostanza secca della razione prodotti nella zona stabilita dall’articolo 3 del disciplinare, tutta situata in zona montana, per l’intero 2023. Aggiungendo che “le modifiche in questione non influiscono sulle caratteristiche essenziali del formaggio “Piave” Dop”.

Anche il Consorzio di Tutela “Salva Cremasco” ha presentato richiesta di modifica temporanea del disciplinare di produzione nell’art. 5 relativamente all’alimentazione ed in particolare alla percentuale di alimentazione delle bovine proveniente dalla zona geografica delimitata. Spiegando che la Regione Lombardia ha accertato la necessità di approvare tale modifica temporanea in quanto la produzione di alimenti per il bestiame nella zona geografica, ha subìto una forte riduzione, con ripercussioni negative anche sulla costituzione delle scorte alimentari per i mesi successivi.

Dunque, per tutto l’anno 2023, l’articolo 5 del disciplinare di produzione del Salva Cremasco Dop, secondo cui “l’alimentazione delle vacche da latte si basa sull’utilizzazione di alimenti ottenuti per non meno del 50% dalle coltivazioni aziendali o nell’ambito del territorio di produzione del latte per il Salva Cremasco DOP. Almeno il 60% della sostanza secca dei foraggi della razione giornaliera deve provenire da alimenti prodotti nel territorio di produzione del latte. L’alimentazione base delle bovine da latte e’ costituita da due grandi categorie: foraggi e mangimi”, viene sostituito dal seguente: “l’alimentazione delle vacche da latte si basa sull’utilizzazione di alimenti ottenuti per non meno del 35% dalle coltivazioni aziendali o nell’ambito del territorio di produzione del latte per il Salva Cremasco Dop. Almeno il 42% della sostanza secca dei foraggi della razione giornaliera deve provenire da alimenti prodotti nel territorio di produzione del latte. L’alimentazione base delle bovine da latte e’ costituita da due grandi categorie: foraggi e mangimi”.

Stesso provvedimento anche per la Robiola di Roccaverano che, nel testo pubblicato in Gazzetta ufficiale, spiega: “Tenuto conto che la giunta regionale del Piemonte (con deliberazione del 7 ottobre 2022, n. 28-5765) ha delimitato le zone danneggiate riconoscendo lo stato eccezionale di siccità, ed i conseguenti danni ingenti al comparto agricolo, alle Province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli e la Città metropolitana di Torino, e visto che i comuni della zona di produzione della Robiola di Roccaverano Dop risultano essere compresi in queste aree, si è riconosciuta la necessità di approvare una modifica temporanea del disciplinare di produzione. Infatti tale situazione, unita all’impossibilità di ricorrere al pascolamento in bosco a causa delle restrizioni imposte con le misure di contenimento della PSA, ha comportato una forte riduzione nella produzione di alimenti per il bestiame nella zona geografica della Robiola di Roccaverano. A fronte di queste considerazioni l’articolo 4 del disciplinare di produzione: “L’alimentazione di tutti gli animali deve provenire dalla zona di produzione per una quota percentuale superiore al 80%. E’ vietato l’uso di insilati di mais e di foraggio” diventa “L’alimentazione di tutti gli animali deve provenire dalla zona di produzione per una quota percentuale superiore al 33%. E’ vietato l’uso di insilati di mais e di foraggio“.