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Osservatorio Ismea NielsenIQ: l’inflazione taglia la spesa alimentare delle famiglie

Secondo l’Osservatorio Ismea NielsenIQ sui consumi alimentari, nei primi nove mesi dell’anno la crescita dello scontrino si è limitata a +4%, nonostante l’inflazione, grazie alle strategie di risparmio messe in atto dalle famiglie italiane. Tante le contromisure adottate per limitare l’impatto della spinta inflattiva che, per gli alimentari, è al 12,8% su base annua: dai tagli delle quantità acquistate, che oscillano da -1% del latte fino a -31% del pesce fresco, allo spostamento delle preferenze verso i prodotti dal valore unitario più basso, dal parziale abbandono del canale digitale al maggiore orientamento verso i discount e i prodotti a marchio del distributore.

Inflazione, gli italiani al supermercato: sì alla pasta, no a pronti e ‘senza’

Gli alimenti verso i quali i consumatori tendono ad orientarsi sono quelli di largo consumo come pasta e uova, tra le poche referenze a non aver subito riduzioni delle quantità acquistate nonostante i rincari. Per la pasta i volumi rimangono stabili, a fronte di un esborso maggiore del 22%, mentre i consumi di uova aumentano del 3,3% in quantità e del 10,1% in valore. Al contrario subiscono una battuta d’arresto i cibi etnici, le varie tipologie di “free from” (senza glutine, senza lattosio, senza sale, ecc.) e i pronti.

Osservando la spesa presso la Grande distribuzione, si rilevano diminuzioni solo per il pesce (con punte del -6,9% per quello fresco) e per gli alcolici. Più nello specifico, flettono gli acquisti in valore di vino (-4,6%), spumanti e champagne (-1,9%) e birra (-0,8%), anche di riflesso al ritorno delle occasioni di consumo fuori casa.

Tra le tipologie di famiglie sono quelle giovani con figli molto piccoli a incontrare le maggiori difficoltà economiche e, di conseguenza, a dover introdurre strategie di risparmio per contenere gli aumenti di spesa e, addirittura, a contrarla (-13,7% rispetto al pre-Covid).