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Plasma iperimmune: continua il sostegno del Consorzio del Grana Padano

Il plasma iperimmune è stato tra le prime terapie efficaci a disposizione degli ospedali per fronteggiare le forme più gravi dell’infezione provocata dal Covid-19 ed ha permesso di salvare decine di vite, con oltre 400 pazienti curati. E l’ospedale Carlo Poma di Mantova, insieme a quello di Pavia, ha sviluppato per primo in Italia questa terapia, integrata con i farmaci, grazie all’impegno di Massimo Franchini, direttore del Simt, cioè il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale. Il Consorzio tutela Grana Padano si è subito impegnato a sostegno della sua attività e della promozione delle donazioni da parte di soggetti guariti dal virus e con i requisiti necessari, con la campagna ‘Donare la vita ha un sapore meraviglioso‘ negli ospedali di Mantova e Verona, offrendo a chi donava plasma iperimmune una confezione del formaggio Dop e, in collaborazione con Abeo, ha contribuito a sostenere l’attività di reclutamento dei donatori.

“Crediamo con entusiasmo nel progetto della Banca del Plasma Iperimmune perché abbiamo visto i risultati della terapia studiata dal dottor Franchini e condividiamo la necessità di svilupparla e di farne un prezioso patrimonio al servizio della collettività”, spiega Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Tutela Grana Padano. “La rinascita dopo la pandemia alla quale lavoriamo e le prospettive per un futuro sostenibile non devono disperdere il lavoro difficile e importante che medici, infermieri, operatori sanitari e studiosi hanno svolto in questi mesi, salvando tante vite, ma invece valorizzarlo e svilupparlo”.
L’impegno prosegue oggi, ed è per questo che il Consorzio, in collaborazione con l’Associazione Boom, ha donato al Simt di Mantova 12 contenitori per la corretta conservazione ed il trasporto di emocomponenti, secondo la normativa vigente, attrezzature altamente qualificate e dotate di strumenti tecnologici all’avanguardia.

“Si tratta di una donazione di importanza strategica per il Simt – spiega di dottor Massimo Franchini – Abbiamo richieste di plasma iperimmune da tutta Italia e questo sistema consente la conservazione in sicurezza anche a lunghe distanze, mantenendo inalterate le caratteristiche biologiche dell’emocomponente. Questi contenitori sono di elevata qualità e potranno essere utilizzati anche in futuro in caso di necessità”.

La lotta alla pandemia combattuta con il plasma iperimmune ha anche dato un grosso impulso alla ricerca. Gli specialisti dell’ospedale “Poma” di Mantova hanno pubblicato più di 50 studi sul Covid ed avviato collaborazioni con l’Università di Pavia, Brescia, Firenze e anche internazionali con la Mayo Clinic. “Per la nostra associazione – spiega Marcella Deantoni, presidente dell’Associazione Boom Brescia – è un onore e un onere ben preciso portare avanti il progetto e lo studio che abbiamo condiviso con i medici del ‘Poma’. Siamo convinti della validità e dell’efficacia di questo metodo e la nostra intenzione è quella di continuare a sostenerlo in tutti i modi possibili, sia facendolo conoscere il più possibile che cercando di sostenerlo. Questo accordo si spinge in questa precisa direzione e siamo certi che presto potremo presentare nuove idee e ulteriori proposte per questo progetto nel quale crediamo fermamente”. Un patrimonio culturale che non deve andare disperso, ma essere ulteriormente valorizzato da un Centro Ricerche in grado di supportare studi indipendenti promossi dai professionisti dell’ospedale mantovano.

In foto, da sinistra: Massimo Franchini, Marcella Deantoni, Stefano Berni