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Latte, la truffa della cisterna col doppiofondo nelle Marche

Un camion cisterna con un doppio fondo nascosto grazie al quale aggiungere acqua, dopo i controlli di rito, con la semplice pressione di un bottone, ovviamente per guadagnare di più. E’ questa, in sintesi, la vicenda scoperta nelle Marche e raccontata in esclusiva da una inchiesta de Il Fatto Quotidiano. Una truffa che ha portato all’apertura di un’indagine, condotta dai Nas di Ancona e dalla Procura di Ascoli Piceno.

La truffa: un doppio fondo per aggiungere l’acqua dopo i controlli

Secondo quanto raccontato da Il Fatto Quotidiano, le indagini prendono il via nel marzo 2021 dopo una segnalazione di Daniele Seniga, carabiniere in congedo che lavora come perito proprio al monitoraggio del latte. Seniga, durante un controllo alla cooperativa Sibilla di Amandola (Fm), conferente del gruppo Trevalli Cooperlat, scopre “circa 500 chili di acqua su un carico di circa 11mila chili di latte”, come racconta al quotidiano. All’arrivo del camion cisterna, infatti, il perito effettua due analisi: la prima prelevando latte direttamente all’interno dell’autocisterna e la seconda su un campione di prodotto dopo lo scarico nel tank refrigerato. In questo caso, i risultati non lasciano dubbi, portando alla luce la truffa: il latte prelevato dalla cisterna è perfettamente conforme ai valori richiesti da Trevalli, quello analizzato nel contenitore invece non lo è. Seniga spiega al quotidiano diretto da Peter Gomez: “In pratica solo dopo lo scarico il latte non era più idoneo. Aveva una crioscopia, cioè il valore che quantifica il totale di acqua aggiunta all’interno del latte, totalmente difforme. Superava qualsiasi limite tollerabile dalla legge”. Durante un nuovo sopralluogo, effettuato pochi giorni dopo, Seniga chiama i carabinieri che sequestrano il camion e, a quel punto, il camionista confessa la truffa: nella cisterna c’è un doppio fondo che si aziona con un telecomando e permette di aggiungere acqua al latte. Secondo i risultati delle analisi svolte a marzo 2021, la presenza di acqua nel latte consegnato alla cooperativa Sibilla di Amandola era superiore al 5%. “In pratica – spiega Seniga al Fatto Quotidiano – Cooperlat pagava molto più latte di quanto in realtà ne riceveva, essendo ‘allungato’ con acqua”. Dopo la scoperta, Trevalli Cooperlat ha denunciato l’autotrasportatore, definendo il caso “isolato”.