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Pratiche sleali: approvato il decreto di recepimento delle norme Ue

Dopo la notifica dell’avvio di una procedura di infrazione per il mancato recepimento delle norme Ue sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare, è stato approvato in Consiglio dei ministri il decreto legislativo che recepisce nell’ordinamento italiano la direttiva Ue del Parlamento europeo e del Consiglio.

Con il decreto approvato vengono recepite nell’ordinamento italiano le norme finalizzate a disciplinare le relazioni commerciali e contrastare le pratiche commerciali sleali negli scambi tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, in quanto contrarie ai principi di buona fede e correttezza, comprese quelle imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte.

Obiettivo del provvedimento è razionalizzare e rafforzare il quadro giuridico vigente, nella direzione della maggiore tutela dei fornitori e degli operatori della filiera agricola e alimentare, e sostenere la trasparenza nei rapporti commerciali a cui venditori e acquirenti dovranno attenersi prima, durante e dopo la relazione.

In particolare, la direttiva introduce il livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un altro di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della formalizzazione dell’accordo di fornitura. A vigilare sull’applicazione delle disposizioni, sui divieti stabiliti dalla direttiva e sulle relative sanzioni, è stato chiamato l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), designato quale autorità nazionale di contrasto. L’Icqrf collaborerà con le altre autorità di contrasto degli stati membri e con la commissione europea, anche al fine della reciproca assistenza nelle indagini transfrontaliere. 

Le pratiche commerciali sleali 

Tra le 16 pratiche commerciali sleali stigmatizzate dalla norma Ue del 2019, vi sono i ritardi di pagamento e l’annullamento di ordini con preavviso breve per prodotti alimentari deperibili, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti, l’obbligo imposto al fornitore di pagare i prodotti sprecati e il rifiuto di contratti scritti. Secondo la direttiva, gli agricoltori e i fornitori di piccole e medie dimensioni, così come le organizzazioni che li rappresentano, avranno la possibilità di denunciare tali pratiche adottate dai loro acquirenti.